Una giornata felice. Tutto trama a favore nella bella tenuta dei Di Meo: il casale del Settecento è accarezzato da musica e profumi, il sole accompagna una convivialità di rilassata spensieratezza ed i vini, gli splendidi Taurasi, si stagliano imponenti in un viaggio nel tempo dalla 2004 fino via alla ‘93. Dalle annate più recenti, bottiglie riserva, si giunge a quelle storiche che non furono pensate per arrivare fin qui eppure ci sono e come. Una verticale di Taurasi davvero interessante. Scegliamo la ’93 da condividere in degustazione poiché sa di racconto ed emozione.
Roberto Di Meo, presidente Assoenologi Campania ed enologo aziendale, qui garbatamente ospite di gran verve, spiega che la bellezza di stappare quest’annata sta anche nel suo percorso un po’ difficile poiché, fra traslochi e spostamenti è stata un bel po’ maltrattata. Ancora meglio saperla così! Bella l’annata che meritò le 5 stelle ed ancora, consegnò al Taurasi, la prima fascetta DOCG.
Il colore è un po’ scarico e meno fitto poiché questo era l’approccio del tempo. Il legno di castagno è un’altra nota che ancora lo allontana dagli attuali bicchieri. Quando tuffi il naso nel calice, colpisce una voce gagliarda ed estremamente stabile, profonda e puntuale. Di fronte a certe bocce non è questione di sentori, ma scrutiamo affascinati solidità ed eloquenza ardenti. E’ un vino seducente ed evocativo. Il palato si muove preciso, verticale e molto sapido esprimendo un tannino certamente smussato ma che, ben fuso con le durezze, regala un sorso chiaramente tonico e dimentichiamo i suoi vent’anni e più. Integro ed elegante: Grandezza del Taurasi! Ci piace l’idea di poterlo riprovare al termine della giornata proprio come Roberto Di Meo suggerisce.
Dopo ore allegre di chiacchiere e condivisione, ritrovarlo è un piacere: è rimasto lì. Non ha fatto una piega. Ed allora non resta che salutarlo rispettosamente ed andar via. Ci aspetterà ancora per bel un po’.
Sara Marte
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