di Tonia Credendino
Trasparente e tannico, con accattivante acidità e sapidità identitaria, rosato o rosso, non fa differenza, il Cirò è così che vi piaccia o no, renderlo più appetibile per un certo mercato, ammorbidendolo e intensificandone il colore non è l’unica risposta possibile.
A sostenerlo Francesco Maria De Franco, dell’azienda A’ Vita e Saverio Cerminara, dell’azienda Cerminara Fratelli di Cirò, rappresentanti del movimento Cirò Revolution, intervenuti all’evento Cirò Storia di una rivoluzione con 10 cantine in degustazione all’Enoteca la Botte di Caserta.
Inizialmente furono chiamati i Cirò Boys, evocando i mitici Barolo Boys che rivoluzionarono la storia del vino più famoso d’Italia, poi divenne Cirò Revolution, grazie a loro quelli che fino a poco tempo fa erano considerati “difetti” sono tornati ad essere tratti caratteristici che rendono unici questi vitigni dalla storia secolare.
Tra i produttori di Cirò è nata come una volontà di riscatto dal passato, di ridare vita e la giusta vetrina ad uno dei patrimoni enologici più straordinari della nostra penisola che conserva ancora oggi un’infinità di varietà locali e una moltitudine di paesaggi eterogenei che non hanno da invidiare nulla ad altre regioni.
La rinascita della denominazione Cirò parte da vignaioli patriottici e testardi con in mente una sola cosa, fare del Cirò autentico. L’idea è stata quella di ritornare alla tradizione, a quello che era il Cirò dei nonni, in condizioni migliori, ovviamente, rispetto al passato, ma attenzione, “Cirò Revolution è l’appellativo che ci danno gli altri, noi contadini non siamo così auto celebrativi”, spiega De Franco, “il nostro credo è dare voce all’uva, alla vigna e al fattore umano”.
Il 2008 è l’anno della svolta, da cui parte quella che poi sarà definita “Cirò Revolution” e di cui Francesco Maria De Franco è pioniere, è nel 2010 che il movimento si materializza a causa di una modifica nel disciplinare di produzione del Cirò Classico Doc che per ovviare al problema del colore rosso rubino scarico, concede l’utilizzo del 10% di vitigni internazionali ma le aziende della Revolution impongono la loro volontà di tornare ad una produzione da monovitigno autoctono e a un legame forte con la vigna che esprima una identità territoriale precisa e riconoscibile.
La nostra rivoluzione consiste nel non inseguire un modello precostituito ma nell’assecondare la natura, spiega Francesco; NO ad uve migliorative, SI al rispetto dell’identità territoriale e culturale. Vini di un colore che nessuno più si sentirà di definire scarico con accezione negativa, definiti eleganti e addirittura scambiati alla cieca per ben altre zone d’Italia e un tannino che esce allo scoperto senza maschere, maturo e ben integrato.
“Il Gaglioppo non è solo un vitigno ma un elemento culturale per noi cirotani” precisa Francesco De Franco e oggi il rosato di Cirò è tutto fuorché l’idea di un vino rosato della Provenza. I vini rosato si presentano con una spiccata personalità, di grande freschezza e mineralità, le note di frutta rossa e agrumi sono l’introduzione di una trama delicata e romantica che racconta in ogni sorso la storia del territorio calabrese.
Cirò Rosato DOC 2022- Cote Di Franze
Cote di Franze è il nome dell’omonima località dove sorge la cantina, un territorio suggestivo caratterizzato da un terreno particolare, costituito prevalentemente da argilla che regala ai vini una struttura e un’aromaticità unica, con sentori di fiore di pesco e rosa, interessante la mineralità, vino caldo dal tannino morbido e ben integrato che dona eleganza al sorso.
Cirò Rosato Mani Contadine 2022- Tenuta del Conte
Dal colore rosato luminoso, presenta note intense di frutta a bacca rossa matura, sapido, minerale e dal finale armonico. Azienda della famiglia Parrilla, da quattro generazioni viticoltori a Cirò.
Cirò Rosato DOC 2022- Cataldo Calabretta
Dalla mano dell’enologo e viticoltore Cataldo Calabretta un altro grande vino elegante ed equilibrato. In vigna si seguono i dettami dell’agricoltura biologica e dopo la vendemmia manuale, in cantina, si procede con fermentazione alcolica spontanea ed una brevissima macerazione sulle bucce di solo 3 ore, si presenta con un colore rosa cerasuolo molto intenso, un vino che risulta nel suo genere molto interessante.
Si prosegue con i Cirò rossi, tutti straordinariamente intensi, fragranti e persistenti
Juru 2021 – Gianni Lonetti
Gaglioppo 70% e Magliocco 30% Il gaglioppo dona sentori di frutti rossi, marasche e gli conferisce la parte tannica, sorso decisamente d’impatto e abbastanza equilibrato. Lonetti dopo oltre 15 anni lontano da casa, ha fatto ritorno e ha deciso di coltivare la grande passione del padre, un vero vignaiolo.
Cirò Rosso Classico Auperiore DOC 2021 – Vigneti Vumbaca
Gaglioppo 100% allevato ad alberello. In bocca mostra buona struttura e notevole personalità, rubino, limpido, quasi luminoso. Frutta rossa, sottobosco, fiori secchi, frutta disidratata e sciroppata, armonia spettacolare di agrumi calabresi, macchia mediterranea e cenni vegetali. Straordinaria espressione di gaglioppo in purezza, finale su note balsamiche.
Cirò RCS 2021- Cerminara
Pierpaolo e Sergio, i fratelli Cerminara, sono cresciuti tra le vigne ma fino al 2015 facevano altro nella vita; il primo ingegnere meccanico, il secondo, presente in sala, farmacista.
Un vino il loro Cirò che si esprime con tanta macchia mediterranea al naso e in bocca potente e pieno.
Caraconessa 2019 Melissa Rosso DOC- Fezzigna
Prende il nome della località che ospita l’Azienda “Caraconessa”, nome greco che significa cappello a punta come l’elmo degli antichi guerrieri greci. È prodotto con uve autoctone, dei vigneti della zona “la DOC Melissa”: il Gaglioppo 75% e Greco Nero 25%. È un vino dal colore rosso rubino, un panorama olfattivo unico, riconoscibile tra tutti i rossi anche mischiando i calici, provare per credere, dal sapore deciso e più corposo, con ottimi tannini, con la giusta astringenza, in cui potrete davvero vedere i luoghi, il panorama di fronte a voi sorseggiandolo.
Cirò Aris Riserva 2020 – Sergio Arcuri
Capace di unire calore e mare ad una finezza insospettabile. E’ un vino rosso profondo, ricco e molto tipico, nato da vecchie viti di Gaglioppo allevate con sistema ad alberello. La fermentazione spontanea e la maturazione in cemento ne fanno un rosso autentico ed espressivo, dal bouquet terroso, speziato e salmastro e dal gusto profondo.
Piana delle Grazie Cirò Rosso Classico Superiore Riseva 2018 DOC- Fratelli Dell’Aquila
I vini Dell’Aquila sono prodotti nella Tenuta Russomanno che è ubicata nel comune di Cirò Superiore ed ha un’estensione di cinque ettari, molti dei quali coltivati con agricoltura biologica.
Un vino rosso classico che deriva dal gaglioppo in Madonna delle Grazie ad un’altitudine di circa 100 slm. La sua struttura complessiva al palato si presenta molto robusta, corposa e saporita.
Cirò Rosso Classico Superiore DOC 2014 – ‘A Vita
A’Vita (la vite), le svigne si estendono tra Cirò e Cirò Marina, lambendo il mare sino a quasi 250 metri di altezza su sottosuoli argillosi molto eterogenei. La Riserva 2014 è una vera scoperta. Vino profondo, di finezza estrema, ancora giovane, già pronto, apre su un rubino che inizia ad aranciarsi, al naso sensazioni di piccoli frutti rossi, carruba, muschio e sottobosco, in bocca si apre un tannino setoso. Un grande rosso.
In conclusione, ho amato questi vini, profumano di macchia mediterranea e brezze di mare, profondi e versatili. Ammiro la volontà di riscatto, la Calabria è una terra tanto quanto faticosa ma che lascia un segno indelebile nel cuore e ora non ci resta che sognare di passeggiare tra le rigogliose colline di Cirò e abbracciare il vitigno più antico del mondo, il Gaglioppo, che deve la sua sopravvivenza alla tenacia della popolazione Calabra.
Dai un'occhiata anche a:
- Falerno del Massico tra storia e futuro. L’evento del Consorzio Vitica alla Reggia di Caserta
- Fiano del Cilento, dieci etichette indimenticabili
- “Tenuta Collazzi“ verticale in cinque annate
- Verticale di tre annate di Arenaria Campania Fiano IGP Cantina Cianciulli, in abbinamento con i piatti del Vijo Restaurant
- Brunello di Montalcino 2020 vs 2019: è quasi pareggio tra le due annate e la 2020 sorprende
- Verticale Storica di Bue Apis: la storia dell’Aglianico del Taburno in sei annate
- Coda di Volpe, le dieci etichette da non perdere secondo il Mangia&Bevi 2024
- Etna e Barolo a confronto: eleganza e potenza da Nord a Sud