Dove mangiare a Nola
Nola nuova meta gourmet? I presupposti iniziano ad esserci tutti visto che in meno di un anno, e nonostante il lockdown, si sono aperte tre strutture di prestigio, due delle quali con chef stellati. Una piccola rivoluzione, insomma, che accende i fari su una città ricca di tradizione ma sinora fuori dalle rotte degli appassionati.
Eppure uno sguardo alla cartina geografica ci può aiutare a capire in primo luogo la posizione vantaggiosa: siamo a 40 chilometri d Napoli e altrettanto da Salerno, poco più di 30 da Caserta e da Avellino. Quattro capoluoghi su cinque a meno di 30 minuti d’auto, tutta autostrada mentre per il quinto, Benevento, meno di un’ora. Insomma una posizione strategica favorevole sin dall’antichità come ben sanno gli studiosi e che vedeva Nola (ossia Nuova Città) essere una delle punte del triangolo vesuviano con Napoli e Stabia.
Grande tradizione storica, visto che vanta i natali di Ruperto di Nola, a cui è stato istituito un premio da Slow Food e che ha visto la nostra Antonella Laudisi impegnata nel 2008 ha riprodurre per i tipi de “Il laboratorio/le edizioni di Nola”, la versione originale del “Libro de guisados, manjares y potajes, intitulado libro de cozina” pubblicata nel 1529. Il primo ricettario in lingua non latina della storia europea.
Infine grande posizione geografica ed economica, con una agricoltura di qualità, industrie, centri commerciali che ne fanno una delle zone più ricche e produttive del Sud.
Insomma, le condizioni per una grande gastronomia ci sono tutte ed il primo a dimostrarlo è stato il Roji, un locale fusion di ispirazione nipponica partito con gli chef Alex Pochynok e Franzese. Un locale ben fatto affacciato sull’anonima ma comodissima variante dell’Appia che ha avuto successo e dimostrato la propensione di una buona clientela a spendere in cambio di qualità.
E, partendo proprio da Franzese, oggi lo troviamo sempre sulla stessa strada a Ro World di Peppe Rossini Tufano dopo aver difeso e mantenuto la stella a Casa del Nonno 13. Si tratta di un progetto polivalente e ambizioso in cui tutto, dall’aperitivo al dopo cena è all’insegna della massima cura dove alla cucina di Francesco Franzese, nolano, ex Robuchon giuysto per citare una esperienza, si aggiunge la grande pasticceria di Antonino Maresca.
Ma la fine del lockdown ha consentito ad altri due progetti ambiziosi di esprimersi. Il primo è Re Santi e Leoni in un palazzo del ‘700 al centro della città il cui protagonista è Luigi Salomone, il più giovane cuoco stellato della Campania avendo ottenuto questo riconoscimento a 27 anni a Piazzetta Milù di Castellammare. Un ristorante gourmet dove però la cucina non fa fughe in avanti, legata al territorio per i prodotti e alla tradizione napoletana nei piatti, ovviamente rivisitati.
Ma non finisce qui: è partita alla grande l’esperienza di Locanda Bruniana (il riferimento è a Giordano Bruno nato proprio a Nola), bel progetto messo a punto dai fratelli imprenditori Dino e Gianluca Marciano che hanno chiamato Francesco De Simone dal Tiberio Palace di Capri, cuoco di grande esperienza e molto concreto, abituato, come gli altri del resto, a tenere il cliente al centro della propria attenzione. Due bellissime sale con un bancone per i cocktail e uno spazio riservato ai crudi e alle bollicine, fuori un dehor ben arredato e gradevole. Alla pasticceria una giovanissima, Dalila Perrone, di grandi speranze.
Ovunque in questi locali grandi cantine, per tutti i gusti e tutte le tasche, con champagne e vini campani in grande spolvero come è giusto che sia, e personale di sala altamente professionalizzato e di lunga esperienza in Italia e all’estero.
E non dimentichiamo il Leonessa Pasta Bar a Interporto, un vero polo gastronomico dove si può mangiare seduto al ristorante, usare il self service, fare colazione, acquistare prodotti.
Insomma la bella Nola si candida quasi ad essere un polo gourmet: grande coraggio investire e aprire in questo periodo, ma dobbiamo dire che chi lo supera è destinato a diventare un classico.
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