Piazza Materdomini, 24
Tel. 081.933562
Fax 081.932589
www.osteriaterrasanta.it
Chiuso: martedì; lunedì e sabato a mezzogiorno, domenica sera.
Ferie dall’8 al 31 agosto e dal 24 dicembre al 5 gennaio
Il “cast” è radicalmente cambiato ma le atmosfere sono rimaste intatte. Inalterata la cura attenta ai particolari, da sempre caratteristica del locale che si affaccia sulla suggestiva piazza finalmente restaurata del Santuario dedicato alla Madonna nera, protagonista di alcune belle pagine di “Ninfa plebea”, il carnale romanzo di Domenico Rea. Ex voto, ceramiche, fiori e bottiglie di vino si rincorrono, con ordine, negli spazi dove per secoli i pii iscritti ad una Congrega pregavano per i loro confratelli defunti. Sacro e profano così si incontrano, armonizzando tra loro per dare significato alla irripetibile giostra della vita. In cui i piaceri della tavola occupano un posto non secondario. Ed allora, lasciatevi conquistare da sapori che sia pure alleggeriti, in un certo qual modo ingentiliti, conservanola rustica ritrosia, propria dell’Agro Nocerino-Sarnese. Terra contraddittoria, perennemente tra luci ed ombre ma che all’improvviso -come una vecchia signora – riesce a conquistarti, facendoti intravedere un lampo dell’antica bellezza. Piatti, quelli proposti da Terra Santa, in cui, secondo le stagioni, i prodotti della fertile campagna, opportunamente “sposati” con altri di territori vicini, vedono esaltati odori e colori, tramutandosi in frittelline di patate e baccalà su passatina di cicerchie e guanciale di maialino nero casertano; in fioridi zucchine ripieni di stracciatella di bufala campana con tartara di pomodori, basilico e porcini; in una piccola sfoglia croccante ripiena di scarole, capperi e olive nere con zuppetta di fagioli bruni o in un carpaccio di tonno (alimento che le mamme nocerine, quando erano invena di grandeur, davano in un pezzo di pane inzuppato di olio ai figli per merenda) marinato ed affumicato in casa al finocchietto selvatico con insalatine estive all’olio di nocciole e pepe nero pestato. Sono alcuni degli antipasti, preludio di una sinfonia che vede, tra i primi, gnocchi di pane e ricotta con noci e cicorietta selvatica appena piccanti. Già, proprio quelli che i nostri avi operia-contadini preparavano quando la fine del mese era lontana e la dispensa ed il borsellino piangevano. Ricetta d’astuzia che, emigrando, portarono consè nella valigia di cartone chiusa con lo spago, imponendola tanto chegli gnocchi di pane raffermo sono nei menu dei migliori ristoranti diBuenos Aires. Da provare, così come gli spaghettoni di primo grano con pomodorino del piennolo, finocchietto e ricotta infornata o le tagliatelline alle olive nere con ragù di baccalà e pesto di menta e pecorino. Baccalà anche tra i secondi sotto forma di trancio arrostitocon insalatina di verza piccante, olive e patate. Per chi non riesce a fare a meno della carne, ecco un filettino di coniglio alle erbe aromatiche con melograno, pinoli e mosto cotto di Aglianico. Imponente il carrello dei dessert con formaggi, miele, confeture e dolci diqualità, tra cui – da ricordare – un tortino ghiacciato di cioccolato amaro e caffé in salsa di latte di mandorle. Ricca la carta dei vini,con occhio di riguardo alle etichette nazionali, buona selezione di grappe e distillati. Il conto, vini esclusi, non supera i 40 euro.
Questa scheda è di Alfonso Sarno
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