Nino Di Costanzo al Romeo di Napoli ospite di Salvatore Bianco. Gran bella serata, gran pienone e tanta voglia di fare con la stagione alle porte. Ormai il Comandante è entrato nelle corde della città. In questo Napoli è agli antipodi rispetto a Milano e Roma subito pronte ad accogliere le novità. Qui deve passare molto tempo, ma alla fine è per sempre.
Resta il mistero perchè gli alberghi sul lungomare più spettacolare del mondo con vista su capri e il Vesuvio ancora non investono nella ristorazione limitandosi a malinconici servizi. Visione corta? Incapacità di aggiornarsi? O forse proprio non riuscire a capire cosa significa fare albergo oggi nel mondo?
Ma veniamo alle cose belle, gli apetizer sono stati convincenti, quelli di Nino piegati sul mare mentre Salvatore ha presentato una ghiotta polpetta al ragù molto ben eseguito e moderno con una conserva fatta in proprio.
Di Costanzo si lancia sempre sulla spettacolarizzazione oltre che dei piatti anche della esecuzione.E la sua fumarola ha centrato palato e vista.
Ma veniamo alla cena vera e propria.
Ci è piaciuto molto il primo piatto di Salvatore Bianco: essenziale, moderno, salutare, senza grassi. E’ questa la direzione che deve imboccare la cucina campana.
Nino Di Costanzo ha poi lanciato la nuova pasta concepita con il pastificio artigianale Gentile di Gragnano. Lo chef del Mosaico ama l’illusionismo a tavola, gioca sui nomi e sulla vista che spesso inganna. Il riso di semola è questo e chi è abituato al risotto del Nord avrà sicuramente qualche perplessità sulla consistenza ma il piatto si muove bene grazie ad una forte impronta acida e al tocco fumé molto ben gestito e non preponderante. Si perde un po’ la freschezza dello scampo.
Anche il secondo piatto di Bianco ci è piaciuto molto: l’uso del cavolo con il pesce, molto francese, è ancora poco usato in Italia ma funziona quanto le patate ed è molto salutare oltre che efficace.
Nino è un mago con la carne e l’agnello avvolto nella parmigiana è davvero una golosità incredibile. Grande equilibrio di sapori tra le diverse componenti del piatto, gestione della tecnica di cottura da vero maestro. Chapeau.
I vini stavolta non erano campani. Buono il Bellavista 2008 con una discreta complessità palatale e olfattiva. Molto lontani dalle mie corde il Pinot Gris e soprattutto l’esuberante Solanes, il bicchiere della serata è stato sicuramente Le Argiles 2006 in perfetto equilibrio.
Con la pasticceria ci siamo trasferiti al Mosaico dove si è esibito il bravissimo pasticciere.
Napulé, un atto di amore di Di Costanzo verso questa città ha chiuso una serata molto ben organizzata, un percorso gustativo ampio, complesso, intrigante come difficilmente accade in queste circostanze. Salvatore Bianco è stato un ottimo padrone di casa riuscendo a dare un buon tocco di personalità ai suoi piatti e lasciando, come si conviene in questi casi, la scena all’ospite.
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