di Cristina Mosca
È un Niko emozionato quello che stamattina ha presentato alla stampa proveniente da tutta Italia l’avvio ufficiale del suo tanto atteso centro di formazione. Il 24 marzo, infatti, segnerà il via ufficiale alle iscrizioni degli aspiranti “nuovi chef”, che saranno sottoposti ad un test d’ingresso entro la fine di aprile. Non più di venti saranno ammessi ai tre mesi intensivi di formazione professionale che inizieranno il primo lunedì di maggio, e sottoposti a verifiche in itinere e un severo esame finale, in centesimi, per ratificarne la preparazione. Chi non ce la fa, esce.
Una disciplina che corrisponde appieno alla Niko maniera e che l’ha portato dov’è arrivato oggi: le note due stelle Michelin conquistate nel giro di pochi anni non sono state un punto d’arrivo ma di partenza, per qualcosa che potrà essere tramandato. «Il mio desiderio è riuscire a diffondere la cultura gastronomica in Italia e nel mondo, formando quelli che saranno i veri ambasciatori dei nostri prodotti e dei nostri saperi».
Con questo centro di formazione – ha spiegato Niko – i giovani chef non apprenderanno solo rispetto delle materie prime e tecniche di preparazione, ma anche a diventare consapevoli. Non può esserci altissima cucina se non c’è altissima qualità della materia prima e una appropriata cultura enogastronomica». Discorso confermato da Roberto Burdese, presidente nazionale di Slow Food, che ha ribadito con le stesse parole di Niko quanta responsabilità sociale abbia oggi un cuoco, perché si fa ambasciatore di un intero territorio. Raffaele Cavallo, presidente di Slow Food Abruzzo e Molise, ha rimarcato l’importanza di veder nascere questo progetto non in una grande città bensì in un luogo “di periferia”, Castel di Sangro, in fondo all’Abruzzo, in provincia de L’Aquila.
Piena approvazione e soddisfazione da tutti i partner del progetto, dunque, accomunati soprattutto da una visione lungimirante dell’iniziativa: le aziende Pentole Agnelli e Angelo Po e il Pastificio Garofalo di Gragnano, rappresentato quest’ultimo da Emilio Manzi, ma che lascerà lo chef «libero di utilizzare il formato che più preferisce». Tutti i dettagli della scuola di formazione sono su www.casadonna.it/formazione.
Il regalo di Niko ai presenti è stato un piatto della memoria: la spiegazione in cinque minuti di una pietanza cara alla tradizione pastorale, e che per lui ha rappresentato il cambiamento, il confine tra il prima e il dopo nella storia della sua formazione: il pan cotto. Nato per poter consumare anche il pane raffermo, questo piatto è stato da lui reinterpretato con crema di patate e sedano rapa tagliato in julienne e fritto, anziché nella cottura del brodo. Questo è un piatto elaborato da lui 9 anni fa e che non è più in carta: riproporcelo ha significato accompagnarci indietro, all’inizio della sua storia, quando ha scelto di raccogliere l’eredità e la caparbietà di suo padre e di farne una cosa grande per tutta la sua famiglia. Forse non diventa allora un caso se la presentazione del suo progetto più ambizioso è stata fissata per oggi, la festa del papà.
Per maggiori informazioni contattare info@casadonna.it o telefonare al numero 0864 840610.
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