di Gennaro Miele
Lo scopo del vignaiolo è conoscere la voce della propria terra, non in senso filosofico, ma fisico, capirne le potenzialità, carpirne i segreti. Il suo mondo è rappresentato da pochi ettari da cui far emergere una voce. Si esprime così il lavoro dell’azienda Nifo Sarrapochiello, a Ponte (bn), guidata da due cugini, entrambi dal nome Lorenzo, rispettivamente agronomo – enologo e direttore commerciale, una sorta di affinità che lega persone, famiglia, terra. L’idea di realizzare vini identitari nasce forse dal ricordo del loro tris nonno, adottato da una famiglia di cultura napoletana e che contrariamente a come avviene in questi casi, non cancella il cognome originario del bambino ma bensì gli affianca il proprio. Il senso delle origini da preservare è come un’eredità morale. Oggi l’azienda Nifo Sarrapochiello è realtà gradevole del panorama campano, dalla produzione di due vitigni che rappresentano le colonne d’entrata del sorso regionale, Aglianico e Falanghina.
In azienda vi è la pratica del biologico, dal 1998, come guardare la vita senza filtri, un assaggio senza alterazioni, un contatto con il processo produttivo che riduce al minimo l’intervento dell’uomo anche in cantina. Il filo conduttore dei due vini è la grande bevibilità, negli assaggi di Fluusa Falanghina del Sannio DOC Bio, reca in etichetta Flora, la dea sannita della fioritura e protettrice dei germogli, l’annata 2022, è di un giallo paglierino con sentori di frutta a polpa gialla, banana e pesca matura estiva, fresco fiore di camomilla, erba umida.
L’assaggio è morbido, fruttato e fresco, lunga scia aromatica. Pontius Aglianico del Taburno DOCG Bio, mostra l’immagine del valoroso condottiero sannita vincitore sull’esercito romano. La vendemmia 2017 è rubino, con sfumature granato, profumi di frutto surmaturo, ciliegia sotto spirito, vaniglia, cannella, polvere di caffè. Assaggio tannico con buona morbidezza, fresco con note di frutto scuro nel finale. Buon Calice.
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