di Enrico Malgi
Nicola Ferri è un personaggio straordinario, un uomo vero del Sud di stampo antico, come ormai in giro ce ne sono rimasti pochi. Colpisce subito il suo modo di fare, perché è sanguigno, diretto, schietto, naif, colto, preparato, loquace, ma allo stesso tempo anche umile e schivo. Non ama farsi pubblicità gratuita, anzi semmai cerca la condivisione e la complicità con l’interlocutore per la sua produzione enologica, coinvolgendolo tout court.
L’ho conosciuto l’anno scorso a Radici del Sud a Savelletri di Fasano. Mi si presentò davanti all’improvviso con una confezione di tre sue bottiglie di vino dicendomi di provarle. Gli chiesi se mi mandava le schede tecniche per approntare un servizio per il blog. Mi rispose che non era quello il suo intento, ma che intendeva soltanto gratificarmi di un omaggio e che ci teneva al mio spassionato giudizio e basta. Una volta tornato a casa lasciai le bottiglie in cantina quasi dimenticandomele in un angolo. In questi giorni, mentre mettevo a posto alcune cose, sono saltate fuori e, così, ho pensato bene di testarle e parlarne qui. Spero solo che Nicola non se ne abbia troppo a male se mi sono permesso a sua insaputa di rendere note le mie impressioni, contravvenendo alle sue raccomandazioni. Ma, tutto sommato, penso proprio che ne valga la pena.
Nel frattempo ho appurato che l’azienda, che porta il nome suo e dei suoi avi, si è dedicata alla produzione vinicola fin dagli inizi del ‘900 nel comune di Adelfia, per poi trasferirsi a Valenzano negli anni ’70, sempre in provincia di Bari. Qui è stata costruita una cantina molto ampia ed attrezzata nelle vicinanze dell’Abbazia romanica “Ognissanti di Cuti” risalente all’XI secolo, ove Nicola cura personalmente i suoi vini, frutto di uve autoctone come il Primitivo, il Negroamaro, il Nero di Troia, il Bombino nero e bianco, la Verdeca e il Moscato ed altre varietà alloctone o stanziali come lo Chardonnay, la Garganega, il Cabernet Sauvignon, il Montepulciano e il Sangiovese. A parte i vini degustati, infatti, la produzione prevede altre cinque etichette.
La prima bottiglia presa in esame è il Rubeo rosato Igp Puglia 2011, con Nero di Troia e Bombino nero. Colore rosa carico e brillante nel bicchiere. Primitive ed odorose sensazioni di petali di rosa e di sottobosco. Ricordi netti di visciola e fiori di campo. Un profilo aromatico che evidenzia la ricchezza dei ricami espressivi, gentili ed aggraziati. In bocca il vino è coinvolgente, pieno, accattivante, con un’intensa succosità del frutto che permea tutto il palato. Il sorso poi scivola giù vellutatamente, carezzevolmente e sapidamente, accompagnato da godibili parvenze floreali. Finale abbastanza lungo e pervasivo.
Secondo assaggio con l’Oblivio Nero di Troia Igt Puglia 2008. Ecco qua un vino che mi mette in crisi, mi manda in tilt, perché mette in discussione tutte le mie sicurezze sulle conoscenze varietali pugliesi. E sì, perché il Nero di Troia l’ho sempre posizionato al terzo posto nella scala gerarchica dei migliori vitigni autoctoni a bacca rossa, alle spalle del Primitivo e del Negroamaro. Ma in alcuni casi, e questo è proprio uno di quelli, le graduatorie possono essere sovvertite, come in una partita di calcio alla fine degli anni ’80 tra il Milan di Van Basten ed il Napoli di Maradona! L’aspetto cromatico è imponentemente scuro. L’impatto olfattivo è subito sferzante per via dell’elevata alcolicità che sfiora i 15 gradi. Ma poi le narici vengono accarezzate da delicati profumi, che esprimono la florealità della viola, la fruttuosità della ciliegia e la speziatura della vaniglia. Non mancano all’appello, poi, una seducente timbrica minerale ed un’intensa e voluttuosa percezione tostata. La bocca è ampia, complessa, elegante, tonica, voluminosa e il tannino è già maturo al punto giusto. Chiude su corpose sensazioni goderecce.
Il terzo vino è il Duo rosso Igt Puglia 2008, un blend composto dall’onnipresente Nero di Troia e dal suo compare Cabernet Sauvignon. Il colore ricorda una notte buia senza stelle. L’effetto aromatico è invece esplosivo! Sembra quasi una gara incruenta a colpi di profumi che si disputa tra le due specie varietali a chi spara di più le proprie cartucce, per emergere l’una sull’altra. Ammalianti rimembranze sottoboscose riempiono le narici, insieme con sensazioni di frutta rossa matura e vegetali freschi. E poi spezie a go-go ed inebrianti sentori balsamici e mentolati e con un registro espressivamente focalizzato. L’incursione palatale è subito calda e pervasiva. Il vino sfodera ritmo e progressione, con una carnosità del frutto e tracce di minerali. Il gusto è equilibrato, terroso, vibrante, polposo, morbido, fresco, modulato e con una profondità tannica già evoluta. Il finale è caratterizzato da una spinta reattiva coinvolgente e da una dinamica allungata.
In definitiva trovo che la gamma dei vini di Nicola Ferri abbiano sicuramente le stimmate dell’eccellenza e non mi spiego perché non vengano presi nella dovuta considerazione dalla critica specializzata sotto il profilo mediatico. Ma, comunque, a tutto c’è rimedio e questo è stato proprio il momento propizio. Scusa Nicola!
Cantine Ferri
Via Bari, 347 – Valenzano (BA)
Tel. e Fax 080 4671753
info@cantineferri.it – www.cantineferri.it
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