FEUDI DI GUAGNANO
Uva: negroamaro
Fascia di prezzo: da 20 a 30 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Ancora il negroamaro, vitigno tanto generoso quanto duro e tenace come le la terra da cui nasce. Negroamaro in purezza, e che altro dai Feudi di Guagnano e dal suo enologo salentino? Questo vitigno per cento volte vinificato e per cento volte reinterpretanto, in ogni cantina, in ogni bottiglia in ogni sorso è, in questa interpretazione, “addolcito”, ammorbidito, quasi addomesticato in una vinificazione pensata tra i filari, fatta con l’attenzione di chi si prende cura della sua piccola creatura ogni giorno, in ogni particolare, con pazienza e dedizione, fino al momento in cui sarà una “creatura indipendente” che non ha più bisogno di essere accompagnata ma evolverà da sé e si esprimerà in tutto il suo carattere. Una vendemmia tardiva alla fine di settembre è l’inizio della storia di questo vino, una raccolta attenta e meticolosa dai filari dei grappoli più maturi, quelli i cui acini sono ricoperti da quel velo di pruina, spesso e liscio al tatto, che rende la sfumatura del colore di un nero tale da ricordare l’intensità dei riflessi del velluto. Sono questi acini che saranno, poi deposti in cassette e lasciati ancora ad ammorbidire per 30 giorni, passeranno, quindi, una dolcissima pigiatura, il cui succo fermenterà lentamente a temperatura controllata e riposerà, poi, per 12 mesi in barrique di rovere francese prima di essere imbottigliato. Non è sempre facilissimo avere una quantità d’uva sufficiente ed idonea a diventare Nero di Velluto e l’accurata selezione dei grappoli rende la quantità ancora più esigua, non è difficile intuire, quindi, il perché di una produzione limitata e dibottiglie numerate (in particolar modo le magnum). Questa complessità della vendemmia, della vinificazione e persino dell’imbottigliamento sembra esprimersi d’un colpo all’apertura della bottiglia, come se il vino avesse l’impazienza di uscire ed essere bevuto. Levato il tappo, un’esplosione di profumi intensi ed avvolgenti, quasi aggredisce il naso, e la vista è conquistata da un rubino forte e brillante nelle bottiglie più giovani che vira, col tempo, su toni aranciati tipici oltre che dell’invecchiamento anche del vitigno, così come col tempo i prorompenti sentori di vaniglia, frutta matura e fiori passiti (tra cui spiccano la prugna in confettura, la mora di rovo e violetta) lasciano spazio a “tonalità” più speziate con nette impressioni di cacao e caffè a predominare sulla frutta in un finire leggermente amarognolo di liquirizia. L’indubbio equilibrio gustativo in cui la morbidezza, suadente come un velluto sulla pelle, lascia lentamente il posto alla potenza del vitigno espressa con un tannino rotondo ma deciso che anticipa il calore vigoroso di una gradazione alcolica non indifferente (14°) che racchiude tutto l’ardore del sole estivo salentino lasciandoci in ultimo un retrogusto lungo e intenso che richiama in successione gli aromi decisi dell’olfatto. Un consiglio di abbinamento per questo vino? Per concordanza, su l’intensità, la complessità e forti richiami anche di sensazioni emotive di cui è capace: Seta di Alessandro Baricco.
Questa scheda è di Giorgia Benvenuto
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Sede a Guagnano. Cellino, 3. Tel. 0832.705422, fax 0832.395742 gvrizzo@feudiguagnano.it www.feudiguagnano.com – Enologo: Fabrizio Miccoli. Ettari: 9 in affitto. Bottiglie prodotte: 60.000. Vitigni: negroamaro, primitivo.