di Leo Ciomei
Ed eccoci finalmente all’amato sud.
Credevo di vedere difformità sostanziali e invece ho trovato consonanze agli altri locali del centro e del nord.
Il primo ristorante, il più economico e “spartano”, si trova a Casertavecchia, bel borgo medievale a pochi km. da Caserta città. Si chiama La tana del lupo ed è un classico ristorante di paese, semplice e dai sapori forti. Il costo anche in questo caso si mantiene abbastanza basso, 35 euro compreso bevande, anche se, confesso, credevo che in zona si spendesse meno.
Si inizia con Antipasto alla lupo: affettati misti, formaggio pecorino, ricottina, parmigiana di melanzane, funghetti ripieni, verdure grigliate, polenta al cinghiale. E dopo questo possiamo anche andare a casa, belli satolli… diciamo che la leggerezza non fa parte del background di questo locale: tutto questo (parmigiana e polenta e cinghiale!) farebbe stramazzare al suolo chiunque.
Primi piatti: Minestra di Natale. Credo, da frequentatore della zona, che si riferisca alla classica minestra maritata, con cicoria, verza e scarola unite alle carni di maiale. Complimenti per la scelta rispettosa della tradizione. Tagliatelle alla lupo tipico (?). Eh, tipico… e che ci infileranno ? Secondo me funghi e salsiccia ma, leggendo il piatto seguente, sicuramente sono in errore. Fusilli alla brigante con salsiccia e porcini, pomodorini e provola. Qui abbiamo pure il terzo primo! come non bastasse la salsiccia c’è pure la provola. Stomaci forti ci vogliono, spero nella buona qualità degli ingredienti.
Secondi piatti: Grigliata di carne mista alla griglia. Sì, se si chiama grigliata è in effetti “alla griglia”: perchè ripetere? Sicuramente presi dall’abbiocco dopo i numerosi antipasti e i tre primi piatti nessuno farà caso alla bontà della carne proposta (bistecchine di maiale, rosticciana e di nuovo salsiccia?). Tris dell’orto. Un simpatico modo per chiamare l’insalata, le patate e i fagioli.
Dessert: Ananas al maraschino. E qui dobbiamo inchinarci a chi ha il coraggio di riproporre questo grande classico degli anni 70/80. Il problema sorge perchè, essendo preparato per tempo, l’ananas assorbe quantità irragionevoli di alcool e diventa una bomba da far impallidire Superciuk (cfr. Alan Ford, stessi anni del piatto). Dolci natalizi. Panettone e pandoro forse ma io spero in qualcosa di più tradizionale (due struffoli e due sfogliatelle..).
Vini: Aglianico e Falanghina ad libitum. E ne servirà parecchio per buttar giù tutti quei piatti.
Certo non una cucina raffinata e per palati fini ma per famiglie numerose e coppie di anziani abituati a mangiare in quantità potrebbe essere la scelta giusta.
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 6,5
Il secondo ristorante scelto è a Napoli, per la precisione ad Agnano, e pochi napoletani non ci sono stati almeno una volta in occasione di battesimi, matrimoni o cresime. Si tratta della Tenuta Astroni, a due passi dalla riserva omonima e dall’autostrada. Il locale si presenta bene, certo più adatto a un matrimonio che a un pranzo romantico, credo infatti che sia adibito solo ad eventi e non a semplice ristorante. Il prezzo, adeguato al luogo, è di 60 euro ma c’è un menù bambini (interamente diverso, con prosciutto/mozzarella, gnocchetti e cotoletta a 30 euro).
Antipasti: si parte subito con Affettato di salumi e formaggi e Sfizi napoletani. Confesso che preferisco cento volte gli sfizi (crocchè, arancini, pizza fritta e montanarine?) agli usurati affettati ma forse lo dico solo perché non sono campano…
Primi piatti: Minestra maritata e Ravioli al ragù. Ma come? Un grande classico accoppiato al più banale dei primi piatti, i soliti cinque ravioli che galleggiano nel sugo oleoso (speriamo di no). Preferivo, fatto salvo il ragù napoletano, della pasta secca ma del resto la pasta fresca farcita “tira” molto di più.
Secondi piatti: Carrè di vitello steccato agli aromi. Uh, finalmente, dopo tanto maiale, un po’ di vitello. E a seguire Involtini di melanzane e patate Duchessa. Due bei secondi, appetitosi e nella tradizione natalizia.
Dessert: Frutta fresca di stagione. Non male l’idea della frutta: sono anni che non viene presentato in tavola il cesto di frutta, in questi pranzi sarà apprezzata. Ciocere e dolci natalizi. Le ciocere, per i pochi non campani, sono un misto di frutta secca: arachidi, pistacchi, noci, fichi secchi, datteri e mandorle. Per i dolci spero sempre in qualcosa di tradizionale.
Vini: anche qui Falanghina e Aglianico, nel rispetto delle etichette campane. Spumante secco e dolce (dolceeee? vade retro!)
Mah! che dire? non è un locale che consiglierei a tutti, ci vedo bene la piccola borghesia napoletana e qualche professionista ben pasciuto. La location aiuta molto in questo caso.
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 6,5
Come terzo locale ho scelto uno dei migliori della provincia di Salerno e dell’entroterra cilentano. Il pranzo di Natale, causa prezzo, non entra in diretta concorrenza con gli altri ma scommetto con chicchessia che la qualità è nettamente superiore. Sto parlando di Casa del Nonno 13a Mercato San Severino SA, anzi per la precisione a Sant’Eustachio (lo scopro ora anch’io), 16 sulla Guida Espresso e meritata stella Michelin. Il patron Raffaele Vitale, coadiuvato da esperti sous-chef (anche miei compaesani..), fa faville ma… gli voglio bene e quindi non essendo imparziale non scrivo altro. Solo il costo: euro 80 escluso bevande (e in cantina c’è da divertirsi).
Antipasti: al tavolo, i regali del vecchio. Incognita totale. Insalata di rinforzo soggettiva. Idem. Crema catalana di fagioli di Controne, foglie di scarola ripassata e polpettina di agnello. Ora si comincia a ragionare: non so come sia ma ho la sensazione che si tratti, con la scarola e l’agnello, di una crema di fagioli bruciata in superficie. Una bella scommessa per un piatto di Natale. Carciofo affumicato in carbonara e schiuma di latte di bufala. Meno male che almeno uno dei ristoranti scelti ha messo qualcosa con la bufala.. iniziavo a preoccuparmi. Non amo il carciofo ma per questo farei un’eccezione.
Primo piatto: Cappelletti di cappone in brodo di pomodoro e tartufo nero. E qui abbiamo un piatto “a specchio”: il cappone invece di essere nel brodo è nel cappelletto e il pomodoro è nel brodo, pomodoro che è un cavallo di battaglia del nostro Raffaele.
Secondi piatti: Pancia di vitella, glassa agrumata e verdure sotto la neve. Un piatto che promette molto. Ma le verdure sotto la neve quali saranno? cavolo nero e broccoli coperti da una pioggia di stracciatella di burrata? Caciocavallo impiccato con gelatina di pere e pepe. Un altro di quei piatti che, chiacchierando, mangeresti di continuo.
Dessert: Sorbetto di melone appeso. Uhm, impiccato, appeso… se fossi presente al pranzo sarebbe un’ottima scusa per fargli tirare giù dai ganci e affettare qualche insaccato prima di iniziare i dolci. Pasticciotto interpretato, biscotto, crema, amarene, anima al rhum, frutta ripassata in padella, peperoncino… tanta roba.
Eh sì, tanta roba in effetti. Un dolce del Salento reinterpretato da uno chef del Cilento (ma ci sarà mica lo zampinozampone toscano?). Frank Sinatra ne andava matto, certo questa versione col rhum gli sarebbe piaciuta ancor di più. Panettoni a confronto… e vinca il migliore. Un contest per il miglior panettone! senza dubbio questi saranno artigianali.
Concludendo questo è senz’altro il pranzo più ricco e più vario e vale sicuramente il prezzo.
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 7,5
E auguri di Buon Natale a tutti!
Dai un'occhiata anche a:
- Trattorie da incubo. Si può dare di più…ma il cane è nobile
- O la critica gastronomica è positiva o viene rifiutata. Perché cuochi e pizzaioli non accettano le critiche?
- Josko Gravner e un’antica stroncatura sul Gambero Rosso. Piccoli appunti di critica enologica
- La birra ignorata: scarsa presenza delle birre artigianali campane nei ristoranti della regione
- Meloni usa il bazooka contro il cecatiello paupisano che, nel suo piccolo, s’incazza
- Vino sputtanato in Tv: il problema non è Report ma l’Italia del Mulino Bianco
- Luigi Tecce: Il vino naturale è fascista… Cosa penso della frase di Farinetti? Chiedilo a Sgarbi
- Vinitaly and The City: Calabria in Wine a Sibari, il bilancio di uno dei protagonisti