Non ha fatto in tempo a vedere il disastro provocato dalla pandemia, e forse questa è l’unica consolazione che possiamo avere per lui. Per tutto il resto dobbiamo confessare che questo Natale senza Alfonso Pepe, scomparso lo scorso febbraio dopo aver combattuto per due anni con la malattia, è ancora più triste. Sembra incredibile, ma proprio in questi giorni nel 2019 era in piena attività come sempre aveva fatto nella sua vita.
Ecco perché oggi ci pare giusto ricordarlo, soprattutto in una società che vive ormai solo il presente, dimentica del passato e timorosa del futuro: Alfonso Pepe è stato il grande rivoluzionario del panettone ribaltando i luoghi comuni e imponendo all’attenzione di tutta l’Italia la capacità dei pasticcieri del Sud di confrontarsi con il dolce tipicamente meneghino che la grande industria alimentare era riuscita ad imporre attraverso Carosello a tutta l’Italia.
È stata una specie di controcanto, un riuscito gioco di rimessa, che ha visto il panettone artigianale ribaltare il gioco di sempre e imporsi, arrivando a spuntare prezzi due, tre, anche quattro volte superiori alle preparazioni industriali.
1-Alfonso Pepe è stato un rivoluzionario anzitutto perché ha interpretato in modo compiutamente moderno un dolce pesante e stucchevole. Ove per modernità intendiamo in primo luogo la leggerezza dell’impasto grazie ad una attenta e compiuta lievitazione. Ovunque, oggi, dalle salse alla pizza passando per il pane e le preparazioni di piatti, la modernità si sposa con il concetto di leggerezza. Una leggerezza che deve al tempo stesso concentrare ancora meglio il sapore.
2-Il secondo elemento di modernità è la scelta qualitativa della materia prima sapendo bene che c’è un pubblico disposto a pagare qualcosa in più in cambio di prodotto davvero buoni e salubri. Un concetto che lui ha ripetuto spesso e volentieri.
3- Il terzo elemento di modernità di Pepe è stato quello di sposare il dolce con la materia prima territoriale, in particolare all’albicocca del Vesuvio, agli agrumi, persino al suo amato pomodorino corbarino dando uno sbocco concreto ai produttori piccoli che Alfonso conosceva uno per uno.
Il suo è stato uno stile imitato, come tutte le cose di successo. Ma lui, come tutte le persone concentrate sul lavoro, aveva solo piacere che si fosse in tanti a fare un buon panettone, non viveva di gelosia ed era amico di tanti altri maestri pasticcieri confermando che la disponibilità e l’umiltà sono due segni certi delle persone davvero grandi.
Un Natale dunque senza Alfonso, ma in realtà, sempre nelle nostre case con la sua arte.
Buon Natale Alfonso, ovunque tu sia.
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