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E’ bella di notte Nardò con la luna piena che illumina il cielo più di quanto facciano le luci proiettate sui merletti barocchi scolpiti nella pietra candida delle chiese e dei “nobili palagi”.
Ecco via Duomo.
Solitaria e silenziosa come tutte le notti estive neretine, quando la bella gioventù corre verso il borgo marinaro di Santa Caterina dove Mojito e Caipirinha tirano più della buona cucina.
Modò sta qui.
Locale tecno lounge, tinte decise tra il verde e il marrone.
Cucina a vista, posateria minimal, niente tovagliato, ma segnaposti in cuoio.
Leonardo Marcu, il giovane cuoco di origini rumene, si affaccia dalla finestra, scruta la sala, riordina le comande e ritorna alacre tra i fornelli.
In sala la moglie architetto accoglie e intrattiene gli ospiti.
La serata è piena di lavoro, qualche tavolo sta fuori sulla via.
Un po’ di attesa e giunge il menu con la carta dei vini.
Tutto è chiaro: ci sono il mare e la terra.
Si va sul mare?
Eppure queste tagliatelle con cacioricotta e melanzane dovrebbero essere buone: scorrono verso il tavolo accanto, passano sotto gli occhi e il naso lasciando una scia intensa di profumo.
Il vino? E’ terra di rosati.
Si onori, dunque, Nardò con un Negramaro in purezza pigiato sofficemente: il Masserei di Schola Sarmenti in carta a prezzo da enoteca. Al naso e al palato la scelta si dimostra buona. Si vedrà sul cibo.
I pani al sesamo, papavero e noci stanno insieme a quelli di grano saraceno. Ben fatti. Gustosi.
Gli antipasti.
Calamaro croccante, macedonia di rape rosse, mango e aceto di canna da zucchero.
Qui se la gioca tutta il mollusco. E’ di buona qualità e non sfigura. Mango e rape impanati prendono il posto delle solite patate. Forse manca un po’ di spinta, ma in principio è giusto che sia così.
Pomodoro Cuore di Bue in farcia di tonno fresco, capperi e aceto di mele.
Certo visto da vicino è quasi un piatto unico. Cuore di Bue sembra infinito e così pure la farcia di azzurro. Bello il contrasto tra il pesce ben cotto in cima e quello crudo disperso tra gli atri e i ventricoli del pomodoro. Tenue e delicato.
Il primo
Risotto con gamberi rosa, salicornia e “finto caviale”.
Salsodda o zauzaridd così si chiama da queste parti la saliconia, un sorta di asparago che cresce in riva al mare. Sapida, amarostica quanto basta per equilibrare la levità del riso vialone tostato in olio extravergine neretino, lasciato cuocere in un brodo vegetale e di nuovo con olio mantecato e fatto andare all’onda. Senza cacio. Gli echi dello Ionio giungono con i gamberi. Il finto caviale? Un orpello.
I secondi
Tagliata di tonno alle erbe del Mediterraneo, insalatina fresca e yogurt speziato.
Buona.
Tempura di cozze al nero, seppie e gamberi viola di Gallipoli.
Beh qui c’è l’elogio del golfo gallipolino. I gamberi sono squisiti. Le cozze fritte da queste parti sono un cult. Lorenzo con il nero tempura ci mette quel tanto che basta a farne un super cult.
Tra i dessert tanti sorbetti e una Compote di ciliegie con gelato fior di latte.
Sentori di frutta e di fieno. Ottima chiusura.
Ah, il Masserei a tutto pasto? Impeccabile.
Auguri Lorenzo e buona fortuna. E’ stata una bella cena.
Il costo? Sui 35/40 euro, più 10 per il vino.
Tommaso Esposito
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