di Monica Piscitelli
Quando un’annata è cattiva sono i vignaioli piccoli ad avere la peggio. Quando la recessione colpisce, sono le città più povere ad accusare il colpo più grande. Tagli alla cultura: balletti classici senza orchestra dal vivo, musei che fanno l’orario ridotto, attori alla miseria o che si vendono per un posto da commesso. E’ nera la realtà tra i vicoli più bui di Napoli, specie quelli a ridosso dei quartieri “bene” dove la vita sembra svolgersi serena. La luce è lontana, in fondo a un corridoio verticale che si erge sulla testa dei suoi abitanti, su, su, lungo le facciate sgretolate dei palazzi del centro che profumano di ammorbidente.
In piazza, di fronte all’imponente Palazzo Reale, c’è chi manifesta per le discariche, chi per i rifiuti, chi per il lavoro che ha perso, chi per quello che non ha mai avuto. C’è chi manifesta ma non si ricorda neanche contro cosa o a favore di chi. Napoli e la Campania sono in ginocchio.
E la gente che fa stamattina? Ride e scherza.
“Mo’ amma fa sul ‘e sord” (ora dobbiamo fare solo i soldi) dice alla combriccola di giovani artisti della sua Compagnia “Vulcano Metropolitano”, riuniti al Pallonetto di Santa Lucia per un’insolita performance, Pasquale Della Monaco, attore e regista.
E’ il promotore di una brillante iniziativa “per non dimenticare i valori della nostra città”: un omaggio neorealistico a Dino De Laurentiis infarcito di nostalgia e sfrenata allegria per l’oro di Napoli, per “la ricchezza di questa città, in uno dei suoi quartieri più veri e antichi” dice.
La scintilla dell’ arte ha accesso il fuoco che arde sotto le ceneri del vecchio quartiere che è stato di pescatori e contrabbandieri, in questa domenica uggiosa.
Il risultato è un colpo di reni formidabile del mondo dell’arte di fronte all’impoverimento delle idee, alla diluizione dei ricordi, all’accartocciarsi dei sogni e alla rassegnazione per l’ineluttabile. Protagonista assoluta la città e la sua gente, figuranti improvvisati che escono dai bassi e ripetono con choccante naturalezza l’unica parte che sano fare: la propria.
E’ il caso della signora Giuseppina Mondo’ che, sotto la regia di Della Monaca, è tornata a far rivivere nel vicolo il rito delle pizze fritte. Per quarant’anni le ha preparate ogni domenica e giorno di festa mettendo in strada, fuori dal suo basso, un banchetto, alcune ciotole con gli ingredienti (pomodoro, cicoli, ricotta, fiordilatte e pepe) e il classico pentolone napoletano destinato alla frittura. Cosi’ fino a poco più di un paio di anni fa quando si è ritirata.
Oggi, che, in onore di De Laurentiis, al suo banchetto si accalca di nuovo l’intero quartiere, Giuseppina ha ad aiutarla Gino Sorbillo. Il giovane e noto pizzaiolo di via Tribunali, frastornato e felice per il gran chiasso prodotto dalla gente e dalla musica “a palla”, prepara a gran velocità, con l’aiuto del pizzaiolo dirimpettaio di Giuseppina, le pizze che la signora Nanà, nei panni della bella Sofia Loren dell’episodio “Pizze a credito”, frigge con cura.
C’è un capannello di curiosi, gente del quartiere e signore in veste da camera e ciabatte a contendersi il calzone croccante. Donna Giuseppina dà la voce invitando a comprarne, prende le comande e consegna, incartocciata e bollente, la pizza. Non mancano le contestazioni. “A zi’ – fa uno in fila – chella là era a mia!”. Ma a parte questo, è festa grande.
Un trombettista suona nell’androne di un palazzo. Un busto di San Gennaro è portato a spalla dai ragazzi del quartiere mentre i panieri salgono e scendono dai balconi circostanti: con due euro, e senza neanche far le scale, la pizza di Giuseppina è servita, stamani, calda a casa, come una volta.
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