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Chiusto il lunedì
di Tommaso Esposito
Una visita al Museo del Tesoro di San Gennaro.
La rituale ascesa a San Gregorio Armeno tra i pastori e gli scarabattoli.
E poi via verso Piazza dei Martiri.
A pranzo da Umberto, il locale storico di Napoli.
Da un secolo, quasi.
Così quest’anno l’A.M.A., l’associazione dei Medici di Acerra, ha consumato il convivio pre-natalizio.
Una la richiesta, chiara, indiscutibile: che la cucina sia buona e la tavola accogliente.
Agli ordini, Presidente Bianco.
Il menu sarà semplice.
Malìa Falanghina Spumante Grotta del Sole, nel flûte ad accogliere.
E nei calici ancora Falanghina. Poi Piedirosso. Del Taburno, Fattoria La Rivolta.
Popolare e semplice omaggio al Sannio.
Non è tempo di Champagne.
Dà l’avvio la scapece di zucca e cocozzielli.
Oblige, in anticipo sul rinforzo di Vigilia.
Insalata di polpo verace e patate.
Saporita e in felice connubio con i tuberi.
Croccante il ricciolo della scarola e freschissimo l’agro del limone.
Gamberi rossi in pastella con polpettine di pesce bandiera.
Amabili e teneri i crostacei.
Decisamente agliate le crocchette.
Il giglio sativo cura la pressione e mette in fuga gli elminti.
Il Cavaliere caduto l’ha denigrato, ma ai medici sta bene.
Un gradevole finger-food?
Anche, ma soprattutto apripista per i formidabili bauletti di pesce spada con ricotta in maionese d’agrumi.
Siero bufalino di pregio e pesce maturato nel sale. Di grande gusto.
I primi.
Ravioloni al limone con frutti di mare.
Qualche dadino di zucchina passata in padella, ora dolce ora amara.
La sfoglia variopinta, gialla, arancione, verde.
E le essenze dei limoni. Un guazzetto di vongole. Semplicissimo.
Perciò di effetto e saporito.
S’invoca la ricetta dinnanzi all’assaggio.
Cosicché giunge in soccorso Francesco Errico, il cuoco che ha retto la brigata oggi che monzù Gennaro riposa.
Intanto son pronte le linguine alla “Natalina”.
Con pomodori del piennolo, noci, olive nere e uva passa.
Tradizione rispettata.
E’ un must ‘ntiempo ‘e Natale.
Scarole cecoregne alla monachina.
Chelle ca enghieno ‘a pizza, vanno insieme a lo mbroglietiello de spada.
Anche qui le signore richiedono lumi e ricetta.
Accontentate.
Le morzelle fritte di baccalà con le papaccelle dolci napoletane sottaceto sono un babà.
Nu bisciù , sì un gioiellino di gusto e di ricordi presepiali.
Un fugace passaggio di frutta.
Ho sempre creduto che il cocco fosse napoletano.
Evviva, gli struffoli.
Ancora friabili per il tepore del miele.
Poi il trionfo dei dolci tra cassata, pizza di ricotta e pere, pastiera contratiempe, mousse di avellane, semifreddo di pistacchio e di cioccolato fondente all’arancia.
Cadeau finale per i commensali.
Nu presebbiello forastiero!
Sarà in buona compagnia tra i miei foretani.
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