La pizza, a Napoli, è il ritratto della città e dei suoi quartieri. Alle grosse, sformate e, a volte “sguaiate” pizze delle zone popolari, fanno da contraltare quelle piccole, rotonde e gentili dei quartieri collinari.
Sebbene nel capoluogo campano sia possibile “tutto e il contrario di tutto”, e sebbene alla regola generale, ovviamente, sfuggano alcuni esercizi, il luogo comune che vuole che la pizza del Vomero rientri nel secondo gruppo è, tutto sommato, corrispondente a verità.
Infatti, mentre i frequentatori del quartiere o gli amanti della pizza piccola, sostengono sia più compatta e leggera, “gli affamati di pizza” arrivano ad evitare il Vomero quando c’è da “farsene una ” e si lamentano vivacemente delle sue ridotte dimensioni. Con buona pace di chi sceglie semplicemente in base alla qualità, più che in base alla quantità.
Per chi riesce a ricomporre la frattura insanabile fra dimensione e gusto, giusto ai piedi del ponte di via Cilea, c’è uno dei baluardi della pizza vomerese: la pizzeria trattoria Cilea, nata nel febbraio del 1955 quando il Vomero era un’area residenziale con pochi fabbricati e ancor meno locali. All’epoca, ricorda Raffaele Nocerino che la porta avanti, di fronte alla sua porta c’era il vuoto assoluto e a fargli compagnia c’erano solo la Cantina Sica, la Pizzeria Vittoria, la Pizzeria Ragno d’Oro ed, ovviamente, la ben più antica pizzeria Gorizia.
A dare inizio alla tradizione di famiglia nell’Arte, Immacolata De Concilio, mamma di Raffaele. La signora, per mantenere i suoi tredici figli (dopo la guerra rimasti in cinque), faceva la pizza “ogge a otto” (la pizza a credito che si pagava la settimana successiva)nei pressi dell’Istituto Universitario Orientale, nel centro storico.
Dopo averlo rilevato, con tanto di debiti pregressi, Raffaele, con i fratelli Ciro (il pizzaiolo di casa, morto in giovane età) ed Enzo (ritiratosi una quindicina di anni fa), ha reso il locale un piccolo gioiellino, nella zona, ben noto a tutti; un gioiellino di incantevole semplicità, e raccolto come pochi altri, nel quale lavora con i figli Luigi, Carmine, Ciro e Salvatore, oltre al nipote Marco Russo.
In una piccolissima sala che strizza l’occhio ai passanti da una vetrina zeppa di “ogni bene per golosi” (a seconda della stagione; zucchine “alla scapece”, parmigiana di melanzane, funghi trifolati, salsicce e “friarielli” e così via) ci sono sette tavoli, il bancone dove Raffaele impasta e forma le pizze dando sonori “schiaffoni” alla pasta, il forno e la cucina dove il personale frigge e “spadella” gomito a gomito.
Così come è organizzato, il locale, è tra le pizzerie più piccole della città; aspetto che, confessa Raffaele, ha rappresentato sempre il limite più importante alla sua crescita. Per lui che ogni sera, finito di far l’ultima pizza, lascia il locale in silenzio con una “mappatella” (fagotto) in mano, è stato un limite insormontabile, visti i costi dei fitti nella zona.
“Vede – mi racconta Raffaele – qui non è come ‘giù’ al centro dove la gente mangia la pizza a tutte le ore, sin dal mattino. Al Vomero, fino alle 13,00, non si vede nessuno. Poi, nella pausa pranzo, da un momento all’altro, il locale si riempie fino all’inverosimile. E dobbiamo correre per riuscire a soddisfare velocemente tutte le richieste. Con un locale più grande lavoreremmo più serenamente”.
Eppure, se è vero che “nella botte piccola c’è il vino buono”, la pizzeria dei Nocerino, per quanto microscopica, non è sfuggita alla attenzione dei napoletani e, come tale, da sempre, è presa d’assalto negli orari di punta e nel week end. “Non abbiamo una specialità, a parte questa nuova pizza dolce che ho ideato in collaborazione con questo laboratorio artigianale di cioccolato(ndr: Piluc)” racconta Raffaele indicando un tabellone affisso alla parere. “Facciamo – continua – oltre quelle tradizionali, tutte le pizze che i nostri clienti desiderano. Ci mancherebbe altro!”. In questo modo il pizzaiolo, con l’aiuto dei figli, ha fronteggiato, negli anni, ogni cambiamento nei gusti soddisfando generazioni e generazioni di grandi e piccini.
Chi visita questa pizzeria non potrà non attingere ai contorni (3 – 4 euro a porzione) e alle fritture. Particolarmente riusciti sono i fiori di zucca ripieni di ricotta e salame, oltre quelli semplici in pastella. Nella lista dei primi e dei secondi (tra i 5 e gli 8 euro) troverete certamente un piatto ben eseguito, e senza fronzoli, della tradizione mentre nella scelta della pizza – semplice e gustosa e sempre fedele a sé stessa – potrete sbizzarrirvi. Frittura, pizza e birra mediamente 11 euro.
Pizzeria Trattoria Cilea
Via Francesco Cilea, 43
tel:081.1932 1930
Aperta sempre.
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