di Monica Piscitelli
Nome che vince non si cambia, dice pressappoco il detto. I fratelli De Luca devono aver ragionato più o meno così quando a metà degli anni Novanta subentrarono allo zio, Vincenzo Pellone, alla guida dell’omonima pizzeria.
Oggi la pizzeria Pellone, in Via Nazionale, è un riferimento di qualità per gli appassionati delle pizze della tradizione e per la pizza fritta in special modo.
“La margherita e le altre si possono trovare anche in altre città, ma la pizza fritta è Napoli. E’ lei a rappresentare la tradizione più vera” mi dice Mimmo De Luca titolare con i fratelli Franco e Antimo della pizzeria cresciuta rapidamente grazie alla benevolenza del popolare quartiere chiamato dai napoletani “Vasto”.
Il locale nasce nel 1960, probabilmente sulle spoglie di una vecchia cantina con cucina, ad opera del signor Vincenzo, fratello della mamma dei giovani De Luca, Concetta. Si trattava di una semplice pizzeria di quartiere senza grandi pretese, se non quella di far una pizza onesta. La gran svolta che porta il locale ad essere conosciuto anche fuori città e a essere segnalato da svariate guide di settore si ha con i fratelli De Luca. Franco e Antimo sono ragazzi quando iniziano a lavorare nel locale dello zio, tra la sala, il forno e l’amministrazione. Sono gli anni Ottanta e il maggiore, Mimmo, intanto segue le sue aspirazioni facendo lo chef in Toscana.
Ammalatosi lo zio, e venendo a mancare i pizzaioli che abitualmente lo affiancavano nella lavorazione della pizza, i fratelli De Luca decidono di assumersi il controllo della attività.
Mimmo, con la sua esperienza in cucina viene coinvolto sebbene, confessa, non avesse mai aspirato a fare il pizzaiolo e avesse della categoria perfino una pessima considerazione. Racconta: “Notavo sempre, quando lavoravo da chef, una scarsa attitudine a voler migliorare il prodotto, a proporre ingredienti, magari più costosi, ma di maggiore qualità” .
Ed è esattamente da questo aspetto, la selezione, che parte dovendo dedicarsi all’arte bianca. L’esplorazione del laboratorio, “il cuore della pizzeria Pellone”, come la chiama Mimmo, è molto indicativo dell’impegno in questa direzione.
Sottoposta al piano stradale, occupa quasi per intero la superficie del locale con i suoi 120 posti e i suoi due forni, ed è fornito di varie celle frigorifere e spazi dedicati a ciascuna delle lavorazioni che si fanno quotidianamente: la pasta per le pizze, riso, pasta, patate per la frittura e così via.
Con Mimmo, Franco e Antimo, che la gente del quartiere, anche per via del loro bell’aspetto, cominciano a chiamare “e’ guagliun”, la pizzeria Pellone guadagna consensi e decolla a partire dalla metà degli anni Novanta.
Oggi, tranne quando, al sabato, Mimmo, a causa della maggiore affluenza, è anche lui al banco, a preparare la pizza di Pellone (lievitata circa 8 ore) si alternano di una serie di pizzaioli (quattro).
Una volta a tavola, c’è da dire, la pizza di Pellone è una festa. Ti strappa un sorriso per quanto è “tanta”. E’ questo uno dei motivi per il quale la gente viene da ogni angolo della città per mangiarla e se ne va via sempre soddisfatta e felice.
Preparata con un panetto di pizza oversize (superiore ai 300 grammi, mentre la maggioranza ne utilizza uno da 250 grammi), le pizze di Pellone esorbitano sempre il piatto in cui sono servite.
Il Calzone fritto (a forma di mezzaluna e fatto con un solo panetto) è un enorme sorriso al quale non si può resistere. Il menù contempla per lo più solo le pizze della tradizione (Margherita, Marinara, Ripieno al forno, Cosacca, Capricciosa, Quattro stagioni, Ripieno con scarola), più “Le ultime novità” preparate con ingredienti di stagione; ma Mimmo De Luca non ha problemi a dire sono i fritti e la Pizza fritta – preparata con ricotta, cicoli, provola e pepe – in particolare, il pezzo forte di Pellone.
Il banco – vetrina accanto alla soglia del locale è un saggio di cosa il locale riserva: un tripudio di Calzoni fritti, frittatine, crocchè, arancini, paste cresciute, per quanto riguarda i fritti; ma anche pizze Margherita servite a fazzoletto e Calzoni al forno con un filo di pomodoro.
Sin dalle 10,00 del mattino è presa d’assalto dai passanti che gongolano con il loro cartoccio caldo da divorare all’in piedi. Da bere: birra alla spina tedesca, una piccola scelta di vini da vitigni campani e alloctoni e birra nazionale. Un fritto, con pizza e birra (servizio incluso) circa 13 euro.
Via Nazionale 93
Tel. 081.5538614
Chiuso la domenica
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