Santa Lucia, a Napoli, è un antico “luogo di delizia” scrive una vecchia guida della città. Sull’onomina via sorgevano alberghi famosi e ottimamente frequentati nel ‘700 e ‘800. Il centro dello svago signorile era qui: tra via Santa Lucia e via Chiatamone che insieme formano l’originario lungomare della città. Le montagne russe che hanno caratterizzato la storia di Napoli non hanno cambiato di molto il touch di questa zona della città: sfavillante, austera eppure caratteristica.
Di fronte, il linea d’aria, sull’isolotto di Megaride, si trova il Borgo Marinaro creato per accogliere le famiglie dei pescatori e marinai di Santa Lucia. Il caratteristico abitato – fatto di case basse e animato da baretti, ristoranti e trattorie di ogni sorta – sorge intorno alla mole del Castel dell’Ovo, il più antico della città. Il posto ha un non so che di magico conservando, a dispetto dell’immagine caotica e smaliziata che il capoluogo campano si è poi guadagnata, l’originaria serena atmosfera del borgo di pescatori.
I locali che aprono i propri ingressi su uno dei vicoli di questo borgo godono di una posizione privilegiata, anelata dai napoletani nelle notti afose dell’estate quando, sebbene i tempi siano mutati irrimediabilmente, numerosissimi si mettono ancora in fila per guadagnarsi un posto alla loro tavola.
Nato 1936, Ciro al Borgo Marinari, il Ristorante Pizzeria della famiglia Stendardo, è un indirizzo classico dello svago cittadino e una parte importante della storia della ristorazione di Napoli della quale negli anni Sessanta e Settanta è stata una delle stelle.
Per gli amanti della pizza, il locale ha una valenza precisa. Il nonno di Luigi e Mario, i suoi proprietari, era Carmine Pace, nome che risuona altissimo nella storia dell’Arte.
Carmine, dopo aver esercitato il mestiere di pizzaiolo per lunghi anni a Via Foria, nei pressi del leggendario Cinema Partenope, nel 1932, aveva acquistato i locale di Via Santa Brigida. “Aveva preferito chiamarlo Ciro, il nome del figlio – racconta Luigi Stendardo – perché essendo la zona in espansione, e non avendo certezza del risultato di quella impresa, non voleva rovinarsi la buona fama guadagnata con il locale del centro storico”.
Di lì, poi, nel 1936, era passato ad acquistare il locale del Borgo Marinari che, sin dai primi del ‘900, era una Osteria specializzata nei piatti di mare. In questo modo, Carmine, aveva potuto assicurare un lavoro sicuro ai suoi figli. Infatti, mentre Ciro e Vincenzo si sistemarono, definitivamente, a Via Santa Brigida, le figlie Giuseppina e Nunzia, che si stabilirono al Borgo Marinari.
“Mia madre Nunzia era la contabile di famiglia, la mente dell’azienda. Si spostava nei vari locali per seguirne l’amministrazione” racconta Luigi.
Nel 1935 Nunzia sposò Amedeo Stendardo e con l’arrivo della terza generazione, i locali di famiglia si organizzarono definitivamente: i loro figli, Luigi e Mario, proseguirono l’attività al Borgo Marinari, mentre Carmine e Antonio seguirono le orme di Vincenzo a Via Santa Brigida.
Essendo stato requisito dal ’42 al ’47, dopo un periodo di transizione, Ciro, rifiorì dopo il 1952, quando riaprì rimodernato. Fu l’inizio della sua ascesa. Da allora l’attività dei Pace, sottolineata dalla chiusura, negli anni Cinquanta, dello storico locale di Via Foria, rimase solidamente legata alla zona Chaia e Santa Lucia.
Il locale degli Stendardo porta avanti la tradizione di famiglia presentando, oltre che una bella centrata sui più classici cavalli di battaglia della cucina di mare napoletana, una pizza degna della grande tradizione dei Pace.
Il cornicione è vaporoso e pasta sottile come piace a Luigi che ha iniziato tra questi tavoli da piccolissimo. Significativa è la scelta proposta delle pizze: una quindicina in tutto, assolutamente tradizionali. No patatine, no wuestel o pasticci per giovani alla moda. Il bravo Carmine Pace può riposare sereno.
Pizza e bibita 15 euro mediamente, servizio incluso.
Ristorante Pizzeria Ciro al Borgo Marinari
Via Luculliana, 29/30 (Borgo Marinaro)
Napoli
tel. 081.7646006
www.ristoranteciro.it
Chiusa lunedì
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