Via Pignasecca, 22
Tel 081.5522726
di Mimmo Gagliardi
Alla fine dell’estate del 1983 iniziai la scuola media al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, che si trova a Napoli in Piazza Dante. Come oggi, nel grande piazzale intitolato al sommo poeta e antistante l’austero edificio semicircolare, i ragazzini giocavano a pallone usando gli zainetti, al posto dei pali, per delimitare le porte. Tra quei giovincelli, che in strada cercavano di imitare le gesta di Falcao, Zico e Platini (Maradona sarebbe arrivato in Italia l’anno dopo), c’eravamo anche io e Giovanni Improta: compagni di scuola e di gioco, dal primo all’ultimo giorno, per tre anni.
Ricordo il pallone nel cortile della scuola durante la ricreazione, le figurine dei calciatori, centinaia, usate per giocarci più che da collezionare e le partite di calcio disputate sui banchi di scuola (dotati di ripiani di colore verde), calciando palline di carta con le punte delle dita verso porte fatte con fogli di quaderno (ovviamente a quadretti) ripiegati ad arte.
Tutti i miei compagni aspettavano con allegria il giorno del compleanno di Gianni, perché, invece dei soliti salatini, rusticini e dolcetti vari, verso metà mattinata arrivavano in aula le pizze margherita piegate a “portafoglio”. Ce le portava Federico Improta, il papà del mio amico di scuola e pizzaiolo di antica leva della Pignasecca. Profumate, fumanti, appena cotte nel forno a legna della bottega di famiglia, che fu fondata nel 1935 dal nonno di Gianni.
La pizzeria si chiamava, allora come oggi, “Al 22” e, anche se sono ormai trascorsi circa trent’anni da allora, non c’è stata volta che sia passato per Via Pignasecca, senza fermarmi al civico 22 per un abbraccio con Gianni e per gustare la loro ottima pizza. Oggi entrambi abbiamo dei figli, siamo diventati grandi, ma ricordiamo sempre con piacere e allegria i giorni della scuola. Proprio durante una di queste mie visite/rimpatriate, mai pre-annunciate, il buon Gianni mi ha fatto provare il suo personalissimo menù di degustazione, dal sapore tradizionale e casareccio ma con un tocco di novità.
Si parte con la frittura alla napoletana della casa, quindi “rigorosamente” non surgelata, con bruschetta al pomodorino. Tutto preparato a mano e ad arte, secondo la tradizione popolare partenopea. Non scordiamoci, infatti, che la Pignasecca è uno dei quartieri popolari più antichi di Napoli, che confina con i Quartieri Spagnoli e si trova di fronte al quartiere Porto, che una volta era dominato dalle case dei pescatori dell’antico porto, poi demolite in epoca napoleonica e con i cui detriti si andò a realizzare il ripascimento su cui sorge l’attuale rione S. Lucia.
Come da “Al 22”, nei vari locali della zona si possono gustare pietanze tradizionali e popolari, che ognuno interpreta alla propria maniera, ma preparate come se venissero cucinate in casa propria. Una volta, infatti, i locali terranei della zona e che oggi sono adibiti a trattorie, pizzerie e ristoranti, altro non erano che abitazioni, ed i napoletani cercavano di guadagnarsi qualche soldo vendendo ciò che cucinavano sul marciapiede davanti l’uscio di casa.
All’epoca non sapevano che stavano dando origine allo “street food”.Dopo i fritti abbiamo gustato due pizze, una margherita classica e una quattro gusti (carciofi e olive, margherita con ricotta, zucca e porcini, quattro formaggi). Bella la consistenza dell’impasto e buoni gli ingredienti. La pizza non tradisce le aspettative di bontà e leggerezza. Infatti, anche dopo la frittura e la pizza non avvertiamo quella sgradevole sensazione di appesantimento e allora Gianni ci propone di saggiare anche una specialità tradizionale della casa: la parmigiana di melanzane di mammà, cotta in forno a legna, nel “pignatiello” in terracotta.
Il fascino tutto partenopeo di questa preparazione, che ti arriva in tavola fumante e caldissima, ancora sfrigolante, ti viene trasmesso già dalla vista: il “pignatiello” ti proietta in un’altra dimensione temporale. Il profumo del basilico, della salsa al pomodoro e del parmigiano, ti inebriano causando abbondante salivazione e il gusto è quello della vera parmigiana di melanzane napoletana, quella che non stufa mai il palato e che sazia con piacere.
Per finire, non possiamo non accettare di gustare il tiramisù artigianale, anche questo preparato dalla mamma di Gianni, che si accompagna ai liquorini fatti in casa (nocino e limoncello), per terminare la serata in dolcezza.
Scherzo con il mio amico e lo prendo in giro per la sua iniziativa di rimborsare il biglietto del bus a tutti i clienti che raggiungono il locale con i mezzi pubblici. Infatti gli chiedo il rimborso del prezzo del parcheggio per la mia auto in virtù della datazione della nostra amicizia, ma non riesco a spuntarla.
Alla fine della serata è nell’abbraccio che ci scambiamo che sento il calore dell’amicizia e per me, come per lui, nonostante il passare degli anni, resteremo sempre i due ragazzini che giocavano a pallone a Piazza Dante, sotto lo sguardo severo della statua dell’Alighieri e quello degli allora più tolleranti Vigili Urbani.
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