Osteria L’Angolino a Napoli
Vico Medina, 14
Tel. 081-9758578
Chiusura: domenica
Prezzo medio: 30 euro
di Santa di Salvo
Diamo il bentornato all’Angolino, bistrot discreto in pieno centro commerciale rimasto chiuso dopo il Covid. Al comando, ora da solo, c’è sempre Alessandro Rinaldi. Lo abbiamo conosciuto anni fa, è sorridente e accogliente così come Valentina in sala. Il locale, piccolo e appartato nella piazzetta di vico Medina, mantiene quel che il nome promette. Clientela affezionata, voci basse, musica soft e una cucina “basica” con guizzi di autentica creatività e un menu rigorosamente stagionale. Di questi tempi troverete le alici ripiene con provola e limone, le crocchette di alalonga, le mezze maniche alla Nerano con le cozze e il provolone del Monaco, le due genovesi (di carne e di tonno). Buoni i secondi (pesce spada con gazpacho e salsa yogurt, totani e patate con i friarielli, sgombro con verdure e salsa di zucca senape e miele. Dolci al cucchiaio come la composta di fragole mele zenzero e crumble alle mandorle o la millefoglie con fichi e crema chantilly. In quella che si chiamava la City, una bella esperienza di “trattoria di quartiere” dove si mangia, si chiacchiera, si fa amicizia.
Qui di seuito la nostra prima scheda del 7 dicembre 2012:
di Tonia Limatola
C’è un angolo di pace nel pieno cuore caotico di Napoli e, per quanto, piccolo – non a caso si chiama “L’Angolino” – offre un mondo di piatti gustosi e leggeri, oltre che molto belli da vedere, per una pausa ristoratrice. Antonello Rinaldi vi accoglie nel suo locale, ristrutturato di recente dopo quattro anni di vita e ora aperto anche a cena, per farvi assaggiare delle vere prelibatezze. La tradizione napoletana rivive e cambia forma, restando succulenta grazie a una passione diventata mestiere da 27 anni.
Il menu ha una bella grafica, ma la lista delle pietanze (dall’antipasto al dolce, con una buona lista di vini campani) spalanca davanti a voi il desiderio di assaggiare tutto per quanto è appetitosa e invitante. Tutti piatti della cucina campana stagionale, ricette a base di pesce azzurro locale, piatti a base di verdure e carni di allevamento campani. Un paio di esempi? Tra gli antipasti: salumi e formaggi del Matese con composta di sedano e mela; guazzetto di frutti di mare con crostini; polpo brasato al pepe nero con patate al rosmarino e cicoria. Tra i primi piatti: mezzamanica al nero di seppia con calamaro e puntarelle e olive nere; candele fresche spezzate alla genovese con pecorino stagionato e basilico; scialatielli freschi al ragù di gamberi rossi e pesto di zucchine. Tra i secondi piatti: calamaro ripieno di cicoria con salsa di fave; cosciotto di agnello del Matese alle erbe con tagliatelle di melenzane e menta. Ho amato il tortino di pesce bandiera con le verdure e, dalle portate dei miei compagni di tavola, ho spiluccato la lampuga con le carote, il tonnetto all’extravergine con le puntarelle e persino la pancetta di maiale irpino al forno.
Ho buttato l’occhio anche nel piatto di un altro commensale vicino che, invece, aveva scelto la minestra del giorno, profumatissima, con cicerchie, pomodori secchi ed erbe selvatiche. Ci piace la filosofia del locale. “Faccio molta attenzione all’approvvigionamento delle materie prime,grazie ai fornitori di fiducia legati ad una imprenditoria territoriale di qualità, alla stagionalità e a tecniche di cottura che rispettino le caratteristiche dei prodotti – dice Antonello – Nella nostra cucina c’è la presenza costante di pesce azzurro freschissimo in abbinamenti con verdure e l’uso di erbe spontanee; e, poi, piatti vegetariani . Anche per i dolci la scelta è sempre dettata dalla stagionalità e alle varietà di frutti campani, come per la tarte tatin di mela annurca”. Aggià, i dolci.
Non so come ho fatto a ignorare finora l’esistenza di un budino di cachi con tronchetto di castagne e crumble di noci con salsa al cioccolato e cannella. Non c’è che dire, l’imbarazzo della scelta condiziona: bisogna sicuramente tornare.
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