Tripperia Fiorenzano
via Pignasecca
E’ proprio strano come certe volte la critica gastronomica è in grado di essere ripetitiva, assurda ed oscurantista quando si tratta di recensire locali. Mi viene spesso da pensare che certe recensioni avvengano unicamente ed esclusivamente su segnalazione di terza, talvolta addirittura a richiesta, e quasi mai per un vero lavoro di continua ricerca sul territorio: vale per i vini come per il mangiare.
Siamo nel cuore della Pignasecca dove perfino la stampa straniera si è scomodata per cantare le lodi dell’antica Tripperia Fiorenzano, uno dei pochissimi sopravvissuti “carnacottari” del capoluogo campano dove poter mangiare durante tutta l’estate il classico e freschissimo “o’ per’ e o’ muss”, rigorosamente sale e limone, mentre durante l’inverno freddo la mitica “carnecotta”, appunto, e la trippa al pomodoro comodamente seduti ad una tavola, seppur spartana. Più su, di fronte la funicolare di Montesanto, c’è l’altro Fiorenzano quello della rosticceria-friggitoria anche lui osannato dalla critica di settore e presente anche su diverse guide alla gastronomia partenopea.
Quello di cui voglio, invece, parlarvi è un terzo Fiorenzano (accanto al quale se ne trova un quarto sempre tripperia…) che è sistematicamente ignorato nonostante ripeto chi, per recensire gli altri locali, si presuppone che almeno una volta in questa zona ci sia fisicamente venuto. Sicuramente quella vetrina praticamente in mezzo alla strada non è il massimo ed il fatto di non avere praticamente nessuna possibilità di accomodamento all’interno non aiuta. Eppure il contenuto di quella vetrinetta è assolutamente invitante nell’aspetto come nei profumi. Qui si possono divorare i classici cibi da strada napoletani: arancini di riso, crocchè (di vera patata), parigine, frittatine di pasta con la carne, montanare, focacce con provola e pomodori all’insalata, ripieni fritti di sola ricotta o prosciutto e ricotta, calzoncini al forno con provola e melenzane, oppure la vera pizza fritta con provola e pomodoro e la sua versione completa con l’aggiunta di ricotta e cicoli. Insomma un vero e proprio ben di Dio per tutti gli amanti del genere. Ma è il pagnottello che merita ancora una volta (dopo ave recensito quello della Masardona alle Case Nuove e quello del panificio Da.ri sotto il ponte di Corso Malta) gli onori della cronaca. Questa versione è particolarmente ricca: carne e salumi, uova sode, il tutto avvolto in un impasto morbido e gustoso di pane, chiaramente unto e reso ancor più saporito dall’impiego generoso di sugna. Una prelibatezza da un euro e cinquanta (sì avete capito bene) che può fare da pranzo e anche da cena, tutto dipenderà solo dalla capacità, intesa come capienza e potenzialità digestive, del vostro stomaco.
Fabio Cimmino
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