Napoli, La Marisqueria: ‘o sushi napoletano a Mergellina

Pubblicato in: Il mare

Via Andrea D’Isernia 6
tel. 081/7616354,  fax 081/680563

A chilometro zero che più zero non si può – nel senso che scendo a piedi di casa – e d’amblè, la pescheria all’angolo si trasforma in un locale attrezzato ed accogliente di sushi mediterraneo. Possibile che non me ne fossi accorta?


Succede, una mattina passo di là e “scopro” che Salvatore Muro, dal mese di giugno, la sera apre “La Marisqueria”, ostriche e champagne, in via Andrea D’Isernia. Non posso perdermi quest’occasione, e mi concedo una cena di crudi di mare.


Monica saluta sorridente e Gennaro dietro al banco si lascia fotografare; è curioso, l’impressione è di stare in un ambiente familiare ma differente; il menù del giorno offre gnocchetti alla Luciana (per chi non è napoletano, con polpi affogati in casseruola: il nome proviene da Santa Lucia quartiere di Napoli noto per canzoni e borgo marinaro), insalata di mare, filetto di spigola (=branzino) all’acqua pazza, frutta e dessert. No, io voglio il piatto crudo con scampi, gamberoni, coroniello e tartare di pesce spada, l’alternativa è l’affumicato con baccalà, salmone, pesce spada e tonno, oppure il piatto marinato di alici, salmone, pesce spada e spigola di mare.


Approvo l’asterico in fondo che recita «gli ingredienti di ciascuna pietanza possono essere variati per esigenze stagionali del periodo o per indisponibilità di approvvigionamento» a garanzia del pescato giornaliero. E scelgo il vino, Müller Thurgau 2008 Abbazia di Novacella, perfetto nel suo incrocio di vitigni semiaromatici sylvaner e riesling nell’abbinamento con il mio crudo, soprattutto con la muscolarità del coroniello (è la parte del baccalà più vicina alla testa, centralmente c’è il mussillo, altro termine partenopeo con cui si definisce il merluzzo essiccato sotto sale).
Una spolverata di pepe macinato al momento esalta la dolcezza degli scampi e dei gamberoni, e aromatizza la sapidità della tartare di spada.

La carta dei vini è equilibrata nelle referenze territoriali campane, con le etichette dei bianchi e giusto qualche rosso di Marisa Cuomo, D’Ambra, Feudi di San Gregorio, Mastroberardino, Moio, Mustilli, Clelia Romano, Terre del Principe e Villa Matilde, e ben distribuita nel resto d’Italia con Abbazia di Novacella, San Michele Appiano, Jermann, Ceretto, Tormaresca, Donnafugata, Miceli, Planeta, e Capichera: stiamo parlando di una pescheria che lavora di giorno, chiude alle 15 e di sera si riconverte, e il ricarico sulle bottiglie è più che onesto, ve l’assicuro, una sommelier sa quanto costa un vino! Per le bollicine si va sul classico, Franciacorta Berlucchi e Trento Ferrari, o Prosecco Canevel, e Champagne Mumm e Veuve Clicquot: ammetto che mi sarebbe piaciuto trovare anche una bollicina campana, il consiglio magari alla prossima! Mentre scatto qualche foto mi lascio tentare da Gennaro che sta aprendo dei taratufi o tartufi di mare che dir si voglia, e li prendo al posto del dessert.

Sono 30 coperti, e si cena su tavoli alti a scavalco dei banchi dei crostacei, è preferibile prenotare, aperto di sera giovedì venerdì e sabato e per feste private, con possibilita di parcheggiare l’auto, dopo le 20 trovate posto; e il prezzo pagato di nemmeno 30 euro.
Ce l’ha un difetto? Sì, troppo vicino casa mia, rischioso per la linea e la pigrizia.

Michela Guadagno


Exit mobile version