di Marco Contursi
Napoli è sempre stata chiamata “la città che non dorme mai”, perché a qualsiasi ora era possibile trovare persone in strada, magari scugnizzi che giocavano a pallone alle 3 di notte, complice anche il clima quasi sempre mite e l’apertura notturna di tanti bar per poter sorseggiare un buon caffè. Un unicum, fino a pochi anni fa, poiché in quasi tutte le altre città d’Italia, trovare un bar aperto di notte era impresa ardua. Dal 17 marzo lo sarà anche a Napoli poiché il sindaco Manfredi con una ordinanza sindacala ha individuato 5 aree ( Chiaia Posillipo, Vomero, Bagnoli, Centro storico, Ferrovia, in cui “gli esercizi in sede fissa e mobile di somministrazione di alimenti e bevande, di vicinato alimentare nonché di produzione artigianale di alimenti e dei chioschi alimentari su area pubblica cittadina, esclusi ristoranti e pizzerie relativamente al servizio ai tavoli” dovranno chiudere alle ore 01:00 dalla domenica al giovedì e alle 02:00 il venerdi e il sabato, divieto dopo le 24 di vendere alcolici da asporto e di diffondere musica all’esterno.
Se c’è una cosa che la politica ha capito con la pandemia è che il popolo italiano è fatto di pecore, che puoi bastonare come vuoi, tanto non dicono nulla.
E quindi si possono mascherare mancanza di capacità operativa e inettitudine di chi Governa con ordinanze che comprimono i diritti fondamentali di una persona, tra cui quello di prendersi un caffè quando gli pare.
Esempio classico il Governatore De Luca che senza una evidenza scientifica portata in supporto, ha chiuso pizzerie e scuole mentre nel resto d’Italia erano aperte, ha sospeso le cure mediche ospedaliere e obbligato a portare le mascherine all’aperto quando nessuno lo fa più.
Farlo con la motivazione “Io ritengo sia giusto”, senza un supporto scientifico/razionale al provvedimento è tipico dei regimi assolutisti, dove uno comanda a proprio piacere. E che un singolo non può essere infallibile è stato dimostrato dal fatto che nonostante il Tar abbia riaperto le scuole, non c’è stata nessuna impennata nei contagi o catastrofe sanitaria, come paventato dal nostro Governatore. E sarebbe stato lo stesso per la chiusura degli ospedali e per l’obbligo di mascherine, ma nessuno ha proposto un ricorso al tar, perché spesso anche associazioni di consumatori o politici di opposizione sono inadempienti ai loro doveri.
Veniamo alla chiusura dei bar. Che la movida indiscriminata sia un problema è evidente, che a Napoli si sia diffusa da anni una cultura dell’illegalità che va dalla carta a terra a fenomeni di matrice camorristica pure, ma la soluzione non può essere chiudere i bar e privare anche i cittadini perbene di un caffè o un cornetto di notte, magari chi proprio a quell’ora finisce di lavorare e cerca un ristoro, prima di tornare a casa.
L’illegalità si vince innanzitutto con la repressione, che non passa solo per un intervento dell’autorità durante il momento di flagranza di un reato, ma per una pena certa, duratura e giustamente afflittiva. Che il carcere debba avere una funzione rieducativa, come sancito dalla Costituzione, raccontatelo ad un altro. La storia lo insegna, basti pensare a Cutolo e alla sua ascesa criminale, nata proprio in carcere. Il carcere deve avere una funzione preventiva, ossia tenere dentro il più possibile (o a casa, se ai domiciliari) chi dimostra di non voler fare altro nella vita che delinquere, mentre parimenti andrebbe supportato concretamente chi, dimostra di voler cambiare registro e di voler lavorare onestamente.
Inoltre vanno portati avanti interventi di inclusione sociale, di avviamento al lavoro, di supporto serio a scuola e parrocchie.
Tutto questo che a Napoli sembra latitare e la politica quindi che fa? Chiude i bar, invece di chiudere i delinquenti. Privando quindi anche gli onesti cittadini del piacere di un caffè notturno o di un cornetto.
Idem per i locali, chi non rispetta le regole va chiuso, senza se e senza ma, mentre chi lavora nel rispetto di tutti va tutelato e non assimilato nel provvedimento afflittivo a chi fa come gli pare.
Ma è mai possibile che a Napoli debba essere tutto sempre più difficile, anche prendere un caffè, o venderlo per tirare avanti?
Ai titolari di bar che perderanno una fetta importante dei loro introiti, chi ci pensa? Quali sgravi ha pensato per loro il Sindaco per ristorarli delle perdite?
Tutto tace dal Palazzo di Città, mentre i titolari dei locali promettono battaglia. Mala tempora currunt….
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