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Aperto la sera
Sui 90 euro
di Tommaso Esposito
C’è un panorama mozzafiato dal terrazzo del Comandante.
Di giorno l’infinito del golfo.
Di notte le stelle e qualche luccichio all’orizzonte.
La lampara che incanta polpi e moscardini?
Pescator di Posillipo?
Forse, ma che fa?
È bello cedere a lusinghe e confabulazioni.
Dunque, nella cucina di questo luogo da Dio c’è uno dei più talentuosi giovani chef campani, Salvatore Bianco.
Che cosa propone a chi siede presso la sua tavola?
È presto detto.
I classici del Comandante, gli ultimi due anni di proposte che, tra l’altro hanno portato alla Stella Michelin.
Come l’Assoluto di Gambero rosso del 2012.
Uno e trino con le sue diverse scomposizioni in carpaccio, in cottura shabu shabu e a crudo.
Qui la dolcezza naturale del crostaceo viene mitigata dagli accenni di freschezza espressi dalle salse d’agrumi e di frutti, dall’ amaricante di qualche germoglio, mentre la burrosità viene contrastata dai semi tostati.
Intanto proprio il burro di bufala di Barlotti, che spiazza finalmente l’infranciosato di Normandia, bene si accompagna ai grissini e ai pani fragranti presentati nelle forme più variegate.
L’ insalatina di gamberi rossi con l’intenso della bisque fa recente pandant con l’Assoluto e anch’essa si esprime sulle note più dolci.
Candida è la seppia arrostita con crema di piselli secchi e pane al nero. Piatto tenue, delicato.
Ti aspetti una bella botta di sapore dalla Linguina con capitone alla brace, alloro e pomodori secchi e così è.
Lo stesso ti attendi, ma riesce un po’ meno, dal Risotto con provola di Agerola, broccoli, prosciutto d’oca e sugo di carne.
Poi i secondi.
Di pesce c’è la Triglia con crema alle erbe. Lieve, quasi etera.
Di carne c’è la faraona con senape vino bianco e The affumicato. Suadente per gli intingoli
E la pancia di maialino con soia miele e rapa bianca. Morbidissima per la cottura, raddolcita dal miele che la rapa bianca nella sua neutralità sostiene.
Belli e di grande modernità i dolci, così poco zuccherini, eppure golosi per l’essenza, nulla oltre l’essenza, delle cose impiegate.
Il gelato di fragola.
Il gelato alla nocciola.
La mousse di yogurt di bufala con crema di limone di Sorrento, meringa alla lavanda e croccante al miele.
La Sfera di cioccolata e mousse di banana.
I macarons e la piccola pasticceria.
Ecco, la proposta di Salvatore Bianco presenta oggi un Comandante che si dimostra, a suo modo, rassicurante per chi giunge a Napoli, magari lungo la scia delle stelle impresse nella Rossa, e si attende un’ esperienza gustativa confortevole, senza scossoni.
Ad eccezione di quanto proposto nei desserts, la scelta di materie prime incanalata nell’alveo delle griffate distribuzioni d’eccellenze gastronomiche, non certo del pescatore di Posillipo, dell’ortolano vesuviano, del piccolo allevatore casertano o sannita, come la prevalenza delle suggestioni esotiche (che non scorgono, ad esempio, l’aia di prossimità) o delle note dolci al palato sono limiti e confini che gli strateghi dei grandi alberghi o relais tendono a non far superare tra i fornelli. Il rischio omologazione, insomma, non spaventa.
Eppure grandi guizzi ci sono, sono consolidati e lasciano sperare che in un posto incantevole come questo la passione del cuoco possa osare di più.
Sempre di più, pescando magari nel Golfo e frugando tra gli orti flegrei.
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