Cantina della Tofa
Vico Tofa 71, Quartieri Spagnoli
Tel. 081 414011 – Mobile 3663563331
www.cantinadellatofa.it
Aperto: a pranzo e cena
Chiuso: Lunedì
Ferie: 15 luglio – 5 settembre
Carte credito: no
di Giulia Cannada Bartoli
Tofa… what is this? A parte il piccante significato dialettale, si tratta di una conchiglia per avvisare che dal mare stavano arrivando le barche dei pescatori. Non è un caso che vico Tofa sia l’unico vicolo dei Quartieri Spagnoli che a sinistra guarda verso il mare.
Il locale era una vecchia mescita di oltre 50 anni fa, in terra c’è ancora la botola in discesa per far rotolare le botti verso via Roma.
Gli arredi fanno presagire che non siamo in linea con lo stereotipo di osteria passata di generazione in generazione. Andrea e Sara sono innamorati di Napoli e delle sue tradizioni, ma non vengono dal “mestiere”. Li ha uniti la passione per la cucina napoletana e il desiderio di fare qualcosa per risollevare il destino di zone degradate della città.
Ecco questi sono gli unici elementi di modernità, per il resto tutto riporta alle tradizioni: dalla, apparentemente scelta “scansa fatiche” del periodo di ferie ( la Tofa è un locale invernale) all’amore per la cucina tradizionale a prezzi popolari; la mise en place è quella tipica delle osterie, piatti bianchi e tovaglioli di carta.
La clientela è composta per la maggior parte da turisti, visto che la cantina è presente su molte guide, ma, è anche molto vicina a via Toledo centro commerciale della città. Si respira un’aria allegra e informale, si parla in napoletano, insomma non manca niente, l’unico elemento di diversità è che le famiglie Magrì e Cappitti non provengono da generazioni di osti e ristoratori. Andrea e Sara si sono dati da fare, hanno cercato personale plurilingue e, per la cucina, una chef, Monica Fiorillo, giovane e appassionata napoletana verace che si alterna con Andrea ai fornelli. Gli ingredienti sono tutti di prima qualità, Andrea si occupa della spesa e sceglie solo il meglio.
I sapori e la cultura della cucina sono quelli di una volta, manca l’ “anzianità” dei cuochi, ma, nulla, farebbe presagire di essere in mano ad improvvisati. La conoscenza dei piatti, delle ricorrenze e vecchie usanze, quella c’è tutta.
Il menù cambia praticamente ogni giorno, dal momento che la cantina si trova in uno dei mercati a cielo aperto più grandi della città, Andrea e Monica possono permettersi di scegliere al momento, o, per accogliere particolari richieste dei clienti. Il pane è quello saporito dei forni a legna dei quartieri, la pasta delle migliori marche in grande distribuzione.
A parte qualche tentativo ben riuscito di rivisitazione di sapori antichi, come gli spaghetti al baccalà al profumo di limone, e qualche scivolata (stile anni ’80) sulle farfalle al salmone non manca nulla. Il piatto forte della cantina è il baccalà della migliore qualità, proveniente direttamente da Somma Vesuviana (Na) e proposto in diverse versioni, ad esempio alla luciana.
Immancabili le minestre con i legumi e la pasta e patate con la provola.
Sfizi e contorni seguono rigorosamente la tradizione partenopea, insostituibile la “tiana” (ruoto) di parmigiana di melanzane, seguita a ruota, da una serie di tradizionali contorni della Napoli “magna foglie”:
Il pane dicevamo arriva dalla zona, è in generale molto difficile trovare del pane cattivo a Napoli.
Il fatto che questo locale sia molto frequentato dai turisti cd. “ F.I.T, (free individual tourist) è un ottimo metro di giudizio, poiché si tratta di persone che scelgono con la propria testa, senza lasciarsi intruppare in caotici super bus gran turismo. Andrea e lo staff si fanno in quattro per lasciare un buon ricordo ai propri clienti e ci riescono molto bene; la cantina è anche frequentata da una certa “Napoli bene” e anche questo la dice lunga: buona antica cucina a prezzi popolari. La cucina, tranne particolari piatti, come parmigiana, ragù e genovese, è tutta al momento, si aspetta il tempo di cottura della pasta. Sara e Andrea appartengono ad una generazione di trentenni che ha deciso di inventarsi un mestiere e non restare parcheggiata in anni universitari senza fine; il loro amore per la cucina tradizionale e per Napoli è davvero confortante: hanno creato un piccolo covo di circa trenta posti dove la cucina partenopea foriera dei buoni sapori di una volta, è regina e dove per mangiare non si spende una fortuna. I primi e i secondi base sono proposti tra i 6 e i 9 euro, i contorni sono tutti a 3 euro, se ci si avvicina al pesce o a carni più pregiate si sale di poco; i desserts fatti in casa vengono venduti a 4 euro; il notevole aglianico della casa, che arriva dal beneventano si vende a 2 euro per un quartino. Non siamo certo di fronte alle trattorie low cost incontrate in passato, ma possiamo tranquillamente rientrare nel budget dei 20 euro abituali.
Le famiglie di Andrea e Sara non sono del settore, ma in fatto di cucina tradizionale sono dei veri esperti, di qui frequenti gare tra famiglie a botte di gattò, pasta al forno, ragù, o pastiere; inutile dire “buon sangue non mente” perché questi due ragazzi insieme a tutto lo staff si dedicano con sconfinata passione alla cucina di tradizione ed esprime grande cordialità verso il cliente. Giovani sorrisi e tradizionali sapori genuini hanno creato un connubio difficile da dimenticare.
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