Nanni Copé Vitulazio
Via Tufo 3
Tel. 330.879815
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Ettari vitati: 2,5 di proprietà, a Squille di Castel Campagnano, oltre ad alcune decine di piante di Casavecchia a Pontelatone.
Enologo: Giovanni Ascione
Agronomi: la conduzione agronomica é pianificata e gestita da Giovanni Ascione, con i consigli di Vincenzo Coppola e Maurizio Alongi.
Allevamento e densità di impianto: Vigna Sopra il Bosco (Squille) é un vecchio tendone, trasformato con due capi a frutto di lunghezza variabile, in media con sette gemme a lato; Vigna Scarrupata (Pontelatone) é a spalliera alta casertana, con la classica potatura a scacchiera ed un’altezza tenuta entro i tre metri.
Composizione chimico-fisica del terreno: Vigna Sopra il Bosco ha un suolo di arenaria purissima, che per i primi 80 metri di profondità porta ad avere solo sabbia, pH 7,5; Vigna Scarrupata ha un suolo di sabbia vulcanica estremamente leggero, pH 6,1.
Produzione: 45 q/ha a Squille, di pochi chili a Pontelatone.
Esposizione vigne: Vigna Sopra il Bosco a Nord-Ovest, Vigna Scarrupata non ha esposizione prevalente.
Epoca di impianto delle vigne: Metà anni “80 per Vigna Sopra il Bosco, seconda metà dell’’800 per Vigna Scarrupata
Altezza media: Vigna Sopra il Bosco 230 m/slm, con pendenza media del 13% e massima del 25%; Vigna Scarrupata 80 m/slm.
Lavorazione del terreno: nessuna lavorazione, se non trinciature mirate e ripuliture meccaniche o manuali sul filare.
Conduzione: fin dall’inizio, in regime sostanzialmente biologico, ma non certificato.
Lieviti: spontanei o selezionati varietali a seconda delle raccolte.
Mercati di riferimento: Italia 45%, Estero 55%.
Bottiglie totali prodotte: variabili di anno in anno; massima produzione nel 2012, con 7.700 bottiglie e qualche magnum.
Percentuale di uve acquistate: 0.
Vitigni: Pallagrello Nero, Aglianico, Casavecchia.
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LA STORIA
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Questa è la storia della doppia vita di Giovanni Ascione (“Una vita tante vite” è il motto aziendale), una metempsicosi che lo ha trasformato da manager di grandi multinazionali che consumano il Pianeta a piccolo viticultore da neanche diecimila bottiglie. Arriva forse un momento della vita in cui ci si rende conto che conviene assecondare le proprie ossessioni: dopo aver frequentato i corsi Ais, Giovanni si mette in gioco a Caiazzo, siamo nell’Alto Casertano, uno dei territori più incontaminati d’Italia, aprendo il ristorante le Volte di Annibale e Bacco. Una esperienza di trincea che serve per capire le bizze e i problemi del consumatore finale, uno sbocco antropologico ben diverso da chi si ferma solo alla sorgente del tema senza percorrere tutto il fiume fino alla foce. Gli fa gioco il senso pratico.
Poi la specializzazione con il master a Roma da Franco Ricci, la collaborazione con Bibenda, i viaggi assidui e continui in Francia e nel mondo. Diviene una sorta di Pico della Mirandola del vino europeo perché dietro i modi gentili e cortesi c’è un bel carattere tosto e deciso che fa sconti sulla forma ma mai sulla sostanza delle cose. Iniziano anche impegni lavorativi significativi sul campo, come quella con Libera in Sicilia e Puglia.
Nanni Copé è proprio lui. Il piccolo Giovanni Ascione – Cioppa, cognome della madre pronunciato le prime volte. Oggi la sintesi del meglio che ha espresso la Campania negli ultimi vent’anni: l’esperienza dirompente di Montevetrano e Terra di Lavoro degli anni ’90, la capacità di comunicare di Enzo Ercolino, la tradizione Mastroberardino, la presa di coscienza della necessaria verità in vigna a cui ha contribuito la corrente neopauperista, l’enologia di Moio, e alza le vele assecondando le correnti ma senza trascurare i venti.
Vitigni autoctoni, vigne a pergola a piede franco ma anche a spalliera su questa cuna acquistata grazie agli amici Manuela Piancastelli e Peppe Mancini con i quali confina. Le prime vinificazioni fatte presso i viticoltori di Pontelatone, poi da tre vendemmie in proprio. Nasce così a Vitulazio, sempre Alto Casertano, uno dei vini rossi più buoni in assoluto della Campania, tra i più interessanti in Italia, un ritorno al blend di stile bordolese nella regione del monovitigno. Tra alberi di pompelmo e l’orto nasce la piccola cantina dimensionata per il suo bisogno e diventa un cult.
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I VIGNETI
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Giovanni conosce ogni pianta, rigidamente catalogata a Sabbie di Sopra il Bosco. Non è sicuramente retorica scrivere che il buon vino parte dalla campagna, da una frutta sana e ben maturata e l’ossessione e la pignoleria del nostro amico veramente non conosce limiti. La vendemmia può anche durare più di un mese perché le diverse uve anno tempi di maturazione molto diversa, non solo per i biotipi, ma anche per le caratteristiche dell’impianto che ha una pendenza del 13 per cento e che detta tempi molto diversi. La lavorazione procede per macrozona in base alla schedatura, dalla sfogliatura alla raccolta. L’obiettivo, che Giovanni non osa neanche confessare, è che la vendemmia procede quasi pianta dopo a pianta e può durare anche un mese come è avvenuto nel 2012. Aglianico e Pallagrello tendenzialmente maturano nello stesso periodo. Raggiunta la quota, si parte con la vinificazione di entrambi i vitigni. Compreso il Casavecchia ottenuto dalle piante secolari a Vigna Scarrupata.
La viticultura non è certificata biologica, ma viene portata avanti con crietri ecocompatibili. Gli ettari coltivati sono divisi in due: il grosso, coltivato ad aglianico e pallagrello nero (80%) è a Sabbie di Sopra il Bosco. C’è poi un ettaro circa di antiche viti di casavecchia piantate da tempo immemorabile che sopravvvono a piede franco. Il vino, dunque, prima ancora che nella selezione dei legni, prende forma in campagna con questa scelta a guyot bilaterale di antico e moderno.
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IL VINO
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Sabbie di Sopra il Bosco Terre del Volturno igt
Uve: pallagrello nero, aglianico, casavecchia
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Fascia di prezzo: 25-30 euro in enoteca
Bottiglie prodotte: 6000-8000
Il rosso di Giovanni Ascione è un vino di grande eleganza, a cominciare dal colore rosso rubino che resta inalterato negli anni senza cedimenti, ben fissato anche grazie all’uso sapiente del legno di cui il nostro è gran conoscitore. Il naso è ricco di frutta, note balsamiche, leggero allungo fumé, rimandi terrori e di funghi in alcune annate, al palato trasmette una enorme quantità di energia in cui il corpo del vino e l’acidità sono sempre fuse alla perfezione. Quello che cambia nel corso delle annata è la dimensione della materia nel malato mentre la spinta acidtà resta una costante a livello di percezione, ed è quella che fa sempre finire la bottiglia. All’inizio della sua vita questo rosso si beve all’insegna della ciliegia matura e fresca, poi evolve e passa dal rosso al nero mentre scava nel tempo, anno dopo anno. Impossibile dire quanto dura, faremo una previsione allora che non ci sarà possibile vedere smentita: almeno 50 anni!:-)
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CONCLUSIONI
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Se non si fosse dedicato al vino Giovanni sarebbe un perfetto serial killer per la precisione con cui procede vendemmia dopo vendemmia cercando di togliere al caso ogni possibilità. Funziona la sua formazione scientifica che ben si equilibra con il suo cuore e la sua empatia con la vigne e con gli uomini. La sua gioia di vivere si trasmette nel vino e chi lo beve incontra in questo momento la migliore sintesi possibile della Campania sul fronte del rosso. Ci chiediamo, noi bianchisti incalliti, cosa potrà fare con il bianco se, come pare, ha un bel progetto di lungo termine da portare avanti. Il suo esempio dimostra sostanzialmente che il vino e la fretta sono un ossimoro e che vince solo chi capisce che il tempo è l’ingrediente migliore da spendere nel bicchiere. Un solo appunto, di comunicazione: non aver chiamato il vino come l’azienda, dargli il nome della vigna è stata l’unica suggestione ideologica a cui ha ceduto. Anche i serial killer sbagliano una volta, almeno nei telefilm.:-)))
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