Peter Willburger, incisore tirolese nato nel 1942 a Hall e scomparso dieci anni fa, rappresenta l’ultimo guizzo di una poderosa e straordinaria marmaglia di artisti, scrittori, artigiani, viaggiatori, poeti che, a partire dalla seconda metà dell’700, sono stati irresistibilmente attrati dal sole e dai lazzari del Regno delle Due Sicilie sino a decidere di trascorrere qui la gran parte della loro vita e regalando emozioni e segni straordinari. Peter, Settimo figlio di una numerosa famiglia, studia disegno e pittura, si innamora del jazz, scrive per il teatro e i giornali locali e, a quindici anni, vorrebbe già frequentare l’Accademia di Belle Arti di Ginevra. Attratto dalla cultura mediterranea, parte per l’Italia per la prima volta nel 1958, fermandosi sulle coste salernitane, luogo nel quale ritornerà pochi anni dopo, sposato con Eva Neururer di Innsbruck. Grazie a una borsa di studio dal governo tirolese, si ferma a lungo ad Acciaroli nel Cilento, dove realizza una grande pittura murale per l’asilo locale. Nel 1968 si trasferisce definitivamente a Raito, una deliziosa frazione di Vietri sul Mare scavata a mezza quota sulla roccia con vista sull’infinito. E qui ha lavorato per trent’anni, le sue creazioni le trovate sul sito (www.peterwillburger.com) gestito con passione dalla figlia Tonia. Un esempio di come il Sud sia stato capace di attrarre soprattutto arte e cultura piuttosto che capitani d’industria sostenuti dalla spesa pubblica. Ora c’è un vino a portare il suo nome, oltre che una sua opera in etichetta: è il Naima riserva 2004 versione Magnum proposta in questi giorni in uscita da Viticoltori De Conciliis, l’ennesimo segnale di come questa azienda cerchi rapporti con l’anima del territorio, con quanto di meglio esprime, volgendo al metodo della creazione interdisciplinare come si diceva spesso una volta. Ricordiamo, tanto per citare qualcosa, la collezione con le foto d’autore sul Cilento in occasione del decennale, la continua ricerca di nuove idee, il sogno mediterraneo nei nomi dati ai vini. Il Naima 2004 è una delle migliori versioni di sempre dell’Aglianico lavorato da Bruno, la Riserva ha goduto di un ulteriore affinamento in legno prima di uscire dall’azienda. Dopo tanta irrequietezza, il rosso ha acquisito in questo millesimo una ponderatezza classica, forse meno spiazzante ma decisamente più completo: il naso è complesso e avvolgente, elegante, al palato la materia, pur volando su estratti molto alti, è sostenuta da piacevoli tannini risolti elegantemente e dalla solita freschezza ben ammagliata all’alcol. Un vino che a Eva, grande appassionata e sommelier, piace molto: adesso ogni sorso le ricorderà ancora di più se possibile, il suo Peter con cui ha condiviso il sole del Sud e la ricchezza dell’azzurro negli occhi.