Naima 1997 Paestum igt, vent’anni dopo

Pubblicato in: Salerno
Naima 1997

Naima 1997

VITICOLTORI DE CONCILIIS

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: non in commercio
Fermentazione e maturazione: legno

Cacchio, sembra ieri. Dico il pranzo che feci a Castellabate nel 1997 nel quale conobbi Bruno De Conciliis e Luigi Maffini. Me lo ha ricordato questa bottiglia che tenevo stipata da quasi vent’anni e che ho aperto su un grande pollo dello Stuzzichino a Sant’Agata sui Due Golfi. Sembra ieri quando bevemmo il Naima in verticale proprio da Bruno insieme a Sigfrid Verbert, Adele Chiagano, Mauro Erro (guest star mia moglie Annarita in una delle sue rare apparizioni) e invece era il 2010.
Come sta questo vino che ha fatto epoca dopo quasi vent’anni? In perfetta forma, ma come un salotto dell”800 ben tenuto. Antico ma non invecchiato. Il naso esprime gheriglio di noce in maniera quasi monocorde, lascia poco spazio a conserva di amarena, carruba, fungo e tartufo. Al palato è ancora fresco, in equilibrio tannico e alcolico, ben abbinabile e senza sintomi di invecchiamento. Noti come sia una compiuta espressione del rosso anni ’90 ben fatto e non reso ottuso dall’eccesso di legno: scuro come la pece, muscoloso, materico. Insomma, un anni ’90 buono e ricco, decisamente impegnativo, impossibile da prendere sottogamba.
Il vino è come una boa, segna un percorso della tua vita. Ti rendi conto di come sono cambiate le cose ma anche di come sei cambiato tu. Berlo su un pennuto d’autore in una domenica autunnale in Costiera è stato il momento migliore per stapparlo.
Si, la 1997 è stata una grande annata.

Scheda del 30 luglio 2008. C’è una questione psicologica molto sottile quando sei ospite e ti offrono una grande bottiglia: bisogna cogliere la linea di confine che separa chi si sente obbligato a farlo e chi invece la vuole condividere. Nel primo caso è buona educazione dire no, nel secondo bisogna accettare con gioia per poi ripagare alla prima occasione il beltolto. Non sono regole da galateo per signorine vittoriane, del resto in questo momento nel nostro paese prevalgono l’ostentazione e la mancanza di pudore dopo vent’anni di esercizio di tv berlusconiana, ma semplici indicazioni per capire se la bottiglia offerta la godrete oppure se la degusterete semplicemente. La notte era ormai entrata nelle nostre teste, l’ultimo pezzetto di formaggio quando Berardino sparisce nel suo caveau segreto, credo sia una botola sotto il pavimento nascosta da un tappeto come nei romanzi di Salgari, e ne esce con una magnum di Montepulciano d’Abruzzo Villa Gemma 1992 e una di Naima 1997. Stessa scena bimagnum la seconda serata con il Barbaresco Bricco Asili 1985 e il 50&50 1993. Si sono chiuse così le giornate di Vini Buoni d’Italia a Terre di Conca, con un attacco alle riserve, per la verità molto robuste, del nostro amico. Il Naima 1997 di Bruno, con il quale abbiamo in programma una scalata ferragostana sul Cervati, la cima della Campania, per purificarci l’anima per poi purificarci le papille alla Piazzetta da Ali, mi ha riportato la mente la prima visita nel maggio 1998 quando questo rosso irrequieto era già in barrique seguito da Saverio Petrilli: fu un giro nelle sue vigne e in cantina, allora iniziava l’avventura e c’erano centinaia di galline che starnazzavano perché l’allevamento era l’attività principale dell’azienda portata avanti da Alessandro. Poi andammo, con Bruno, da Luigi Maffini e terminammo con un pranzo a San Marco di Castellabate di cui conservo ancora le foto. Summer 1998, summer 2008. Quanta bella strada fatta e come è cambiata, grazie a questi due viticoltori, la percezione della Campania e del Cilento fuori regione: in un territorio anziano e indolente, una ventata fresca, rapace, la dimostrazione di come le cose possano essere rovesciate e che non è vero che tutto è destinato a restare così come lo abbiamo conosciuto, ma soprattutto la voglia di partecipare alla rivoluzione vitivinicola e diventarne attori. E siamo appena all’inizio del cammino, perché bisogna gestire il risultato e guardare avanti, mi piace molto la scelta di Bruno di impegnarsi nella neonata federazione dei viticoltori indipendenti, solo attraverso l’associazionismo e la costituzione di una lobby di chi è impegnato nella terra si può sperare di incidere in questo mondo agricolo italiano appena uscito dallo scampato pericolo Wto. Lo ritrovo, così, quel Naima in magnum, dopo dieci anni perchè un’altro protagonista della trasformazione meridionale l’aveva acquistata e conservata a lungo senza venderla alla mitica Caveja di Pietravairano. Dal punto di vista tecnico, l’interesse era solo concentrato sulla qualità del vino perché non esistono storici di Aglianico Cilentano, io temevo la scomposizione della materia o il precipitare verso toni monocordi come succede quando alcuni vini spinti vengono provati dopo qualche tempo. Invece devo dirvi che tutto è filato alla perfezione: il colore non posso ricordarlo, ma la freschezza della bocca era integra, non c’erano tracce ossidative, la frutta aveva sostanzialmente tenuto e ancora tesseva la sua trama con gli aromi rilasciati dal legno. Et voilà. Un piccolo segnale, cari amici, istruzioni per l’uso con il Naima: potete conservarlo bene e tranquillamente, almeno sino ai dieci, che dico, undici anni, senza temere problemi. Insomma, anche se non sl terreno vulcanico, l’aglianico conferma la sua longevità, magari ha il vantaggio di non essere isterico e nervoso all’inizio. Lo abbiamo provato sul formaggetto di pecora di cui vi parleremo presto. Beh, adesso sapete perchè il Naima è uno dei miei tredici bicchieri del cuore segnalati sulla Guida dei vini di Salerno.

Sede a Prignano Cilento,  Contrada Querce, 1. Tel. e fax 0974 831090. deconciliis@hotmail.it. www.viticoltorideconciliis.it Enologo: Bruno De Conciliis. Ettari: 25 di proprietà. Bottiglie prodotte: 150.000.Vitigni: aglianico, fiano.


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version