di Adele Elisabetta Granieri
Addio a Giorgio Grai. Enologo e gourmet, uno dei consiglieri più ascoltati di Luigi Veronelli e Gualtiero Marchesi, uomo di cultura e sensibilità, punto di riferimento di un’intera generazione di enologi, giornalisti, degustatori e chef.
Ha creato grandi vini in Alto Adige, dapprima con il marchio Bellendorf, poi con il proprio nome: si racconta che all’assaggio del suo celebre Pinot Bianco, Andrè Tchelistcheff, deus ex machina della Napa Valley, rimase senza parole e si inginocchiò. Giorgio Grai ha dato lustro all’Italia intera collaborando come consulente di indubbio talento, con risultati davvero importanti, a cominciare dal Verdicchio di Ampelio Bucci.
Le riviste specializzate lo hanno definito “uno dei migliori nasi al mondo”, altri al naso hanno accostato anche il palato, perché Giorgio Grai è stato – oltre che un enologo di fama internazionale – anche un eccellente gourmet, cresciuto al fianco dei più celebri chef europei.
Nato a Bolzano da padre triestino e madre trentina, in un momento in cui la cultura vitivinicola del nostro Paese era ai minimi storici, è riuscito a dare un contributo davvero decisivo alla crescita e al lustro del panorama enologico italiano.
Ci mancherà tanto Giorgio Grai
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