Ci sono vini che hanno un destino più complesso dell’essere semplicemente bevuti. Per esempio il Montevetrano 2009 che già in occasione di questa scheda fatta alla fine del 2011 fu l’occasione per tirare una somma. Ritroviamo questa bottiglia a noi cara in una storica steakhouse di New York, Keen’s sulla sulla 36esima che ci è stata consigliata da Faith Willinger. Capita subito dopo una bevuta quasi didattica spesa su agnello e vitello alla brace, cioè partiti da un Pauillac (Chateau Béheré, Courtin 2009) per passare al Nuit-Saint-Georges (Domaine Chevillon, 2009) sino al Montevetrano 2009. E si comprende il motivo del successo del grande rosso di Silvia Imparato a livello internazionale: in carta a cento dollari, costava un terzo in meno dei due francesi ma al palato riusciva ad esprimersi in maniera altrattanto convincente e piena. Un vino a tutto tondo, complesso, di buon frutto, ma sprattutto capace di esprimere tanta energia, soprattutto più del Pinot Nero che si fermava a mezza lingua e veniva spinto solo dalla acidità sino in fondo.
Un vino vero, da carne rosse come si scriveva un tempo, giovanissimo e piacevole. Di grande e straordinaria beva. Capace di darti quella piccola soddisfazione di poter ordinare un vino fatto praticamente vicino casa in un posto così lontano e al tempo stesso esclusivo per storia e storie da raccontare.
Un vino che ci è piaciuto aprire, ma che durerà per sempre.
Scheda del 20 dicembre 2011. La prua del Montevetrano punta dritto sui vent’anni: di successi, premi, riconoscimenti, una storia senza precedenti nella storia del vino del Sud. In due decenni ogni luogo comune è stato ribaltato e la Campania è diventata, incredibile solo immaginarlo, un territorio di vini di nicchia con bottiglie che, grazie alla tipicità e alla forza dei territori, riescono comunque a mantenere un certo prezzo nonostante la concorrenza e l’eccesso di offerta.
Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici: qualcuna anche un po’ prosaica se volete, la capacità di Silvia Imparato e del suo staff di non montarsi la testa e tenere sempre il prezzo di uscita più che abbordabile e comunque senza aumentarlo da parecchio tempo.
«Voglio che il mio vino si beva» ama ripetere spesso Silvia. Ma ad aiutare il Montevetrano è anche l’incredibile capacità di centrare le annate, una dopo l’altra, interpretando nel modo più alto e non caricaturale solo stile bordolese anni ’90 in cui la freschezza, più che la morbidezza, gioca un ruolo straordinario di traino alla beva. Il sapiente uso del legno, fa poi il resto quando passa il tempo con strepitose evoluzioni terziarie in grado di catturare il naso più allenato, il terreno di questa collina piena di agrumi e di olio fa il resto.
Il Montevetrano è il vino del Sud, è il vino di una donna del Sud, e il suo fascino resta dunque inalterato. Questo, davvero, è un regalo colto e caldo da fare se volete ben figurare o, meglio, se avete l’ambizione di coinvolgere chi volete bene. Lo mettiamo sulla tavola di Natale, allora, a conclusione di un anno strepitoso per le bottiglie del nostro amato Mezzogiorno: lo berrete sulla cucina tradizionale come su quella gourmet, oppure da solo. Come preferite: il succo di una terra che ha tanto sofferto esprime naturalmente carattere e forza, mai banalità. E l’auspicio di trascorrere ancora altri dodici mesi di successo per i nostri viticoltori.
Via Montevetrano 3-località Nido Tel. 089.882285 www.montevetrano.it
Uva: aglianico, merlot e cabernet sauvignon Prezzo indicativo 40 in enoteca
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