Montevetrano 2007 Colli di Salerno igt

Pubblicato in: I vini del Mattino

Lo scenario ha sicuramente aiutato il palato: provare in anteprima il Montevetrano 2007 con la Basilica di Paestum sullo sfondo ha creato la giusta atmosfera. Come quella della sala del ristorante Nettuno di Paestum dove Silvia Imparato ci ha condotto ancora una volta in viaggio attraverso gli anni in occasione della quarta edizione del Salone della Mozzarella.
Ma anche in un palazzone di periferia il dato di fondo non può cambiare: il Montevetrano è ormai un classico, ossia regala la sensazione di conoscerlo da sempre, quasi di non poter bere altro, perchè dalla sua ha l’eleganza, ossia l’equilibrio tra le diverse componenti a cui concorrono il cabernet sauvignon, il merlot e il pizzico di aglianico. Ogni altro tentativo campano di fare vini da uve internazionale è stato caricaturale, o comunque è ben lontano solo dal raggiungere a vista questo rosso di San Cipriano Picentino, ormai ai vertici enologici da quasi vent’anni.
Il Montevetrano è stato lo squillo della ripresa del vino al Sud e in Campania, quando era senso comune dei consumatori l’impossibilità di bere qualcosa di decente sotto la Toscana. è stato anche l’emblema della rinascita della viticoltura italiana a partire dalla seconda metà degli anni ’90. è passato indenne dopo l’attentato alle Torri Gemelle che ha imposto un serio ripensamento a tutto il mercato, troppo abituato agli annunci ad effetto e poco propenso a parlare di agricoltura. Infine resta moderno e di moda anche in questi anni in cui dominano i vitigni autoctoni, il neopauperismo nostalgico del vino del contadino, e anche la tendenza alla naturalezza del bicchiere. Il motivo è che dietro questo vino oltre ad un grande enologo, Riccardo Cotarella, c’è anche una grande donna capace di cambiare il passo a un territorio ribaltando antiche consuetidini. Il 2007 è di approccio più facile rispetto allo stupendo 2006, figlio di un’annata in cui i rossi esplodono di frutta, come sempre ben mediata dal rapporto con il legno, ma non credo sia un bicchiere destinato a fermarsi qui.
Già durante la degustazione, come sempre, il Montevetrano mostrava in continuazione aspetti diversi del suo ricco e affascinante profilo olfattivo mentre al palato è assolutamente compiuto e perfetto. Infine, diciamocela tutta, la grandezza del vino di Silvia è nella sua semplicità essenziale, il suo essere rimasto vino di territorio a prezzo ragionevole e, soprattutto, capace di dialogare con il cibo a differenza di tanti rossi palestrati di cui non avvertiamo più neanche memoria.


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