MONTEVETRANO
Uva: cabernet sauvignon, merlot, aglianico
Fascia di prezzo: da 30 a 35 euro franco cantina
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Il Montevetrano fa parte della generazione Millennial: ha appena 25 anni. Un quarto di secolo è nulla nella storia di una azienda agricola, è tanto quando parliamo della vita di una persona. Ma Silvia Imparato è molto più giovane di 25 anni, celebra questo anniversario con degli appuntamenti esclusivi che ripercorrono le annate avanti e indietro. Sempre più buone. Prendi la 2006 per esempio, scelta dalla splendida carta dei vini di Luciano Bifulco della Braceria Bifulco a Ottaviano. Il regno della carne come mai si era visto prima in Campania. Ne godiamo in pieno la consueta evoluzione di un rosso che resta fresco e pimpante dopo 12 anni e che al tempo stesso regala magica complessità al naso e al palato. Un vero gigante dell’enologia italiana che abbiamo qui in Campania. Sapendo che per ogni bottiglia avremmo potuto aspettare almeno altri dieci anni. E dire poco.
Scheda del 31 agosto 2008. Uno dei grandi vantaggi di Salerno è la logistica. Capita così che nel giorno del rientro ti prendi il traghetto sotto casa, in mezz’ora sei alla Caravella di Amalfi. Pranzi e torni nel primo pomeriggio e magari la sera si va nel Parco Naturale dei Picentini ad ascoltare la magia di Peppe Barra nel Giardino degli Aranci di Giffoni Valle Piana, un evento a cui come Borgo di Terravecchia siamo stati vicini. Una delle regole dell’abbinamento, valida per gli uomini, va seguita anche con il vino: il simile con il simile. Se sei al top nel cibo, un tempio classico di perfezione stilistica e di rivistazione dei piatti della tradizione, allora devi dirigerti sui vini che hanno fatto la storia negli ultimi venti anni. Classico con classico. Visto che stiamo in Campania e che il Montevetrano ormai aspettava da una trentina di giorni questo momento abbiamo proceduto in questa occasione per scriverne qualche riga. Lo abbiamo aperto con molta tranquillità perché il primo pregio di questo vino è l’affidabilità nella perfezione, con Silvia ne avevamo parlato brevemente durante la nostra ormai consueta cenetta prevacanze nella quale per una forma di edonismo si bevono solo ed esclusivamente vini bianchi francesi, anche se nel gioco di quest’anno si è affacciato la Cuvèe Bois di Les Cretes: annata regolare per i rossi, su questo versante, la località Nido di San Cipriano dove nasce anche un grande olio, il sole ha lavorato bene nelle settimane prima della vendemmia dopo le piogge di agosto che hanno riempito d’aqua i bianchi precosi, annunciando dunque una faciltà di equilibrio che è il segreto di questo vino: macerazione per una ventina di giorni in acciaio, un annetto in barrique, ancora sei mesi in bottiglia prima di cominciare ad affacciarsi sul mercato ed eccoci qui. Al naso c’è una piacevole zaffata di frutta rossa, visciola, mora, ribes nettamente prevalente in questi primi mesi di vita a cui fa da contraltare una nota tostata inizialmente un po’ invasiva, poi riequibrata dai sentori balsamici. Complessivamente un naso deciso, pulito, come al solito sempre in movimento con il passare dei minuti del vino nel bicchiere. Poi in bocca c’è la potenza contenuta, la freschezza incredibilmente ammagliata al corpo. Un attacco suadente, piacevole, a cui segue la gradevolezza della beva per un finale lungo, prolungato, una chiusa da manuale, circolare perfettibile sono con un altro po’ di sosta in bottiglia. Il Montevetrano si può bere subito, ma ormai l’esperienza dimostra che non ha età. Le ripetute verticali svolte ovunque nel mondo dimostrano come questo rosso di taglio bordolese ha l’ambizione di accompagnarti tutta la vita, non mostra segni di cedimento, solo di maturazione terziaria sempre equilibrata e piacevole. Noi dopo averlo goduto un po’ assoluto, preceduto dall’Aubry, lo abbiamo abbinato al piatto dell’anno, la frittata di spaghetti di Antonio che il giorno prima aveva incantato Fiammetta Fadda ed Enzo Vizzari: in realtà una rivisitazione delle due tradizioni partenopee, lo spaghetto ai frutti di mare e, appunto, la mitica frittata che di solito si faceva con la rimanenza della pasta. Per me al momento è il piatto dell’anno. La regalità del vino, come quel lazzarone di Ferdinando di Borbone che adorava i piatti plebei, subito si è adattata a questa ricetta popolare rimasticata con la tecnica e il progetto. E’ stato importante ritrovare l’eccelso in questa stagione difficile, dove però a ben vedere la qualità non soffre mai. Il Montevetrano 2006 ha qualche parentela con il 2004, ma per come è partito potrebbe anche riportarci al 1999. Un po’ presto per dirlo. Staremo a vedere e vi terremo informati.
Sede a San Cipriano Picentino, via Montevetrano. Tel. 089.882285. www.montevetrano.it Enologo: Riccardo Cotarella. Ettari: 27 di cui 5 vitati. Bottiglie prodotte: 30.000. Vitigni: cabernet sauvignon, merlot, aglianico.
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