MONTEVETRANO
Uva: cabernet sauvignon, merlot, aglianico
Fascia di prezzo: da 35 a 40 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vorremmo tornare sul grande dibattito tra vitigni autoctoni e internazionali per una riga: non è un delitto fare vino con i secondi ma ad un patto: che sia come il Montevetrano. Che cioè non sia una caricatura di qualcosa che si può bere meglio altrove, ma che sia invece un vini di carattere, di propria personalità. Va così che per una bella ricorrenza porto una magnum dalla mia cantina per abbinarla ai nuovi piatti di Ernesto Iaccarino. Il risultato è semplicemente strepitoso, ineguagliabile. La perfezione del blend si esprime con equilibrio incredibile, ricchezza al naso, freschezza, eleganza e finezza al palato, finale lunghissimo. Una beva che ha continua voglia di rinnovarsi sino a quando non fine la bottiglia. Questo è davvero un grande vino, la capacità di approfittare del tempo per crescere ancora di più e diventare complesso e affascinante come un uomo maturo che ha tanto da affabulare a chi lo ascolta.
Scheda del 16 dicembre 2016. Un vino diventa classico quando ha due requisiti: la capacità di resistere al tempo e quella di dominare i tempi. Ossia, quando il bicchiere migliora con gli anni perde il carattere effimero, il suo valore merce, per acquisire qualcosa di più, la possibilità di sfruttare l’emozione del tempo e, soprattutto, quella di migliorarsi diventando più complesso e lungo da leggere.
Ma tutto questo non basta. Serve anche un vino che sia capace di dominare i tempi, ossia le mode. Ogni classico è figlio di una moda, di un’onda magica, poi, come un pezzo di musica, viene ascoltato, quindi bevuto, dalle generazioni successive con lo stesso entusiasmo.
Tra i vini campani sicuramente il Montevetrano ha questo segno distintivo. Diventato un cult intorno alla metà degli anni ‘90, ha resistito per oltre vent’anni senza alcun problema e ancora oggi è una bottiglia alla quale ci si avvicina con rispetto. Il segreto è nella sua unicità: l’essere ottenuto da vitigni internazionali ha fatto la differenza agli albori della viticoltura moderna campana, quando piedirosso e aglianico avevano poche eccezioni di pulizia e di capacità di stupire. Ha affiancato in modo austero il successo e la rivincita delle uve autoctone e adesso è qualcosa a cui si ricorre non per bere meglio ma per bere diverso.
Il 2005 lo riproviamo con piacere alla cena dei bistellati organizzata da Gennaro Esposito alla Torre del Saracino a sostegno dell’ospedale Santobono di Napoli. Una occasione per bere classico: Pietraincatenata di Luigi Maffini, Terra d’Eclano di Luigi Moio e, appunto, il rosso di Silvia Imparato, speso sul capriolo di Francesco Sposito. Grande vino per un grande abbinamento: naso austero, complesso, di frutta matura e ancora fresco, palato scattante, veloce, con i tannini risolti con grande maestria. Un vero piacere, il classico. Oltre le mode.
Scheda del 4 giugno 2012. Il Montevetrano è una granitica certezza: quando entra in scena conquista subito l’attenzione e il consenso di tutti. Una bandiera dell’enologia meridionale la cui forza si rinnova anno dopo anno, oltre le mode, oltre l’andamento stagionale. La 2005, che leggiamo aver censito qui cinque anni fa, la ritroviamo in magnum da Gennaro Esposito durante la cena che ha aperto la Festa a Vico 2012. Arriva dopo una bellissima batteria di bianchi campani e ne sempra la naturale prosecuzione per la freschezza e la bevibiità che esprime grazie ad un equilibrio perfetto. A distanza di sette anni, quanto sono pochi, il vino è giovane, un colore rosso rubino vivo e pimpante, l’attacco è appena appena dolce per essere poi immediatamente sovrastato dalla sapidità, dalle note fumé, dai ritorni di frutta ben maturata e dalle note balsamiche percepite inizialmente al naso. La beva è poderosa, si sente che la materia è importante, m a ben sostenuta dall’acidità. La chiusura è amara, pulita, molto piacevole e lunga.
Un grande vino in perfetta forma, insomma. Da conservare per godere ancora della sua evoluzione.
Scheda del 13 giugno 2007. Mentre il poderoso 2004 continua la sua evoluzione, è appena uscito il2005, che a Silvia ricorda il 2001 per la sua complessità e lunghezza. Incredibile come in questo angolo dei monti Picentini tra Paestum e Pompei la scienza di Riccardo e la passione ammaliante di Silvia Imparato riescano ogni anno a produrre qualcosa capace di superarsi e, magari ancora più importante, di non deludere mai chi lo prova. Una scienza esatta maturata, scusate se mi ripeto sempre, quando nel 1992 nessuno avrebbe scommesso una lira sul futuro dei vini campani, tanto più mai qualcuno avrebbe immaginato che in questo terroir così storicamente fuori da ogni rotta enoica si potesse fare un grande vino. Le difficoltà non sono certo mancate, a cominciare dalla decisione politica di far passare per queste vigne la nuova linea dell’Alta Velocità: ormai mi sono convinto che il ceto politico nel suo complesso e con le dovute eccezioni provoca più danni della camorra alle imprese del Sud. Un progetto folle opportunamente rivisto, sarebbe stato come ripetere l’errore di costruire la strada statale dentro, avete capito bene, dentro l’area archeologica di Paestum! Per non parlare dei fastidi quotidiani da invidiosi e mediocri di ogni tipo che sempre riceve chi ha successo nel proprio campo grazie alla intelligenza e soprattutto grazie ad una volontà ferrea e indomabile, trasmessa anche ai collaboratori che fanno grande questa impresa come la giovane Patrizia. Dietro la incredibile capacità di relazionarsi di Silvia c’è infatti la inossidabile determinazione ad andare avanti, il lavoro duro e quotidiano, la chiarezza di un progetto da cui non ha mai debordato né quando si sono presentate le prime difficoltà, né quando le mode si sono avvicendate facendo sembrare improvvisamente vetusti vini considerati moderni e a la page sino a qualche anno fa. Ma il Montevetrano, a differenza di molti Supertuscans, è indomabile perché dietro ad ogni bottiglia c’è l’anima forte e radicata nella collina sorvegliata dal castello costruito dai Romani per sorvegliare i piceni deportati. Pensate a quanto avrebbe potuto incassare con facile cash firmando un secondo vino o producendo un bianco, io stesso a volte colpevolmente l’ho suggerito, ma il rigore professionale ammette forme morbide per sostanza rigida. Cosa dire, a questo punto, del 2005? Anzitutto lo spettro olfattivo è ben maturo, il frutto non appare stressato al naso, il legno è ben ammagliato con tutto il contesto, mentre in bocca inizia lo spettacolo in cui sapidità, grande mineralità, freschezza, tannini morbidi e compiuti, già realizzati, regalano una grande voglia di berlo tutto e di tornare ancora al bicchiere. La grande potenza di questo vino, il segreto, è nella sua continua mutevolezza con il passare dei minuti e delle ore, ha continui spunti da raccontare e rivelare senza mai appiattirsi su un solo descrittore come purtroppo accade per i vini buoni ma piallati dal legno. Sicuramente questo millesimo si iscrive tra le grandi annate del Montevetrano ed è destinato ad una buona evoluzione: nel corso degli anni infatti il rosso di Silvia continua ad evolvere acquisendo i caratteri della maturità, accentuando i sentori terziari liberandosi della frutta. Non c’è dubbio, che al pari del Cabernet di Tasca d’Almerita, in questo caso la trama della bottiglia è mantenuta dalla freschezza e dalla mineralità di un terrenno grasso e ricco, mai stressato da alcun tipo di agricoltura intensiva, e da una buona escursione termica di vigne esposte a mezzogiorno e accarezzate di giorno dal maestrale e la sera dal vento di terra. Infine voglio notare come il Montevetrano sia uno dei pochi rossi abbinabili alla cucina moderna dell’alta ristorazione, proprio perchè non mostra concentrazione artefatta, non è marmellatoso, ha la giusta dose di alcol ben in equilibrio con le altre componenti. Un faro della viticoltura italiana: Silvia è una delle poche donne che non deludono mai.
Sede a San Cipriano Picentino. Via Monetevtrano, Località Nido. Tel. 089.882285, fax 089.882010. www.monetevtrano.it Enologo: Riccardo Cotarella. Ettari: 5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 25.000. Vitigni: cabernet sauvignon, merlot, aglianico.
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