Percorrendo la strada che attraversa le colline del Chianti in direzione Gaiole riaffiora nitido il ricordo di una estate trascorsa in questi luoghi verso la metà degli anni 70. Viaggio che da Siena sembrava non finire mai e reso ancor più lungo dalla bramosia dell’arrivo. In quegli anni il boom economico industriale aveva determinato l’abbandono delle campagne. Le belle case coloniche un tempo fondamento di intere famiglie contadine, simbolo un’economia rurale, erano ormai disabitate e fatiscenti, cancellate dalla memoria, invisibili dentro una intrigata selva di arbusti e querce. Le strade adesso asfaltate erano in alcuni punti inframmezzate da stradine bianche ciottolose al cui passaggio delle poche auto si sollevavano dense nubi di polvere che imbiancavano gli arbusti lungo la carreggiata.
Oggi il panorama che si gode dalla strada offre scorci da spot pubblicitario, le grandi masserie finemente ristrutturate riemergono splendenti di ritrovata bellezza dal mezzo di vigneti accuratamente coltivati che ricoprono gran parte del territorio. Uno di questi antichi casolari è la storia di Monterotondo.
Monterotondo nasce con il nonno di Saverio Basagni, il quale nel 1959 acquista la proprietà dalla vicina tenuta di Badia a Coltibuono. Fiorentino di nascita, Saverio studia enologia facendo pratica in alcune aziende vinicole del Chianti accumulando importanti esperienze lavorative. Per un periodo, spinto dal padre, lavora nell’azienda di acqua minerale di famiglia a Firenze ma il lavoro presso la ditta paterna rivela presto degli aspetti che non si conciliano con il modo di pensare di Saverio. Orari rigidi e ritmo frenetico lo fanno fuggire verso uno stile di vita libero da quel cliché. Il richiamo della campagna ed una vita libera da orari e traffico cittadino è più forte del senso di colpa verso il padre. Lascia il lavoro a Firenze ed inizia a rinnovare i vigneti nella vecchia proprietà di famiglia, terminando anche il recupero dell’antico casale risalente addirittura al 1086 e trasformandolo poco alla volta nell’abitazione principale e sede dell’attuale cantina.
Dalla vetta del vigneto più alto di Monterotondo il panorama si estende da nord-est verso gli Appenni e continua verso sud est in direzione di Arezzo. Gli alberi di castagno che si trovano a quell’altezza, interrompono la geometrica perfezione dei filari, che ricoprono il crinale in forte pendenza. Una esposizione ottimale per le viti, che qui catturano tutta la luce solare fin dalle prime luci del mattino portando i grappoli ad ottenere adeguate maturazioni. Sul versante che guarda in direzione nord est nel lato più fresco si trova qualche filare di uva a bacca bianca, malvasia bianca toscana, malvasia di Candia aromatica e trebbiano. Da queste uve nasce il Sassogrosso,un vino bianco inusuale per il territorio, dotato di grande freschezza e profumata piacevolezza, una sfida ed un vezzo per Saverio, il quale da sempre nutre molta passione per i vini bianchi del Nord.
L’altitudine è ragguardevole con i suoi 574 metri del punto più in alto. I venti soffiano freddi ed asciutti dalla vicina catena montuosa riuscendo a mantenere un microclima salubre caratterizzato da forti escursioni termiche. Su questi terreni arenari e ricchi di sassi, i vigneti che per estensione raggiungono un totale circa 4 ettari vengono seguiti da Saverio in modo capillare, con la perseveranza di un genitore attento verso i propri figli. La notevole mole di lavoro è aumentata anche dagli ulivi che si trovano al di sotto del cascinale. L’azienda è biologica certificata fin dal 2000 quando in tempi non sospetti è stata da subito scelta una linea che avesse un approccio più naturale possibile sia in vigna che in cantina. Il primo vino imbottigliato come Monterotondo risale alla vendemmia 2003.
I locali della cantina dove avviene la vinificazione sono rigorosi e pulitissimi; ricavata nelle stanze del vecchio edificio è di dimensioni ridotte ma adeguate al numero di bottiglie prodotte circa 20.000. Dal 2013 sia il Chianti Classico che il Chianti Classico Riserva eseguono la fermentazione in due botti troncoconiche da 30 hl. I tempi di permanenza ed affinamento inoltre sono aumentati di un anno in più per il base e due anni per la Riserva rispetto al disciplinare. Altri contenitori di dimensioni variabili sono in acciaio inox. Nella stanza attigua altre botti di legno da 10 e 5 ettolitri funzionano da contenitori di affinamento. Il tutto ha un’aspetto ben organizzato e funzionale, dalla quale trapela tutta la passione che Saverio riversa nei suoi vini.
Tasting notes
Chianti Classico “Vaggiolata” 2017 85% Sangiovese, 10% Canaiolo, 5% Malvasia Nera-
L’annata come quella trascorsa particolarmente calda e siccitosa, non ha scalfito in alcun modo il profilo olfattivo di questo vino. Sorprendentemente i profumi che escono dal calice raccontano una storia diversa da quella che mi aspetterei. Esuberante con ciliegie nere e cassis è contornato da erbe aromatiche a rinfrescarne il bouquet. Il palato è pieno, ricco, dosato in giusta misura da una smagliante vena fresco/sapida e tannini rotondi. Il frutto carnoso è ben disteso sulla lunghezza, chiude un lieve finale amaricante. I venti che soffiano costantemente su Monterotondo con la loro azione mitizzante e rinfrescante hanno prodotto un vino profumato e vellutato.
Chianti Classico “Vaggiolata” 2015 85% sangiovese, 10% canaiolo, 5% malvasia nera-
Vino energico che si denota da un colore vivido e dal profilo olfattivo caratterizzato da un variopinto quadro di sentori di fiori viola e rossi che escono in primo piano. Le viole e peonie sono seguite da soffusi toni cipriati. I frutti rossi, sono piccoli e riportano ai lamponi, con cenni di aranci rossi, poi arrivano spezie e piante aromatiche. Gusto polposo e propulsivo dotato di carnosità e trama tanninica vellutata per un finale sollevato e pieno.
Chianti Classico “Vaggiolata” 2016 85% sangiovese, 10% canaiolo, 5% malvasia nera-
Un rosso rubino lucente ed un profumo purché irrompe con intensi profumi di viole e geranio, frutto agrumato arancia sanguinella succosa e lamponi, balsamici di pino rosmarino e alloro. Un quadro colorito e leggiadro che esprime con tocchi raffinati la territorialità. In bocca l’entrata è propulsiva con morbidezza snellita da grande acidità e tannini gentili il finale è lungo ed estremamente pulito.
Chianti Classico “Vaggiolata” 2014 85% sangiovese, 10% canaiolo, 5% malvasia nera-
Frutto di un anno freddo e piovoso, il 2014 regala un vino dai tratti snelli ed affusolati che lo rendono dotato di trasparenze olfattive lievi ed eleganti. Pino, resina, sottobosco, pepe rosa, tratteggiano le caratteristiche dell’annata unite da fresche note floreali e frutti rossi croccanti. Palato tonico con molta freschezza tannini scorrevoli ed un bel finale che porta ad un ritorno agrumato.
Chianti Classico Riserva “Seretina”2012 95 sangiovese, 5% malvasia nera-
Rispecchia l’annata 2012. Un andamento stagionale caldo, ha dato come risultato un vino dai profumi dolci che rimandano alla confettura di ciliegio e succo di pesca, fiori rossi carnosi e spunti mentolati. Palato scorrevole che trova la sua forza in una bevibilità lineare e senza scosse, un gusto equilibrato e pieno anche se rispetto ai precedenti leggermente frenato sulla lunghezza.
Chianti Classico Riserva “Seretina” 2013 95% sangiovese, 5% malvasia nera
I grappoli di Sangiovese utilizzati per la Riserva Seretina vengono selezionati da una parcella di solo 20 filari che poggia su un terreno di galestro ed argilla. Rosso rubino intenso e trasparente possiede un ampio ventaglio olfattivo. Il frutto è pienamente maturo con sfumature di rovo e sottobosco, fiori viola, resina, castagno, a cui si uniscono tutte le variegature delle erbe aromatiche e delle spezie. Giovane ribelle intrappolato in un bottiglia di vetro, in bocca è ancora dominato da freschezza e tensione tannica il frutto ritorna a stemperare un palato irrequieto e ancora in evoluzione. Vino da dimenticare in bottiglia per diversi anni, ha un finale progressivo e trascinante per densità e contrasto.
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