di Antonio Prinzo
La Toscana, ancora la Toscana. Difficile non amare questa terra, le sue bellezze, la sua storia, quel carattere spesso ruvido e stretto, in poche parole. La Toscana che quando vai da nord a sud te la trovi a metà e ti dice di fermarti e spegnere il motore. Ti guardi in giro, tra paesaggi tanto simili al nostro Cilento, tra ulivi e colline, e tanto diversi per quell’equilibrio e rispetto che qui stiamo perdendo, quasi che questo nostro territorio fosse un luogo provvisorio dove non pensare al futuro, ad un’idea di sviluppo.
Ma a parte questo volevo e anzi voglio parlarvi di una sosta fatta a Montepulciano, in una serata di fine inverno, piovosa e umida, in una atmosfera rarefatta e solitaria, si cammina in silenzio tra palazzi, pietre e storia. Ma dobbiamo mangiare e vogliamo farlo bene. Ci guardiamo intorno molti ristoranti sono chiusi, non ho voglia di guardare guide e trip vari, ma andare a naso e il naso ha sempre ragione. Eccolo, L’altro cantuccio, un piccolo ristorante, accogliente, tra antico e moderno, con le giuste luci che accompagnano a tavoli ben distanziati; e una mise en place raffinata ma normale, quando per normale intendo un tavolo dove devo mangiare e non giocare a capire cosa devo fare.
Si comincia con una serie di pecorini di Pienza di diversa stagionatura accompagnati da tre mostarde allo zenzero, sambuco e peperoncino. Media stagionatura e sambuco, un’accoppiata intrigante che fa salire la voglia di continuare con il cibo e provare un buon rosso toscano, anzi di Montepulciano.
E appunto la carta dei vini, molto territoriale e con qualche interessante escursione fuori dai confini, tra i toscani la parte del leone la fa il Montepulciano e i suoi vini, il sangiovese che qui si battezza prugnolo, gentile e poi canaiolo, colorino. Questi tre vitigni danno vita al Conventino, un Nobile di Montepulciano da agricoltura biologica, annata 2013, elegante con una buona acidità, molto caratteristico al naso, nel bicchiere luminoso e con quelle trasparenze che tanto mi piacciono.
Menù fortemente territoriale, con un’ interessante divagazione sul baccalà visto solo passare perché noi siamo rimasti sulla carne. E si comincia con Pici al ragù di Chianina, pasta fatta a mano e un ragù avvolgente, sapido, umido che afferra la pasta e non la lascia più.
Poi Gnocchi integrali al ragù di anatra, delicati e morbidi, un ragù che scopri piano piano e che ti conquista. Piatto di grande equilibrio, ti convince fino alla fine e la fine arriva troppo presto.
I secondi. Tagliata di chianina alla brace accompagnata da tre sali. Che carne! Il ristorante sceglie e seleziona le carni affidandosi a macellerie di fiducia e quando parla di chianina è proprio lei, il vitellone bianco dell’Appennino centrale. Ho scelto una cottura media, eseguita ad arte, compatta e morbida, succulenta, basta un niente di sale e il gioco è fatto. Qui il Nobile di Montepulciano da il megliio.
Poi guancia di chianina , cottura lenta, quasi caramellata, si scioglie in bocca. Un piatto di difficile esecuzione e qui riesce bene, la composta di fichi è piacevole, la presentazione perfetta.
Chiudiamo con un dolce, un Soffice alle nocciole accompagnato da un gelato alla grappa, buono, senza la siringa sarebbe perfetto.
E chiudiamo veramente con un amaro del Monte Amiata, il Cenobium, un macerato di 10 tipi di erbe, senza coloranti o essenze concentrate. Molto buono e che mi fa pensare all’immenso patrimonio di prodotti che ogni territorio sa esprimere, non finiremo mai di scoprirlo.
Che dire alla fine. che il naso aveva ragione, che L’altro Cantuccio è da non mancare se passate da Montepulciano, grazie allo chef Mattia appassionato e bravo, a sua moglie Monica che guida il tutto con piglio e professionalità, e non per ultimo grazie ad Andrea, il ragazzo che in sala ti segue sempre e non te ne accorgi, perché è bravo e preciso e si diverte a far bene il suo lavoro.
L’altro Cantuccio
Via di Gracciano nel Corso,
Montepulciano
info@laltrocantuccio.it
+390578758364
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