Via Giuseppe Verdi, 25
Telefono: 06.944.94.95
Aperto sempre, chiuso lunedì
Siamo in una stradina del centro di Monte Porzio, poco distanti da una piazzetta dove conviene lasciare l’auto in sosta.
La cucina è all’ingresso sulla destra, a vista come si addice alla moda.
Cosicché nulla si nasconde al cliente: dai pacchi di pasta De Cecco sfusi sulle mensole, al pesce appena arrivato, alle fettuccine all’uovo raccolte a nido e cosparse di semola per non farle appiccicare, alle carni di agnello che per un istante ti colpiscono l’olfatto per gli insoliti sentori di pascolo.
E per i manipolii continui delle materie prime e delle padelle a cui si dedicano le anziane della casa con la giovine nipote. Tutte parenti ed eredi di questo Romoletto Funari che fondò il locale negli anni 70.
Ambiente rustico, dove si affollano tra i tavoli con le tovaglie a grandi quadri giovani e meno giovani, coppie e famiglie per mangiare castellano. Una cinquantina di coperti e quasi sempre al completo.
Ci si arriva senza pretese se non quelle di gustare le specialità della casa ispirate alla tradizione romanesca. E non è poco. Con i camerieri che declinano a voce il menu ci si può accordare. Se vai di fretta ti consigliano loro. Se non hai fretta cominci a contrattare.
E allora le fettuccine cacio e pepe possono diventare spaghetti e la trippa può apparire e poi subito scomparire quando la comanda giunge ai fornelli.
Se capiti di martedì puoi anche trovare le vongole abbinate ai porcini.
Insomma siamo sui Castelli: qui si viene veramente per mangiare e si viene accontentati con porzioni abbondanti.
Degli spaghetti cacio e pepe non si vede la fine: sono buoni. Si sente il pecorino e soprattutto il pepe. Bisogna girarli e rigirarli nell’intingolo di acqua di cottura che più passa il tempo più diventa cremoso e sapido per il cacio che si fonde.
Appena un assaggio delle fettucce con le vongole e i porcini per sentirne il profumo e il sapore. Buone, ma sono un vezzo della nipote che un po’ di modernità deve pure dimostrarla.
Si recupera la tradizione con la coratella in umido bianca, senza pomodoro. Un soffritto di frattaglie saporitissimo, che evoca ricordi antichi.
E poi l’abbacchio. Come non assaggiare l’abbacchio a scottadito, passato alla brace e tuttavia intriso di umori. Puntarelle, pomodori e peperoni ripieni sono i contorni, ma con il salame e il prosciutto diventano gli antipasti.
Per finire biscottini della casa. Di pasta frolla e con le noci, accompagnati dai rosoli della nonna. Il vino è quello di Romoletto.
Un Frascati?: “Non diciamo sciocchezze è un Monte Porzio”.
Sui 30 euro per una sosta gradevole che vale la pena di fare prima di entrare o appena usciti dalla Capitale.
Tommaso Esposito
Ai più anziani ricordiamo Marcello Ernesto Latini, mitico campione di Rischiatutto, tabaccaio che ha reso famosa Monte Porzio: qui
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