Via Panoramica, 27. Tel 081. 8682814
In genere, quando si recensisce un buon locale si inizia quasi sempre, lodando l’accoglienza, la proposta e la cantina, qui invece tutto questo viene posto in secondo piano. Appena arrivati, al Chiosco di Mazzella, la prima cosa che ti colpisce, sono le tante persone in piedi che attendono il loro turno, per avere il piacere di mangiare il suo storico panino. Ciro Mazzella, personaggio di Monte di Procida, ridente paese dei Campi Flegrei vicino Napoli, ha aperto questo chiosco nel 1974, dopo svariate esperienze lavorative, qualcuna anche al nord, un po’ come tutti gli abitanti di questo fazzoletto di terra.
Ciro ti colpisce subito, hai subito l’impressione, vedendolo armeggiare con la sua brace, rigorosamente alimentata con carbone vegetale, appena ti avvicini, che lui non aspetti altro per raccontarti la sua storia, che è anche quella comune a molti vecchi ristoratori della zona. Inizia, all’età di 10 anni, a lavorare come pasticciere a Monte di Procida da Mignano, nonno di Gaetano campione del mondo di gelateria. Successivamente, fino ai 17 anni, fa l’ aiuto bar man, vivendo i mitici anni 60 del night – dancing, all’interno dell’ Isolotto di San Martino, locale che, nel massimo del suo splendore, ha visto, tra gli altri, le performance di cantanti come Fred Bongusto e Peppino di Capri, all’apice dei loro successi. Anche Ciro, un po’ come tutti i montesi, non sé fatto mancare un’esperienza da emigrante, andando a lavorare al bar Biffi, nella bella galleria di Milano.
Ma nel 1974 torna a casa è decide di aprire questo chioschetto, su di un marciapiede, di circa 10 mq., in orizzontale, nel senso che era ed è largo quanto un marciapiedi, totalmente aperto e riparati soltanto da una tettoia. L’ idea è semplice, poco investimento, il chiosco e due tavoli, e prodotti semplici, ma di qualità, quali la salsiccia, la porchetta e le buone verdure ed ortaggi della campagna flegrea. Raccontando dei prodotti, che ancora oggi usa, ci tiene a precisare che le salsicce le prepara ancora lo stesso macellaio del Monte di Procida, che la porchetta è sempre quella di Egidio Cioli di Ariccia, la scamorza è quella di Agerola, ma è il panino sardo il pezzo forte, che è di forma triangolare, fatto con farina di semola.
Il suo racconto mi rapisce ancora di più, quando mi racconta, di come è riuscito ad abbattere due tabù: la preparazione, in estate, delle salsicce di maiale e la coltivazione dei friarielli. Negli anni 70, un po’ per cultura e un po’ per legge, ammazzare maiali e coltivare friarielli era letteralmente impossibile, e lui che ti fa per aggirare l’embargo, si va a procurare la carne di maiale e la porta al suo macellaio di fiducia, che ne fa salsicce, e convince un agricoltore della zona a coltivare friarielli. Ed è così che pian pianino riesce ad imporre ed abbattere questo muro, facendoti trovare tutto l’anno le salsicce e i friarielli. Io ci sono stato di recente e posso dirvi che quel salsiccia, friarielli e scamorza, mi ha emozionato come è più di un piatto di un grande chef. Istruzioni per l’uso: panino più dell’ottima birra Becks alla spina 8 Euro, un consiglio nell’ attesa del vostro turno non spizzicate niente, perché correte il rischio di non finire il vostro grosso, grasso panino!!!!
Rosario Mattera
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