Uva: biancatenera, ginestra, pepella
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
foto di Adele Chiagano e Mauro Erro
Alfonso Arpino è il medico condotto di Tramonti ed ogni dieci metri, di conseguenza, sporge il braccio dal finestrino di una vecchia panda per salutare qualche passante con un semplice sorriso e una bussata di clacson. Arriviamo da lui in paese, dopo esserci fatti cullare dalle curve della costiera risalendola da Vietri. Le pieghe a sinistra con il blu del mare intenso innanzi che t’urlava di tuffarti e, quelle successive a destra, con i monti Lattari che spuntavano dopo una cascata rosso porpora di Buganvillee, lussuriosi o di roccia nuda e cruda, in quegli spazi non occupati dai terrazzamenti dei limoneti che sembravano ti cascassero addosso. Mare, montagna, limoni, frammenti d’immagine che si susseguivano.
Giornata calda.
A Maiori risaliamo la strada che porta al valico di Chiunzi e taglia le montagne. A Tramonti, paesino dell’interno, ci fermiamo. Alfonso ha voce candida, amara per certi versi, ma innamorata. Sotto le sue vigne a raggiera nel vigneto di Madonna del Carmine guardiamo l’equilibrio naturale che s’è creato, fatto d’interazioni d’animali e uomini, di serpi e fascine di sormenti esche per i tarli, dei nidi degli uccelli tra le viti, dei contadini, dei vignaioli, di vecchie tradizioni e rimedi naturali.
Piante ultracentenarie di Tintore, quello vero, non quello spacciato per tale, a piede franco, ci circondano, ci avvolgono, ci riparano dal sole e una leggera brezza ci asciuga il sudore, qui, sui 450 metri d’altitudine dove ci troviamo.
Conduzione biologica, ovviamente. Ma le uve di questo bianco sapido di cui scriviamo, di, vivaddio, basso grado alcolico, roccioso, ma profumato, vengono da altre due vigne.
Dalla vigna Casina, soprattutto, neanche 1 ettaro di piante vecchie di ginestra e di pepella di 15, 16 anni piantate su portainnesti 420/A e 1103 Paulsen su terreni di lapillo sciolto, allevate in parte a filare e in parte a pergola, esposte a nord est tra i 450 e i 470 metri d’altitudine. Il resto viene dalla vigna Monte di Grazia, ancor più su con i suoi seicento metri sul livello del mare e dalla vigna Vignarella, da cui arriva la biancatenera da viti ultracentenarie.
In cantina si usa solo l’acciaio. Si esegue, in questo caso, una normale vinificazione in bianco cercando di intervenire il meno possibile. Dal 2009 parte la sperimentazione, per la fermentazione, dei soli lieviti indigeni. Di questo vino se ne producono a seconda dell’annata, tra le 800 e le 1500 bottiglie.
Di seguito le note di degustazione della verticale di tutte le annate prodotte di questo bianco, ad eccezione della prima, sperimentale, nata nella 2004. Del rosso e del resto, avremo modo di parlare.
Monte di Grazia Bianco 2005
Rupestre e muschiato, vulcanico, miele d’arancia e limone, sentori di macchia mediterranea, poi liquirizia e una nota formaggiosa delineano un bouquet di profumi in continuo divenire, fatto anche di spezie ed erbe di montagna sottili e un afflato balsamico e d’anice.. Al palato l’ingresso è nervoso, sapido, il centro bocca dominato dalla nota muschiata. La non lunghissima persistenza è l’unico neo, a voler essere didattici e pedanti, di un vino emozionante, sapido, asciutto che più asciutto non si può.
Monte di Grazia Bianco 2006
Note spiazzanti, forse una bottiglia non a posto o forse una fase del vino che, dopo abbondante aereazione, supera le difficoltà di riduzione per far emergere note di crème caramel bruciato, marzapane, panna, yogurt e, con l’alzarsi della temperatura, note di datteri. Al palato ha più corpo del precedente, largo, chiude con una poderosa acidità a pulire la bocca. Alla ricerca di maggior equilibrio.
Monte di Grazia Bianco 2007
Salmastro, l’annata calda si ravvisa nelle note di frutta in confetto, susina e nespole, che fanno da preludio ad una nota leggermente animale, balsamica di menta. Al palato, c’è grande massa, anche se la spina acida che comunque non manca dona il giusto equilibrio al vino.
Monte di Grazia Bianco 2008
Il naso, dopo gli iniziali sentori giovanili post-fermentativi, si mostra compresso, ma profondo, vulcanico e speziato. L’ingresso al palato e carezzevole, di buon corpo, il finale pulito, con il vino già in buon equilibrio tra sapidità e acidità da un lato, corpo e alcol dall’altro.
Mauro Erro
Sede a Tramonti, Via Orsini, 36. Tel. e fax 089. 876906. www.montedigrazia.it/ montedigrazia@hotmail.it
Enologo: Gerardo Vernazzaro. Ettari: 2 di proprietà. Uve: biancatenera, ginestra, pepella, tintore, piedirosso
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