di Nicola Bove
18 aprile 2010: una data da ricordare, per l’Osteria Vigna del Mar di Monopoli, e per i tanti appassionati intervenuti all’evento. Il perché è semplice, visto che si ètenuta la prima degustazione verticale di tutte le annate finora prodotte di ES, il pluripremiato Primitivo di Manduria di Gianfranco Fino.
Neanche a dirlo, alla presenza del produttore e della sua insostituibile moglie/musa ispiratrice Simona. Tanta gente dunque, anche giovanissima – ma non solo – a testimonianza dell’interesse suscitato dalla particolare occasione, e dal mondo del vino in generale.
L’Oste Luciano Lombardi ci ha accolti con la solita, prorompente, personalità, ed ha organizzato un menu ad hoc, rivelatosi poi effettivamente in grado di abbinarsi al meglio con l’ES. Compito mica da poco, considerato che il vino in questione esibisce caratteristiche di potenza alcolica, struttura, acidità e tannini tali da farne un vero “colosso”. Un colosso dai modi gentili, però, come potrete intuire dalle note di degustazione che seguono.
Il menu a cui facevo riferimento era composto da una lasagna al forno con ragù di cavallo, realizzata a partire da crepes e non dalla normale pasta, seguita da agnello al forno con patate e da tre formaggi: due pecorini di diversa stagionatura (uno dei quali affinato in fossa.) e da uno fatto con puro latte di capra. Dopo una breve introduzione del produttore, siamo passati all’analisi del vino, ottenuto da parcelle di vigne molto vecchie (anche 90 anni…) accuratamente selezionate, e con tecniche di coltura prima e di vinificazione poi di tipo non-interventista, ed in ogni caso improntate alla massima resa qualitativa. Ma veniamo al dunque, con le mie note di degustazione delle singole annate
2004
Colore rosso granata carico con unghia rubino, impenetrabile alla vista, molto lucido a svelare un’acidità ancora presentissima. Quest’ultima, spiccatissima ed a livelli record per misure di laboratorio nel vino giovane, garantisce freschezza, facilità di beva e bilanciamento organolettico del tutto peculiari in questo Primitivo. Il vino gira lento nel bicchiere, formando archetti e lacrime che testimoniano della sua grandissima struttura. La vena alcolica è rilevante ma integrata, anche se non a livello delle migliori annate (questa, lo ricordo, è la prima prodotta). Al naso sentori di cuoio e tabacco biondo e dolce, spezie e amarene sotto spirito; la bocca risulta perfettamente congruente con il naso, e rivela tannini presenti ma setosi. La persistenza è lunghissima. Grande abbinamento con i pecorini più stagionati.
2005
La versione che mi è soggettivamente piaciuta meno. E non, si badi, per insufficienza del giudizio complessivo, ma per il confronto ravvicinato con quelle che si sarebbero poi rivelate versioni straordinarie. C’è tutto, colore intenso e vivo, acidità, tannini, struttura e caratteristiche organolettiche ben bilanciate, ma tutto in minus rispetto alle annate migliori, che passo pertanto senz’altro a descrivere.
2006
Qui lo step qualitativo è evidente, e di non poco momento. Dopo il tempo necessario all’ossigenazione – e durante il quale si evidenziano sentori anche floreali ed erbacei – tutto in questo vino appare maestoso, regale, dalla ricchezza del frutto all’intensità gusto-olfattiva. Amarene, fichi secchi, foglie d’olivo e d’alloro, spezie dolci. Anche qui, come in tutte le annate, persistenza lunghissima. Rispetto alle annate precedenti, la poderosa vena alcolica è ancor meglio integrata. Grande versione, ed ingresso sicuro nell’eccellenza. Ottimo con le costine di agnello al forno.
2007
La versione migliore. Un ulteriore, imprevedibile step qualitativo rispetto alla 2006. Colore scuro e fitto quasi come un Syrah, con unghia e lucidità da vino giovanissimo, ed un livello di acidità da Sauvignon blanc della Loira. Gira lento come i suoi fratelli, ma l’assaggio e l’olfazione ne rivelano doti ancora superiori, e stavolta davvero a livelli assoluti: ciliegia matura, le sempre presenti spezie orientali, un accenno di tabacco, e poi le foglie d’olivo che caratterizzano spesso questo vino, perfettamente armonizzati con freschezza e tannini esemplari per la loro presenza discreta ma fortemente equilibrante. 16,5° e non sentirli: la presenza alcolica è integrata in maniera perfetta, la persistenza è lunghissima. Un campione vero, e di gran razza; un vino che rilancia potentemente le ambizioni del vitigno da cui deriva. Buono con tutto, tra i piatti serviti.
2008
Appena imbottigliato, qui la sensazione di frutto è dominante, quasi come in un campione da botte. In ogni caso, i mesi di bottiglia passati in cantina sono riusciti nell’intento di smaltire la presenza del legno, peraltro mai invadente e/o “vanigliosa” in nessuno dei vini degustati. Sembra consolidarsi la tecnica di vinificazione: questa versione appare molto simile al 2007 degustato un anno addietro, e promette di diventare anch’esso un fuoriclasse. Le doti, in termini di colore/tannini/acidità/equilibrio ci sono tutte, ed il vino appare godibilissimo sin da ora. In particolare, appassionante l’abbinamento con la lasagna dell’ottimo Luciano.
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