– del Guardiano del Faro –
Piazza è l’appellativo dello storico rione che sovrasta la bella cittadina di Mondovì.
La località è molto sottovalutata dal turismo di passaggio sulla rotta Torino Savona, sia dal punto di vista della semplice piacevolezza del passeggio nel suo centro storico così come per la qualità delle sue due migliori tavole.
Dal centro storico collocato in basso , collegato alla parte superiore da comoda strada o da comodissima e modernissima funicolare che unisce le due parti della città ogni dieci minuti, si sale con la prospettiva di una breve passeggiata con vista ai colli circostanti ma anche la prospettiva golosa che offrono le due tavole di riferimento, caso piuttosto raro nelle cittadine piemontesi, dove già una singola fa fatica a tirare avanti.
La curiosità non fine a se stessa di questi due ristoranti sta nel fatto che i due cuochi che portano avanti non senza affanni l’impresa sono entrambi allievi storici di Ezio Santin, e quindi non deve sorprendere di vedere in carta anche da queste parti il piatto simbolo che sembra ormai quasi un codice di riconoscimento tra chi è ha avuto un felice passato a Cassinetta di Lugagnano.
Si tratta dell’apparentemente semplice brandade di baccalà. Anche un moderno ma assennato Fabio Barbaglini, recente ri-premiato dalla Guida de L’Espresso, non ha mai mollato quel pezzo di storia di cucina e se lo è sempre portato dietro nelle sue avventure successive a quelle in riva al Naviglio prossimo ad Abbiategrasso come fosse la sua coperta di Linus.
La stessa cosa vale per questi due “forestieri” approdati per motivi diversi a Mondovì : Marc Lanteri da Tenda e Antonio Ietto da Lecco. Il Baluardo di Marc e l’Ezzelino di Antonio portano ancora in carta fieramente il piatto di sintesi di una filosofia di cucina pulita e gustosa che il maestro Santin rese appetibile anche ad una clientela Tre Stelle.
Passando davanti alla Trattoria Ezzelino e osservando la breve carta anticonformista dello chef originario di Lecco quasi me l’aspettavo, però rileggere brandade di baccalà, oltre a un brivido, mi ha fatto veramente sentire a casa. La stessa cosa quando ho visto e assaggiato un risotto. Nonostante le mie origini piemontesi, e delle zone più tradizionali per quel piatto, nonostante ciò io il risotto non l’ho mai sopportato, lo trovo un piatto noioso, ripetitivo, riempipancia fine a se stesso. L’unico chef che mi aprì un orizzonte nuovo sul risotto fu proprio Ezio Santin, che lo presentava sempre molto cremoso, basso mezzo dito sul piatto e con sapori diversi, concentrici, contrastanti e stimolanti fino alla fine.
Ed eccone qua un esempio che segue docilmente quella filosofia, dove l’acidità del pomodoro, la croccantezza vegetale della zucchina , la serigrafia di potente salsa prezzemolata, la cremosità ruffiana e lo spessore minimo nel piatto rendono questo un piatto complesso e intrigante, quando normalmente sarebbe stucchevole , noioso quando non addirittura nauseante di mantecature coprenti.
Anche al capitolo dessert, ecco di nuovo la mano felice della signora Giovanna Teiso, anch’essa sul Naviglio ad affiancare quello che è tuttora riconosciuto un maestro della specialità, solo della specialità singola però, e allora fuori i bicchierini di vetro e le coppe Martini tanto cari a Maurizio Santin. E allora ecco questo meraviglioso gioco di fichi , crumble, cioccolato bianco e cioccolato scuro, riduzione di vino rosso e Pedro Ximenex ad accompagnare ton sur ton.
A questo punto è difficile capire l’evidente sottovalutazione di questi due locali da parte delle due principali guide. Voglio dire, se il riferimento della zona è l’eccellente Giampiero Vivalda da Cervere che si fregia di sue stelle Michelin e di un corposo 17,5/20mi dell’Espresso si rimane perplessi a leggere che per la Michelin questi due valgano le due misere posatine attribuite con la medesima disinvoltura a diversi banchettifici limitrofi, così come i 3,5 punti di stacco dal riferimento per scendere fino a 14/20mi, che non è una cattiva valutazione ma soggettivamente poco adeguata a questi due che con in mano una padella non si improvvisano mai.
Detto ciò e potendo contare su qualche bella immagine del locale e dei piatti di Antonio lascio spazio alle foto e all’immaginazione, sperando di aver sollevato il dubbio che valga veramente la pena di mettere la freccia all’uscita Mondovì.
Per Antonio e anche per Marc.
gdf
Trattoria Ezzelino
Via Vico, 29
12084 Mondovì (CN)
Tel. 0174 558085
Menù completo 42 euro
Alla carta anche meno.
Peccato per i 3 euro di coperto
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