MO de Movimiento a Madrid
Calle de Espronceda, 34 Chamberi
Tel. +34667974599
sempre aperto dalle 12m45 alla sera
Entriamo in uno dei templi internazionali dell’arte del riciclo, oggetto di numerosi articoli sulle riviste specializzate. Si tratta di un ex teatro interamente riconvertito: la coorte interna è stata creata togliendo il tetto in un dei rari casi al mondo di rinuncia al volume edificato e edificabile: li è stato creato un giardino arabo, con alberi di aranci, che ancora troviamo nel nostro Sud (il mio per esempio:-). Lucas Muñoz, archistar della sostenibilità, è stato chiamato dai soci Felipe Turell e Javier Antequera a ripensare lo spazio. Effettivamente il colpo d’occhio iniziale è incredibile: due forni napoletani all’ingresso, lo shop per il pane, una lunga sala a elle che circonda la cucina a vista e poi la corte esterna. Il legno rimosso dal tetto è stato utilizzato per le sedie, 9 grossi vasi perforati in terracotta pendono dal soffitto, realizzati dall’artigiano Antonio Moreno Aria. Alcune ventole convogliano l’aria verso il fondo pieno d’acqua, raffreddandola anche di 15 gradi. L’acqua da smaltire viene destinata poi al giardino. La stessa attenzione alla strutturale carenza idrica spagnola si ritrova nei bagni. L’acqua dei lavandini, riscaldata con calore dei due forni da pizza della cucina, viene infatti poi riutilizzata per la toilette.
A questa filosofia di avanguardia fa da pendant una flosofia dei prodotti a chilometro zero o quasi, facile da realizzare in campagna, molto più difficile in una capitale come Madrid o in una qualsiasi città di grandi dimensioni. L’effetto finale, lo diciamo subito finchè non arrivano i piatti, è quello di stare nei paesi Scandinavi dove l’essenzialità protestante è assolutamente naturale da ritrovsare nell’architettura, spiazzante ma comunque bella nei paesi cattolici devoti al barocco papista.
Restiamo al Nord con l’hummus di barbabietole, molto ben eseguito, mentre respiriamo la cultura spagnola con un perfetto guacamole. La cucina è italiana: ravioli, parmigiana di melanzane, lasagne. Insomma a tavola si gode e non si prega con senso di colpa. Discrete le pizze, anche se le nostre, che erano proprio le prime, hanno regstrato una difficoltà del forno e avevano il fondo bruciato più che tigrato. Ma la materia prima era ottima e siamo rimasti comunque soddisfatti.
Ci piacerebbe tanto che anche in Italia sorgessero progetti simili e così coerenti: la sostenibilità e il riciclo più che una ideologia è una necessità per il futuro delle nuove generazioni, dobbiamo recuperare la cultura agricola e dimenticare l’atteggiamento pastorale, tipico della destra post capitalista, dell’uso indiscriminato e senza regole del territorio. Sono segnali che non salveranno da soli il Pianeta, ma sono comunque esempi importanti a cui la grande creatività italiana dovrebbe dedicrsi di più.
Un posto da provare quando state a Madrid, il servizio è efficiente e gentile, ai tavoli tante famiglie con i bambini e non gastrofighetti emaciati. Insomma, la grande bellezza di questo progetto è aver coniugato qualcosa di estremamente cerebrale con il carattere popolare della pizza e della nostra cara cucina italiana.
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