CASA SETARO
Uva: falanghina
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Ogni volta che penso al Vesuvio mi vengono in mente due immagini: quella di un coloratissimo cono che erutta stelle filanti di quel genio di Andy Warhol e il fumetto applicato sulle tshirt esposte nello shop degli Scavi Archeologici di Pompei nel quale il vulcano, con due occhi e una gran bocca, con una espressione falsamente affranta dice: di “Pompei? … I’m sorry”” . Un po’ di black humor per turisti che a me ricorda, come credo a tutti i napoletani, di che forza è dotato questo gigante di oltre 1200 metri che fa da tranquilla carta da parati nelle foto che si scattano da ogni angolo della città.
A dispetto della apparente placidità, è frenetica la vita sul vulcano e troppo ricca la terra per lasciarla incolta. Non a caso, in un tempo nel quale l’agricoltura era il motore della economia, l’antica Pompei era un gioiello di rara ricchezza. La vite, che ha accompagnato nel Golfo di Napoli la storia delle prime popolazioni sbarcate in terra italiana, trova in questo genere di terreni le condizioni adatte per un banchetto. Intorno a essa, come ad altri prodotti della terra, si è andata intensificando, in questa porzione del napoletano, una nuova agricoltura di qualità, dinamica e fatta di piccoli numeri.
A Trecase, l’azienda di Massimo Setaro e sua moglie Mariarosaria, due professionisti prestati alla campagna, oggi accompagnati dal loro piccolo Vincenzo, sono un esempio di questo fiorire del Vesuvio. Dal 2005 hanno definitivamente ceduto al fascino del vulcano e al richiamo della terra che già aveva attratto i genitori e i nonni di Massimo, e hanno recuperato le vigne di famiglia. Casa Setaro, con la consulenza di Antonio Pesce, figlio d’arte, con i suoi cinque ettari posti ad altitudini tra gli 80 e i 350 metri sul livello del mare, lavora, a parte Fiano e Greco che servono al completamento della gamma, come spesso accade, i classici vitigni del napoletano che sul Vesuvio danno vita, tra l’altro, al famoso Lacryma Christi: Piedirosso, Aglianico, Falanghina e Caprettone.
Di quest’ultimo, che è tutta freschezza e mineralità, all’imminente Vinitaly, poi, i Setaro presenteranno in anteprima una versione spumante. Ho occasione di ritrovare i vini della azienda in occasione della cena organizzata alla Taverna Do Re a Napoli nella quale lo chef Parrella ha sfoderato, nello spirito primaverile della serata, una pasta e piselli da manuale. Tra gli altri, accanto a fave fresche e pancetta dell’ottimo salumificio Cillo, incontro Minos.
Fa della sua capacità di allargarsi in bocca e di trovare l’equilibrio tra frutto e mineralità i suoi punti di forza, Minos che è tutto forché una Falanghina alla quale affibbiare un suffisso minorativo. Piuttosto, riflettevo nel berlo non avendo conforto in dati certi, il suo nome mi fa pensare alla figura mitica del grande Minotauro, relegato nel palazzo reale di Knossos. Se fosse questa l’origine del nome, però, continuavo nel ragionamento mentre giravo il vino nel bicchiere, è un Minotauro diverso: solare.
Piuttosto che appostato in edificio labirintico, lo immagino mentre si fa accarezzare dai primi soli di Primavera e dalla salsedine del mare non lontano. Le uve allevate a spalliera con potatura a guyot in località Bosco del Monaco e Tirone della Guardia, macerano per 48-72 ore alla temperatura di circa 4 gradi centigradi, poi, pressate, il mosto è fermentato a 10-12°C.
Come per la 2007, lì di certo per via dell’annata super calda, Minos 2008 è un vino esuberante al naso, che mostra tanta bella frutta (pesca gialla, ananas, albicocca), oltre che la suddetta mineralità.
Questa è caratterizzante il Lacryma Christi mirabilmente “salato” della stessa azienda che a tratti mostra qualche lato idrocarburico.
In bocca, Minos, poi, è appagante, fresco e facile da bere, ma anche sufficientemente saporoso e pieno da soddisfare l’aspettative che le sue “forme” al naso, hanno inevitabilmente creato.
Questa scheda è di Monica Piscitelli
Sede a Trecase, via Bosco del Monaco 34. Tel. 081.8628956. www.casasetaro.it. Enologo: Antonio pesce. Ettari: tre di proprietà. Bottiglie prodotte: 20.000. Vitigni: coda di volpe, falanghian, piedirosso, aglianico.
Dai un'occhiata anche a:
- Pátera Campi Flegrei Falanghina 2023 Tenuta Pampinus
- De Angelis 1930, Kalliope Bianco Penisola Sorrentina Dop 2019. La longevità dei bianchi campani
- Campi Flegrei Falanghina Luce Flegrea 2022 Cantine del Mare
- Vigna Astroni 2016 Campi Flegrei doc Cantine Astroni
- Cantine Farro dal 1926 a Bacoli nei Campi Flegrei
- ‘E Magliole Campania Bianco 2021 Cantine Matrone
- Vigna Solfatara 2021 Piedirosso Campi Flegrei doc, Iovino
- Ischia Biancolella Ruffano 2023 Azienda Agricola Ruffano