Luciano Pignataro Wine & Food Blog

Osteria Origano di Menhir a Minervino Lecce

Osteria Origano a Minervino di Lecce
SP 59 Palmariggi Km 0,3
Tel. 339. 53258777 0836 1905997
Sempre aperta, chiusa domenica a cena in inverno

Roberto Musaro’

Gaetano Marangelli ha completato il cerchio spostando l’Osteria Origano di Menhir nella Masseria da qualche settimana.L’ampia sala è allestita un po’ come le vecchie trattorie di paese. Siano a pochi chilometri da Otranto e dal suo mare spettacolare, il Salento si manifesta attraverso la vite e gli olivi che vengono alacramente ripiantati, i venti dei due mari, Jonio e Adriatico, si incrociano e facilitano il lavoro di chi lavora in biologico.
Qui si è trasferita la brigata diretta dal giovane Musaro, un giovane senza grilli per la testa che ci ha fatto scialare con un agnello del territorio cotto a dovere preceduto da una tagliatella al ragù di agnello in bianco e dal carciofo fritto.
Il menu dunque tiene conto della concretezza, della biodiversità e della straordinaria storia gastronomica di questo pontile del Mediterraneo che ha visto continui transiti di uomini, uve, sapori e religioni: dal tagliere di Puglia al polpo in pignata, il ragù della domenica, le bombette della Val d’Itria, pollo di masseria, braciole polpette e ragù sino all’immancabile pasticciotto. Una scelta terragna anche se non mancano proposte di mare.

Origano Osteria

La proposta gastronomica è radicalmente cambiata rispetto alle origini qui riportate da una scheda di dieci anni fa: aderente al territorio e alle esigenze di chi viene a mangiare qui. Troviamo esattamente quello che ci aspettiamo con il vantaggio di avere a disposizione un cuoco professionista che sa usare le giuste tecnoche di cotture per valorizzarfe al meglio i prodotti e incidere nelle preparazioni tradizionali  senza stravolgerle.

Spenderete sui 60 euro.

 

 

Scheda del 13 agosto 2015

Minervino di Lecce, Osteria Origano. Nelle Cantine Menhir c’è Vito Gaballo

Osteria Origano Minervino di Lecce
Via Scarciglia 18
Tel. 0836.818199
http://www.cantinemenhir.com/
Aperto sempre.
Chiuso lunedì; domenica sera; d’estate mai
Sui 35 euro

Siamo nel centro del paese, dentro le cantine Menhir fondate da Gaetano Marangelli.
Un palazzotto antico con un giardino che diventa d’estate bellissimo dehors.

C’è la bottega dei prodotti d’eccellenza salentini e l’enoteca aziendale.
E poi c’è l’Osteria affidata a Vito Gaballo, ventisette anni, studi ad Alma con Marchesi e pratica con Mattias Peri al Mattias di Livigno, con Andrea Berton al Trussardi alla Scala di Milano, con Niko Romito al Reale di Castel di Sangro.

In sala un servizio giovane e familiare governato da Cosimo.

I vini sono i salentini, non pochi, di casa Menhir.
Diciamo subito che troverete una cucina di territorio rinnovata e alleggerita.
Buone materie prime scelte in corta filiera, pescato fresco dell’Adriatico e dello Ionio.
Il cuoco ha tecnica, rispetta la natura e l’essenza dei prodotti, li mette in risalto nei piatti con abbinamenti coerenti e non invadenti. Ha mano felice nelle cotture e nei condimenti. Il risultato è quello di una cucina giovane, fresca, leggera eppure golosa e di sostanza.
Vediamo.

Così per cominciare, da spezza-fame al posto del pane, una frisa con primo sale e pomodorini di Torre Guaceto. Buona.

Polpo con crema di patate e cipolla in agrodolce. Non c’è dolce in eccesso nonostante la patata e la cipolla, anzi il boccone è saporito e fresco. Buon inizio.

Tartare di tonno con stracciatella e zucchine.
Una bella composizione equilibrata, bilanciata. Di gusto. Qui oltre alla freschezza umorosa del pesce ci sono il latticino e i pomodori versione semi-secco di Torre Guaceto che se la giocano tutta, davvero.

Non è un risotto il primo, ma Fregola con crema di piselli e calamari.

Un bell’effetto alla vista e soprattutto al palato con questo gioco di cremosità e di consistenza donata dalla pasta.
Tubettini allo scorfano.

Un piatto semplicissimo, che stupisce proprio per la sua essenza.
Per essere, cioè, una minestra voluta leggermente brodosa  per gustare al meglio il sugo del pesce e apprezzare la magnificenza di una trafila di pasta considerata di solito secondaria, ma che, invece, la cucina popolare del Sud ha giustamente esaltato nelle sue migliori ricette. Grande piatto.

Bocconcini di dentice al pistacchio con crema di yogurt e capocollo di Martina Franca.
Sentite questo è un boccone, appunto, di una golosità pazzesca.

Non perdetevelo.

La Bavarese con mandorle tostate vin cotto e menta ha il profumo di vaniglia. E’ dolce non dolce perfetto con cui amo chiudere il pasto.
Ma c’è la copeta in agguato che mi prende.

E non resisto.
Bravo Vito.

Tommaso Esposito


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