CASA VINICOLA CUOMO – I VINI DEL CAVALIERE
Uva: barbera, sangiovese, cabernet sauvignon
Fascia di prezzo: da 8 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
E’ vero che la riscoperta della viticoltura cilentana è storia recente, anche se la sua produzione è molto antica e affonda salde radici in questo territorio da molti secoli. A questo proposito, una delle tante testimonianze che ci vengono dal passato è quella del bottigliere di Papa Paolo III, Sante Lancerio che nel XVI secolo cosi descriveva i vini del Cilento: “E’ un delicato bere l’estate alli gran caldi e non ha pari bevanda la sera a tutto pasto…”.
Alcune aziende locali, quindi, hanno una tradizione di vecchia data, come nel caso di quella de “I VINI DEL CAVALIERE”, che nasce nel lontano 1960. Il merito della fondazione va ascritto a Francesco Cuomo, che giusto mezzo secolo fa lasciò la natìa Pompei e decise di trasferirsi con tutta la famiglia nella zona di Capaccio-Paestum. Qui, una volta insediatosi, comprò diversi ettari di terreno da impiegare prevalentemente per l’ortofrutta e, in parte, anche per la viticoltura che praticava già nella sua terra d’origine fin dal 1950.
La location aziendale è situata nella piana vicino a Capodifiume, alle pendici del monte Calpazio e sotto l’ala protettrice della Madonna del Granato e del Santuario del Getsemani, dove in quel tempo fu avviata una produzione vinicola minimalista, con poche bottiglie da spartire con amici e parenti. Il Cavaliere Cuomo (riconoscimento nel 1972) gratificava i suoi ospiti con un vino particolare, frutto di un casuale blend di Aglianico in aggiunta a un 5% di Lambiccato, con la bottiglia chiusa con un tappo a fungo di silicone e tanto di fascetta reggi tappo.
In questo modo quando la si stappava sembrava di bere un vino rosso amabile, quasi uno spumantino, anche se un po’ grezzo e velato. Quando nel 1999 venne a mancare nonno Francesco (col quale da tempo collaborava suo figlio Domenico), il testimone è passato ai nipoti Gianni, Franco e Rosaria Cuomo, i quali costituirono ufficialmente la Cantina con l’attuale denominazione. Essi, in memoria del loro capostipite, hanno portato avanti quella tradizione familiare, come un ponte tra passato e presente, per offrire così agli affezionati clienti un prodotto degno del “Cavaliere”. E bisogna subito affermare che i giovani Cuomo, ricchi di un patrimonio di esperienza e di capacità imprenditoriale, fino adesso ci sono riusciti alla grande, anzi hanno di molto migliorato la qualità dei loro vini ed incrementato la produttività.
Nell’anno 2000 c’è stata la ristrutturazione dell’intera cantina, supportata da moderni strumenti tecnologici e nel 2002 è stata avviata la costruzione di un vasto deposito, ancora in fase di ultimazione, per lo stoccaggio e la conservazione delle bottiglie. Il tutto completato da una sala per la degustazione sia dei vini aziendali e sia dei piatti tipici che mamma Rosa sapientemente prepara per i numerosi ospiti in visita. All’esterno, poi, si può utilizzare uno spazio di circa 350 mq. per le degustazioni all’aperto, quando il tempo lo permette. I vigneti attualmente sono locati parte nel comune di Torchiara e altri in contrada Moio di Agropoli su terreni di formazione argillosa e calcarea, con sistema a spalliera. Da quest’anno, però, sono state acquistate alcune quote per i diritti di impianto a vigneto proprio nel comune di Capaccio. Qui, su un terreno pianeggiante e tufaceo, dove tutti sconsigliano la viticoltura, saranno impiantate barbatelle di Aglianico, Merlot e Fiano, per una sfida da vincere ad ogni costo.
Produzione ampia e diversificata, con un ottimo livello qualitativo, tanto che diventa difficile scegliere la bottiglia da presentare in degustazione. Ad ogni modo, penso che l’inedita etichetta “MIMI’” (vezzeggiativo di Domenico, figlio di Francesco Cuomo, niente a che vedere, quindi, con il personaggio femminile della Bohéme di Puccini) del 2009 possa rappresentare l’ideale benchmark di questa gloriosa azienda. Si tratta di un coupage di Barbera e Sangiovese in forma paritaria al 40%, con saldo di Cabernet Sauvignon. Già da questo mix si può intuire che ci troviamo di fronte ad un prodotto del tutto particolare e quasi nuovo per queste località. Se ne producono appena 3.500 bottiglie l’anno. La vendemmia viene effettuata a fine settembre. La vinificazione, con diraspatura, pigiatura e macerazione, avviene in fermentini di acciaio inox, con successivo affinamento ancora in acciaio e poi tre mesi in barriques di rovere americano di primo passaggio. Alla fine di questo procedimento la gradazione alcolica arriva a 13,5.
Il colore è un porpora-rubino vivido e trasparente, con luccichii iridescenti. Qui il cromatismo dimostra tutta la sua giovane baldanza. Al naso si percepisce subito un effluvio vinoso e profumi abbastanza intensi, per lo più floreali e fruttati tout en finesse, di viola, more, amarene e ciliegie. Buona morbidezza in bocca, bilanciata da una nota acidula e leggermente tannica e speziata. Senza ghirigori particolari, si può abbinare a carni bianche e rosse poco elaborate e formaggi semi-stagionati, servito ad una temperatura ottimale intorno ai 16 gradi. Provare per credere.
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Capaccio Paestum. Via Feudo la Pila 16 – Telefono e fax 0828/725376 – Cellulare 3288684702 – www.vinicuomo.com – info@vinicuomo.com – Enologo: Sergio Romano – Ettari di proprietà 4 – Bottiglie prodotte 25.000 – Vitigni: Aglianico, Barbera, Cabernet Sauvignon, Piedirosso, Fiano, Trebbiano, Malvasia bianca, Falanghina.
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