I puristi prediligono quello classico al rum, ma di babà ce ne sono tante versioni quante sono le declinazioni dei gusti degli appassionati e della fantasia dei pasticceri.
E, allora, troviamo il babà al limoncello, quello con la crema chantilly e le amarene, i babà farciti con la panna montata e la frutta fresca o con il pistacchio e i lamponi, ma anche i babà rustici, con
formaggi e salumi.
Di sicuro, si tratta di un prodotto versatile, caratterizzato da un impasto soffice e alveolato in grado di esaltare ogni ingrediente. Purché abbinato con gusto e realizzato con maestria.
Con il desiderio di stimolare la creatività dei professionisti dell’arte bianca, nell’innovazione di un grande classico della pasticceria napoletana e italiana, Mulino Caputo, leader nel mondo delle farine, lancia il contest “Mille e un Babà”, riservato a pasticceri che abbiano almeno 5 anni di esperienza in pasticceria.
C’è tempo fino al 15 gennaio 2022 per presentare candidature e ricette, scrivendo a info@dfomunicazione.it
La giuria sarà composta da maestri pasticceri di chiara fama e da Sergio Leszczinski, uno dei discendenti di Stanislaw Leszczinski, suocero di Luigi XV, a cui è indissolubilmente legata la storia del babà.
Re di Polonia dal 1704 al 1735 e poi Duca di Lorena dal 1736 al 1766, Leszczinski era un appassionato di dolci. Tra i vari aneddoti giunti fino a noi, c’è quello che racconta di un “kugelhupf”, un lievitato alsaziano, con impasto e forma simili al panettone, realizzato dai suoi pasticceri, ma mal riuscito.
Il dolce risultava troppo duro, quasi coriaceo e il re, spazientito, lo tuffò nel rum facendogli cambiare immediatamente consistenza e appetibilità. Il re decise di battezzarlo la “Torta di Ali Babà”, in omaggio al protagonista de “Le mille e una notte” e ai sapori tipici della tradizione orientale.
Da qui deriverebbe il nome polacco babka. E la storia era appena iniziata.
Il nuovo dolce polacco venne introdotto a Parigi da Nicolas Stohrer, pasticciere di corte della moglie del re di Francia Luigi XV, che lo modificò leggermente attribuendogli la classica forma a fungo e ingentilendo la bagna con lo zucchero sciolto in acqua bollente. Anche il nome seguì la stessa evoluzione: passando dal duro “babka” al più melodioso “babà”, con un ammiccamento alla pronuncia francese.
Arrivato a Napoli nel XVIII secolo grazie ai Monzù, i cuochi francesi che lavoravano nelle case delle famiglie aristocratiche, il Babà fu ulteriormente semplificato, avviandosi a diventare un grande classico.
I napoletani, che non dimenticano la storia ma sono consapevoli del proprio estro, amano dire: “O babà nasce polacco, nuje l’avimme sulament’ migliorato”.
Antimo Caputo, Ad del Mulino, spiega così il desiderio di dare vita a un contest dedicato al Babà: “Siamo sempre affascinati dai dolci e dalle specialità della nostra tradizione, che tramandano storia e custodiscono creatività. Ma, al contempo, amiamo creare occasioni per stimolare e rinnovare le ricette, adeguandole ai gusti attuali. E, se il nostro contest “San Gennà…un Dolce per San Gennaro” ha stimolato la creazione di nuovi e apprezzati prodotti dolciari, sono certo che “Mille e un Babà” sarà foriero di tante innovazioni interessanti.
Ci aspettiamo, tra gli altri, anche una larga partecipazione dei giovani; sempre più spesso, infatti, le nuove leve dell’arte bianca propongono dolci davvero superlativi.”
L’evento legato al contest si svolgerà a Napoli lunedì 21 febbraio e il vincitore si aggiudicherà un bancale di Farina Mulino Caputo, nella varietà Oro, specifica per lunghe lievitazioni, oltre che un premio di mille euro.
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