Hotel Armani
Via Manzoni, 31
Tel. 0288838888
www.armanihotels.com
Sempre aperto. Dai 70 ai 150 euro.
Armani vince il derby con Trussardi e gli scippa la stella michelin. Vabbé, ovvio che le cose non stanno proprio così, ma forse se i giornali non si vendono più è perché ormai vivono all’insegna delle forzature pur di vendere.
La realtà è che Trussardi aveva Maradona e Pelé e non li ha messi in condizione di esprimersi mentre Armani, complice l’Expo, ha compreso che occorreva anche dare un po0′ di sostanza a questo Hotel nel cuore della milanesità dove è tutto fashion, hi tech e tutte le altre parole inglesi che adesso si usani al posto dlel’italiano all’ombra della Madoninna.
Le guide hanno percepito questo cambio, anche perchè Filippo Gozzoli ci ha dato l’impressione di essere uno concreto, pieno di cose da dire e perfettamente a suo agio.
La partenza è accogliente, con bei pani, buoni grissini, la spuma di ricotta al posto del burro.
Poi si parte con i piatti che in quetso momento in Italia richiamano lo stile estetico imposto dalla cucina giapponese. Molto dinamico e fresco il dentice, assolutamente piacevole.
Saporita e nordica la carne senza però rinunciare all’acidità.
Rassicuranti ma un po’ greci gli altri due antipasti, troppi ingredienti a contraltare l’essenzialità degli altri starters (sono a Milano, uso anche io un po’ di inglese:-)
In particolare il fungo porcino è sicuramente goloso, ma tra fonduta e fritto più che salivare ha la funzione di chiudere lo stomaco. Insomma, meglio pensarlo come piatto unico.
Molto ben eseguito il risotto.
Piaciona e gratificante questa proposta.
Di grande scuola i secondi di carne e quello di pesce. Cotture alla perfezione, buona concentrazione di sapori, equilibrio raggiunto ma non statico e monocorde.
Di grande interesse anche il finale dolce, poco zuccherino, leggero, che chiude il pranzo all’insegna della leggerezza senza appesantire ulteriormente.
Ancora molto gracilina invece la carta dei vini su cui conviene investire e lavorare sodo. Sicuramente il punto debole della proposta.
CONCLUSIONI
Filippo Gozzoli è all’inizio di questo percorso e speriamo che l’azienda, passata l’euforia Expo, continui a crederci anche perché le due guide principali, Espresso e Michelin una loro fiche l’hanno puntata qui. E’ sicuramente un cuoco dotato di buona tecnica, molto attento soprattutto a non sbagliare e in effetti nel nostro percorso non c’è stata alcuna sbavatura. La cucina e il ristorante ha sicuramente margini di crescita: la prima se andrà in una direzione più essenziale, allegra, scanzonata, con un tocco personale che alla fine fa la differenza e invoglia a tornare. Il secondo con un indispensabile arricchimento della carta dei vini, degli oli, delle acque, del beverage, delle tisane. Insomma di tutte quelle superfetazioni gastronomiche che alla fine lasciano il legno, come una bella cornice attorno a un quadro.
Foto servizio di Francesca Marino
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