di Gianmarco Nulli Gennari
L’Alto Adige è da sempre un pianeta a parte dell’universo del vino italiano. Viticultura “eroica”, con vigne anche a mille metri di altitudine, ma allo stesso tempo mediterranea, con temperature estive spesso estreme; grande attenzione alla pulizia in cantina e alla precisione esecutiva, predilezione per il mono-vitigno (come solo in Friuli, Piemonte e Val d’Aosta).
Per questo ci siamo recati con grande interesse alla degustazione organizzata a Roma dal consorzio Alto Adige in collaborazione con l’Ais presso l’hotel A.Roma Lifestyle, che prevedeva un banco d’assaggio di cinquanta vini, non solo d’annata. Questo ci ha permesso di apprezzare le capacità evolutive sia dei bianchi (con alcune sfortunate eccezioni) che dei rossi.
Ma ecco la nostra top ten.
A.A. Pinot Nero riserva Trattmann 2013 – Cantina Girlan
La tipologia raggiunge in zona livelli di eccellenza come in nessun altro distretto italiano. Questo campione è frutto delle uve coltivate nel famoso terroir di Mazzon, culla dei migliori pinot nero altoatesini. Le note di frutti di bosco al naso sono molto esplicite e suadenti, in bocca è estremamente integro, con un bagaglio di frutto vispo e croccante, fresco e di buona struttura. Molto elegante e di ottima persistenza.
A.A. Val Venosta Riesling 2013 – Falkenstein
Altro vitigno che solo qui raggiunge risultati paragonabili all’Alsazia e alla Germania (anche se in Langa si comincia a far sul serio). Franz Pratzner ne realizza da anni una delle versioni più convincenti e questo campione, grazie alla lunga permanenza in vetro, è una perentoria conferma. Didattico all’olfatto, con delicate note di agrumi e idrocarburi, di inarrestabile progressione al palato, segnato da una purissima scia di acidità. Lunga chiusura su note di lime e pompelmo.
A.A. Lagrein riserva Taber 2013 – Cantina Bolzano
Ancora un rosso sul podio, e trattandosi di terroir bianchista è una notizia. Ma questo vero classico dell’enologia locale ci ha rapito il cuore: frutto di attenta selezione delle migliori uve, è un lagrein che concilia la natura selvatica del vitigno con la qualità e la piacevolezza del bicchiere. Profumo intenso di piccoli frutti neri, spezie, stecco di liquirizia; sorso complesso, potente ma allo stesso tempo tonico e vivace, di grande lunghezza. Piacerà a chi non ama i vini troppo timidi.
A.A. Terlano Pinot Bianco riserva Vorberg 2013 – Cantina Terlano
Un’altra vecchia conoscenza degli amanti dei vini altoatesini. Naso voluttuoso e pieno di rimandi, spezie, fieno, cereali, fiori bianchi e gialli, pera, un tocco di agrume. In bocca è sottile, agile, sciolto, di grande precisione nei rimandi minerali. Ed è solo un bambino in fasce, con una vita lunghissima davanti a sé. Facciamo un’eccezione e diamo una nota di merito anche al Terlaner 2015 della stessa azienda: uno dei pochi bianchi di qui frutto di un uvaggio, è dotato di esemplare pulizia olfattiva (mela, uva, pane bianco) ed è finissimo anche all’assaggio, con sale e agrumi in persistenza.
A.A. Moscato Giallo passito Serenade 2012 – Cantina Caldaro
I vini dolci da varietà aromatiche e semi-aromatiche sono un’altra specialità locale. Questa vendemmia tardiva viene realizzata da una delle migliori cooperative della provincia (che come vedremo ha un altro vino in graduatoria). Le uve vengono pressate a marzo e il mosto riposa in tonneaux per due anni. Il risultato è eccezionale: rimandi netti al miele, alla frutta tropicale e a quella candita, ai classici fichi secchi; riempie il palato con precisione chirurgica, invogliando all’abbinamento con svariate tipologie di dolci. Grande pulizia in chiusura e freschezza esemplare.
Vigneti delle Dolomiti Bianco Manna 2014 – Franz Haas
Lui è conosciuto come specialista di Pinot Nero e di moscati dolci ma questo bianco, ottenuto assemblando vari vitigni, negli ultimi anni vanta una continuità esemplare. Riesling in prevalenza, poi chardonnay, gewurztraminer e sauvignon. Al naso spiccano la susina gialla, lo zucchero a velo e un tocco di idrocarburo (tipico del riesling); in bocca coniuga eleganza e potenza, è rotondo ma di struttura. Si congeda con belle note minerali e di lime.
A.A. Pinot Bianco Sirmian 2014 – Nals Margreid
Una delle sorprese della serata, almeno per me: severo e poco concessivo all’olfatto, con lievi note di erbe alpine, mela e agrumi, è al palato che dà il meglio di sé, con una beva di inarrestabile energia e “droiture”, segnata da toni minerali di roccia e sale. Uno stile che ricorda certi pas dosé transalpini…
A.A. Lago di Caldaro classico superiore Pfarrhof 2015 – Cantina Caldaro
Abbiamo adorato la versione 2014, ma anche quest’anno promette bene: profumi nettissimi e invitanti di lampone, mora, sottobosco; sorso slanciato, dissetante e di discreta struttura per la tipologia; un finale da vino serio, leggermente ammandorlato. La vecchia vigna da cui proviene lascia ancora il segno.
A.A. Sauvignon 2015 – Josef Brigl
Un vino semplice solo all’apparenza: in realtà è figlio fedele del vitigno e del terroir e regala una piacevolezza notevole sia al naso che in bocca. Non è un mostro di complessità, d’accordo, ma avercene di sauvignon così beverini. Le note spaziano dal mango al passion fruit, dal peperone all’ortica, dall’erba tagliata agli agrumi, ma è la sua acidità tagliente che ci ha colpito, abbinata a un sobrio ma orgoglioso senso di appartenenza alla tipologia.
A.A. Lagrein riserva Tor di Lupo 2013 – Cantina Andriano
Una delle prime etichette a puntare risolutamente su un vitigno “difficile”, in nome della tipicità e dell’identità del territorio. Questa riserva in effetti è tutt’altro che un vino sussurrato: olfatto esuberante di terra e frutti neri del bosco, tannicamente impegnativo ma dotato di un certo equilibrio grazie alla scorta di acidità, succoso e pieno. Tra qualche anno potrà dare il meglio di sé.
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