di Pasquale Carlo
E’ sicuramente una bella iniziativa quella che vede impegnati periodicamente gli enologi campani guidati da Roberto Di Meo. La sezione regionale di Assoenologi organizza degli incontri tecnici dedicati ai vari vitigni. Si è partiti con una degustazione dedicata allo chardonnay, poi è stata la volta di quella riservata al vitigno Verdicchio, a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare. La serata si è svolta nella cornice del ristorante ‘Il Foro dei Baroni’ a Puglianello. Con un ospite di eccezione, visto che la lezione-degustazione è stata condotta dall’enologo Giuliano D’Ignazi, il timone in cantina della cooperativa Moncaro.
Incontro interessante per diversi motivi. Prima di tutto perché il Verdicchio rappresenta uno dei brand vitivinicoli con maggiore appeal anche all’estero. Poi perché parliamo di un vitigno estremamente versatile e poliedrico, come lo sono i campani fiano, greco e falanghina. Un percorso, dunque, lungo il quale andare a comparare anche le potenzialità-criticità dello scenario produttivo regionale.
L’incontro è iniziato con la breve ma esaustiva introduzione di D’Ignazi sullo scenario Verdiccio, che non ha tralasciato nemmeno i riferimenti importanti dal punto di vista delle differenze dei terreni e delle varie zone climatiche. A seguire la lunga carrellata di etichette.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Brut riserva metodo classico 2008 Garofali
Interessanti bollicine, con una sosta sui lieviti di ben 48 mesi. Intenso il perlage, con il primo impatto al naso soprattutto vegetale e poi note agrumate e crosta di pane, successiva invasione di mela renetta. Al palatto colpisce soprattutto per il retrogusto di mandorla con le sue belle invasioni amarognole.
Gran cuvè Madreperla metodo Classico 60 mesi Moncaro
Qui le uve verdicchio viaggio in compagnia con quelle montepulciano (20%), Uve che provengono da vigne di alta collina (400 metri). Molto minerale e note di evoluzione dovute alla particolare lavorazione (con brandy di verdicchio). Piacevolissimo per la sostenuta acidità, che parte dalla raccolta delle uve particolarmente precoce.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Le Vele 2014 Moncaro
Classico verdicchio, a partire dal colore verdolino. Al naso molto vegetale, avvertibile la foglia di pomodoro. Acido all’ingresso in bocca, dove si esprime con una sostenuta forza minerale. Di buona struttura.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Atavico 2014 Moncaro
Vino ottenuto senza solfiti aggiunti (fa parte dello stesso progetto da cui nascono Calvese e Costa del Duca de La Guardiense, sotto la regia di Riccardo Cotarella). Qui il coloro si fa leggermente carico. Al naso il vino mostra bella eleganza mentre in bocca colpisce per la nota acida. Persistente, avvertito molto nella zona della gola.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Stefano Antonucci 2013 Santa Barbara
Passaggio per il legno (più legni). Il colore resta sempre vivo e brillante, al naso si avverte la vaniglia che poi lascia spazio all’agrumato. In bocca è bello pieno, rotondo, con prevalenza di una trama dolce che allontana dal verdicchio immaginario.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Il Priore 2012 Sparapani
Piacevole vista che si traduce in tanta frutta al naso, prima delle spezie. In bocca bella sapidità, emerge la mandorla, a tratti quasi gessoso. Molto lungo e persistente. Piaceviolissimo.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore San Michele 2012 Bonci
Il colore viaggia quasi verso il giallo. E giallo (frutta) è anche il naso, particolarmente evoluto, quasi avvertibile lo speziato, che segna ancor di più la bocca
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Podium 2012 Garofoli
La vista torna sul verdolino (carico). Il naso è molto interessante, con note vegetali e burro. Una vinificazione tra le più tradizionali dei vini degustati. Finale bello, lungo, persistente, piacevole l’amarognolo. Un verdicchio old stile (nel senso positivo del termine)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore Vigne vecchie 2013 Villa Bucci
Un verdicchio dal volto canonico nel calice. Al naso note agrumate e le invasioni evolute frutto anche della lunga sosta sulle fecce. Si avverte il lievito e il legno. In bocca meno fresco.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Balciana 2012 Sartarelli
Tra le versioni più complesse, considerato anche l’attenzione nella lavorazione, che sembra avvenga solo nelle annate ideali. Raccolta delle uve più tardive per un calice di bella evoluzione, rotondo e fine.
Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico Plenio 2012 Umani Ronchi
Stoffa di grande mineralità (terreno di provenienza delle uve particolarmente argilloso). Agrumato e speziato. Sostenuta spalla acida che domina l’ingresso in bocca, con il palato che a mano a mano avverte l’utilizzo del legno. Un finale con tratti balsamici e avvertiti idrocarburi. Elegante, persistente. Bella esecuzione.
Verdicchio di Matelica Riserva 2011 Cambrugiano Belisario
Vino di struttura, dalla vista, al naso fino al palato. Olfatto ampio, che termina con il miele. In bocca colpisce soprattutto per il suo volto burroso che comunque non domina mai l’aspetto sapido.
Castelli di Jesi Classico Riserva Vigna Novali 2011 Moncaro
Altra bella esecuzione. Interessante già allla vista, al naso esplode l’agrumato e si avverte il minerale. Iniziano ad avvistarsi alla lontananza le incursioni idrocarburiche. In bocca caldo e pieno, magari con una piccola pecca sull’acidità.
Castelli di Jesi Classico Riserva Vigna Novali 2001 Moncaro
Lo stesso vino. Con dieci anni in più. Ma sembra di capire (altrimenti a cosa serve discutere sulle annate) che la 2011 difficilmente potrà toccare le vette eccelse di questa 2001. Calice che entusiasma anche per il continuo richiamo delle sue note muffate. Da riprovare
Verdicchio dei Castelli di Jesi passito Tordiruta 2008 Moncaro
Oro brillante alla vista. Bella viscosità nel calice. olfatto tra agrumi canditi e frutta gialla, fiori e spezie. Al palato domina la buona freschezza, che lo rende piacevole. Anche in questo caso si avverte il muffato.
BREVI NOTE SULLE DOMINAZIONI DI ORIGINE
La zona di produzione delle uve atte a produrre i vini a denominazione di origine controllata Verdicchio dei Castelli di Jesi ricade nelle province di Ancona e Macerata. I vini a denominazione di origine controllata Verdicchio dei Castelli di Jesi devono essere
ottenuti dalle uve del vitigno Verdicchio, presente in ambito aziendale, per un minimo dell’85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, presenti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione nella Regione Marche, del presente disciplinare, congiuntamente o disgiuntamente, per un massimo del 15%. La Doc prevede la tipologia Verdicchio dei Castelli di Jesi e poi in versione Spumante, Passito (l’appassimento delle uve può protrarsi fino al 30 marzo dell’anno successivo a quello della vendemmia; la vinificazione non deve essere anteriore al 15 ottobre dell’anno di produzione delle uve; la commercializzazione non può avvenire prima del 1° dicembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve), Classico; Classico Superiore.
La zona geografica della Doc Verdicchio di Matelica (molto limitata) interessa il territorio di otto Comuni, di cui sei compresi nella provincia di Macerata e due in quella di Ancona. I vini devono essere ottenuti dalle uve del vitigno Verdicchio, presente in ambito aziendale, per un minimo dell’ 85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, presenti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione nella Regione Marche, congiuntamente o disgiuntamente, per un massimo del 15%. La denominazione di origine controllata prevede anche la versioni Spumante e Passito.
Nel giugno del 2009 il Comitato nazionale vini ha riconosciuto la Docg per il Verdicchio di Matelica riserva, il Verdicchio dei Castelli di Jesi riserva e il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico riserva,
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