di Marina Alaimo
Il cenone dell’ultimo dell’anno vuole protagoniste indiscusse le bollicine un po’ in tutto il mondo e sono tantissime ormai le proposte ed interpretazioni tra le quali scegliere secondo i propri gusti ed il portafoglio. Avrei da suggerirne tante, ma propongo soprattutto di cenare a tutto pasto con le bolle, una per ogni piatto e almeno due per il brindisi della mezzanotte.
Partirei con un metodo classico che mi sta molto a cuore, viene dalla Valle d’Aosta, terra che mi intriga moltissimo in campo enologico, conservando una identità forte e numerosi vitigni autoctoni. Il Blanc de Morgex di Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, sottile, di roccia e fiori bianchi, delicato e di grande freschezza – da uve prié blanc, vitigno autoctono ed a piede franco nel territorio di Morgex dove sfida la neve e il gelo tra i 900 e i 1.200 metri di altitudine.
Siamo vicinissimi alla Francia ed almeno un paio di champagne non possono mancare. Rimangano le bollicine più nobili e guduriose e compagne ottimali dei momenti speciali.
Mantenendoci orientati su etichette facilmente reperibili, Louis Roederer Brut Premier è un classico infallibile e, a mio modesto parere, riesce ad offrire molto più di quello che ci si aspetta da uno champagne che abbraccia una fascia di prezzo intorno ai 35 euro. E’ una etichetta spesso oscurata dal grande mito del Cristal, classica nell’uvaggio (40% pinot noir, 40 chardonnay, 20 pinot meunier), il vino è preciso, elegante, cristallino, di media struttura che consente ampie possibilità di abbinamento al cibo, di spinta freschezza. Sicuramente una delle migliori interpretazioni di brut premier, il bigliettino da visita di una maison.
Se invece si ha voglia di estrema eleganza e personalità bisognerà un po’ impegnarsi nella ricerca dell’ottimo Blanc de Blanc Vieilles Vigne de Cramant Larmandier Bernier, solo uve chardonnay e tra le migliori dei vecchi vigneti nella Côte des Blancs. Vino di grande intensità aromatica dovuta anche alla fermentazione spontanea, tanto frutto, gessoso, teso, indimenticabile (prezzo circa € 50).
Rientrando in Italia, e precisamente in Piemonte, Parusso Metodo Classico vuole riprendere l’antica tradizione langarola di spumantizzare in bianco il nebbiolo. Marco Parusso ricerca finezza nei suoi vini, e precisione.
Ha recuperato il vecchio metodo contadino che prevede un riposo di qualche giorno delle uve dopo la vendemmia perché possano dare il massimo in vinificazione. La fermentazione avviene per metà in acciaio e metà in legno utilizzando il mosto fiore. E’ uno spumante che regala una certa struttura, pur mantenendo una buona eleganza e freschezza.
Franciacorta Brut Dosaggio Zero Nature di Barone Pizzini è una etichetta molto interessante in questo territorio un po’ altalenante nella proposta di metodo classico spesso confusa. Solo acciaio, appena tostato, agrumi, pesca, cremoso e vivace il sorso.
In terra di Prosecco quello di Cinzia Canzian è ormai un mito, .g metodo classico, sottile, agrumato, cremoso e da bere all’infinito.
Dal mio Vesuvio CaprettOne di Casa Setaro, ancora un metodo classico su terra vulcanica ed in forte pendenza. Qui Massimo Setaro ha riprodotto dalle vecchie piante di famiglia, a piede franco, il caprettone, il bianco del Vesuvio che si esprime con grande personalità quando trattato da mani competenti.
Un’altra chicca campana in fatto di bollicine è La Matta Spumante integrale di Case Bianche , da uve fiano del Cilento, prodotto con il semplicissimo metodo contadino di utilizzare il mosto come liqueur de tirage, il vino base non è filtrato quindi lo spumante rimane opaco. Divertente, di grande bevibilità, agrumato, pronto subito ed interessante se si ha la pazienza di attendere qualche anno dalla vendemmia prima di stappare il tappo a corona.
Per le bollicine in rosa il territorio del Bardolino rimane un punto di riferimento importante con i suoi chiaretto da uve corvina.
Imperdibili i Bardolino Chiaretto Spumante delle aziende Villa Bella e Benazzoli, freschi, briosi, tipici nei sentori di mandarino e pepe rosa.
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