Da Michele a Milano, ecco la prima recensione da clienti che fanno la fila e pagano

Pubblicato in: Le pizzerie

di Fabiola Quaranta

Se vi dico Napoli voi a cosa pensate? Certo al Vesuvio, al mare, a mandolino, spaghetti e pizza… e che pizza. Ammaccata e stesa velocemente, condita con ingredienti semplici e locali, infornata e cotta ad altissime temperature, bollente da ustionarvi il palato e irrimediabilmente profumata da inebriarvi, grande, grandissima come una ruota di carro, debordante dal piatto, una pizza vera ed imperfetta che vi racconterà cento e più anni di vita al primo boccone. Quel disco dal cornicione appena accennato, bruciacchiato e verace vi narrerà di una famiglia, i Condurro, nata in un quartiere popolare di Napoli, numerosa e prolifica, di figli allevati tra la farina, di mani operose e infaticabili, di ricchi signori e poveri scugnizzi. L’antica pizzeria Da Michele si trova a Forcella e lì vengono sfornate margherite e marinare (e nulla più!) da oltre un secolo, sempre alla stessa maniera, pratica e spartana, frettolosa, su tavoli di marmo bianco in mezzo a gente di ogni dove, la tradizione si mescola al folklore e la vera pizza napoletana la fa da padrona.

Quella stessa  a rot e carrett ormai conosciuta ai più, napoletani e non, e riconosciuta nel mondo come la vera pizza napoletana, ne ha fatta di strada, giungendo anche a Milano, senza valigia di cartone ma da signora, piazzandosi in una delle zone più modaiole e trendy della città, anzi, di più, in uno dei locali più cool della movida meneghina, creando in meno di un mese la stessa, interminabile fila per entrare che sempre e da sempre troverete a Napoli e, da poco più di un anno, a Barcellona, Roma e Londra, finanche in Giappone.

A distanza di qualche settimana dall’apertura riesco finalmente ad andare Da Michele, chiaramente in anonimato, in un freddo sabato sera di gennaio. Decido di andarci presto perché so che l’attesa è lunga e infatti, già alle 19,45 mi ritrovo a dovere attendere circa 40 minuti prima di varcare la soglia del tempio della pizza. E’ paradossale che gli astanti siano per la quasi totalità miei conterranei, mi diverto a scambiare con loro battute, a far sorridere qualche bimbo spazientito dal freddo (qualche stufa all’esterno non sarebbe un cattivo investimento visto che siamo a Milano e qua, si sa, fa freddo) e dall’attesa e mi godo l’acquolina che intanto il profumo e la vista delle pizze al di là della veranda esterna mi procurano.

Ci sediamo, il locale è proprio bello ed elegante, non ha nulla in comune con quello di Napoli ma, del resto, è normale sia così. Il Ricci prima in gestione di Belen e Bastianich è rimasto quasi identico, solo arricchito di vecchie foto in bianco e nero, ci sono Pulcinella, Totò, il forno in bella vista, pizzaioli e fornai in frenetica attività e facce sorridenti ai tavoli.

I 180 coperti sono al completo, e siamo solo ad inizio serata. Ordiniamo una margherita, una marinara, un calzone e un antipasto, il Don Luigi. Il menù non prevede un’ampia scelta di pizze, sono soltanto quattro oltre la fritta, alcune birre artigianali, i dolci di Bellavia. I ragazzi in sala sono distesi nonostante la confusione, non mancano di scambiare una battuta e farsi una risata come nella migliore tradizione partenopea, il servizio è veloce. Arrivano finalmente le nostre pizze: la margherita è sublime, la sintesi perfetta dell’origine della pizza, un capolavoro di bontà che mi lascia senza parole, una pizza che ha il sapore di Napoli, che racchiude in sé la vera essenza di questo simbolo gastronomico: un’esplosione di un gusto unico ed inimitabile, frutto di una tradizione che pur rimanendo immobile nel tempo ha valicato i confini di Napoli esportandosi nel mondo. Sorrido inorgoglita dall’espressione più autentica del popolo che amo, dalla capacità di farsi amare senza sforzo, restando fedele a se stesso, non vendendosi alle mode. Peccato che la marinara non mi abbia emozionato alla stessa maniera, arriva al mio tavolo in una veste troppo imperfetta da apparire purtroppo anonima. Il calzone invece non delude le mie aspettative. Divertente l’antipasto con nodini di pasta fritta, leggeri e asciutti, accompagnati ad una salsa di pomodoro e ad una stracciata di bufala condita con olio di oliva.

Il progetto Michele in The World di Alessandro Condurro è in piena espansione e questo locale milanese ne è il segno evidente: la regina ha deciso di viaggiare ma è sempre lei, la pizza a rot e carrett, cambia solo abito e si adegua alla città in cui si insedia ma oggi, come cento anni fa, vi rammenterà qual è la vera pizza napoletana e vi conquisterà. I prezzi ovviamente non sono quelli di Forcella…

L’Antica Pizzeria Da Michele
Piazza della Repubblica, 27, Milano 


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version