di Chiara Giorleo
Ancora una volta, la nota azienda piemontese Michele Chiarlo La cantina Michele Chiarlo produce vini dalle Langhe, Monferrato e Gavi, si pone come riferimento completo di un mondo che reclama un rinnovamento interno.
Così, con l’evento ‘Ugo Nespolo nei Cru di Barolo: Unveiling Cannubi Path & Cerequio Art Exhibition’ si è riproposto un percorso artistico in vigna che non solo fa bene all’enoturismo di qualità ma che offre una nuova modalità di approccio al Barolo; un vino dalla straordinaria reputazione che non può essere relegato alla categoria di vino austero esclusivamente da invecchiamento o collezione ma che può essere godibile senza attendere le “occasioni speciali”.
È questo il messaggio, esplicito e implicito in tutti gli investimenti e le iniziative, che rende Chiarlo avanguardista e con un ruolo chiave nella promozione di questa eccellenza nel suo complesso. Non solo, infatti, i percorsi artistici in vigna, una struttura ricettiva integrata nella bellezza dei territori Unesco di Langhe-Roero-Monferrato – Palais Cerequio
– dedicato ai cru di Barolo con cucina tipica e seria, ma anche un’enoteca dove trovare le migliori rappresentazioni di Barolo e loro cru.
Così, dopo l’ “Art-Park La Court”, il percorso artistico disponibile in uno dei cru da cui nascono i loro migliori Barbera (della Nizza DOCG), è arrivato il Cannubi Path, che celebra il cru più famoso del Barolo con Nespolo, frutto di una collaborazione lunga un decennio – a partire dalla realizzazione di etichette e poi packaging fino a mostre e percorsi artistici – con il noto artista Torinese il quale “infonde vita nell’ordinario” come recita il C.R.U Magazine by Michele Chiarlo. Nespolo sostiene, infatti, che l’arte non debba essere confinata tra le pareti delle gallerie o nei libri di storia ma debba pulsare nell’ordinario e trovò in Michele Chiarlo il visionario che, aggiungo,pensò all’enoturismo ante-litteram.
Un casotto del ‘700 decorato con opere pop di Nespolo funge da scusa per visitare il vigneto e raccontare quanto ruota intorno alla produzione dei celebri vini. Un’opera per ciascun filare tutto ispirato alle forme e ai colori della terra: marrone e verde di terreni e vegetazione, blu dell’acqua e
così via.
Inutile stare a rimarcare la qualità dei Barolo Cannubi e Cerequio (che ho provato a confronto sul campo da gioco dell’annata 2020) nel tipico avvicendamento: il Cannubi che risponde alle aspettative più tipiche per il Barolo, più pronto e goloso con naso di frutti e fiori; il Cerequio che chiede più tempo, più austero subito per poi riservare sorprese con l’apertura della 2013 di grande avvolgenza mentre il Cannubi 2016 degrada il frutto a favore di un naso più penetrante e un sorso più deciso.
Attenzione, non sono solo i Barolo ad eccellere: trovo strepitosa la qualità prezzo del Nizza, in generale e “Cipressi” in particolare: Barbera altamente rappresentata, comprensibile e accessibile a meno di 20euro con naso intrigante di spezie e frutto rosso maturo e preciso dal sorso delizioso.
Un’immersione strepitosa, evidentemente completa nel cuore delle migliori rappresentazioni del Piemonte, arte inclusa.
Dai un'occhiata anche a:
- Cantina 2 Vite a Taurasi di Vincenzo Mercurio e Giancarlo Moschetti
- Viticultura e sostenibilità in Sicilia
- Masseria Li Reni: la nuova cantina e il grande Fiano di Bruno Vespa
- Fattoria Il Capitano a Pontassieve, un’azienda coltivata con passione
- Cantina Cianciulli ad Andretta: fiano e aglianico in altura
- Cantina Amarano a Montemarano in Irpinia
- Cantina Bellaria a Roccabascerana
- Cantina Alabastra a Cesinali di Lucia Pintore e Angelo Valentino